Venerdì la Piazza Rossa di Mosca è apparsa gremita di militari e leader provenienti da molti Paesi del mondo. Poco dopo le nove ora italiana, le dieci a Mosca, è iniziata la parata del 9 maggio: una data storica, molto importante per la Russia, che celebra l’ottantesimo anniversario della vittoria sulla Germania nazista. Un’occasione per ricordare i caduti della Seconda guerra mondiale, che furono oltre 27 milioni tra il 1941 e il 1945, ma soprattutto un momento di celebrazione per il Cremlino e per il suo leader, Vladimir Putin.
Le parole di Putin
Il presidente russo ha reso sempre più importante questa data, considerando marginali i contributi delle altre nazioni nel corso del tempo. La necessità di affermare alcune tendenze patriottiche e di esprimere il potere contro l’avversario diretto, ossia l’Occidente, rendono il 9 maggio un simbolo non tanto per la Federazione Russa, quanto piuttosto per l’autorità politica che ne consegue.
“Preserviamo fedelmente la memoria di questi eventi storici e trionfali e, come eredi dei vincitori, celebriamo la festa del 9 maggio come nostra, come la festa più importante per il Paese, per tutto il popolo, per ogni famiglia, per ognuno di noi”, ha affermato il presidente russo aprendo ufficialmente la manifestazione nel giorno della Grande Vittoria.
“La Russia – ha poi proseguito – è stata e sarà un ostacolo invalicabile al nazismo, alla russofobia e all’antisemitismo e combatterà contro le atrocità commesse dai seguaci di queste convinzioni aggressive e distruttive”. Subito dopo, un breve cenno alla guerra in Ucraina, con il quale Putin ha ribadito il sostegno della Russia “ai partecipanti all’operazione militare speciale, per il loro coraggio e la loro determinazione, che ha sempre portato solo vittorie”.
Xi Jinping in Russia
Un’affermazione molto forte del potere russo, che si è estesa alle tante presenze mondiali vicine a Putin. Tra gli oltre 20 esponenti presenti in piazza, anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il presidente venezuelano Nicolás Maduro. L’unica presenza arrivata dall’Unione europea è stata quella del primo ministro slovacco Robert Fico, a cui si è affiancato il presidente serbo Aleksandar Vučić, alcuni esponenti dall’Africa, nonché rappresentanti della Corea del Nord.
A catturare l’attenzione è stato però il presidente cinese Xi Jinping, giunto già ieri a Mosca per un incontro con Putin, seduto questa mattina proprio accanto a Putin. Nella giornata di giovedì 8 maggio, prima un confronto su documenti relativi alla cooperazione dei due paesi, poi la firma di una “Dichiarazione congiunta della Repubblica popolare cinese e della Federazione russa sull’ulteriore approfondimento del partenariato strategico cooperativo globale nella nuova era”. Un bilaterale molto sentito da entrambi i leader, che si sono salutati con un “caro amico” reciproco, segno di amicizia e alleanze politiche.
L’obiettivo comune si riflette nelle parole di Xi. “Di fronte alla tendenza internazionale all’unilateralismo e a un comportamento prepotente egemonico, la Cina lavorerà con la Russia per assumersi le responsabilità specifiche delle grandi potenze mondiali”, ha affermato il presidente cinese.
Impossibile, dunque, non voltare lo sguardo oltre oceano, verso la Casa Bianca. Nella dichiarazione congiunta conclusiva, si è affermato come sia la Cina che la Russia intendano “incrementare la cooperazione e rafforzare il coordinamento per contrastare risolutamente la politica di Washington”. Il primo incontro tra Mosca e Pechino dopo la rielezione del presidente Trump rende sempre più evidenti i contrasti tra i vari Paesi, soprattutto nella corsa verso un’egemonia economica e commerciale.
Telefonata tra Zelensky e Trump
Nonostante l’annuncio della tregua – estesa per tre giorni – fino alla notte dell’11 maggio, non sono mancati i bombardamenti nelle scorse ore nella zona ucraina di Sumy, a nord del Paese. E proprio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha criticato duramente la parata del 9 maggio, sostenendo in un messaggio video come questa sia “una parata del cinismo, una parata di bile e menzogne, come se non fossero stati decine di Stati alleati, ma Putin in persona a sconfiggere il nazismo, come se avesse issato con le sue stesse mani la Bandiera della Vittoria sul Reichstag di Berlino”.
Zelensky, intanto, ha sentito telefonicamente il presidente americano Trump: nel corso del colloquio, i due leader hanno discusso soprattutto della necessità di una tregua permanente, come segno di una pace duratura. L’obiettivo, come afferma la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, è fare in modo che il “cessate il fuoco di 30 giorni, proposto dal presidente Trump e dal presidente Zelensky, venga accettato e successivamente attuato”.
9 maggio anche in Europa
Il 9 maggio è una data significativa anche per l’Unione europea. Il ministro degli esteri francese Robert Schuman presentava 75 anni fa la cosiddetta Dichiarazione Schuman, documento alla base della fondazione dell’Unione Europea. Per ricordare questo anniversario, il 9 maggio è stato scelto come data per celebrare la Giornata dell’Europa, nel segno della pace e della cooperazione tra Paesi.
Due eventi, quello europeo e quello russo, che si sovrappongono e si contrappongono. Due obiettivi diversi, due storie diverse, verso un mondo in cambiamento.
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