Nella giornata di ieri, giovedì 2 ottobre 2025, Copenaghen ha ospitato il settimo vertice della Comunità Politica Europea. Il summit, successivo di solo un giorno al Consiglio europeo informale svoltosi nella stessa città sotto la presidenza danese, ha visto riuniti i capi di Stato o di governo di 46 Paesi europei – tutto il continente europeo meno Russia e Bielorussia – e i leader dell’UE nell’ambito del forum creato su iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron nel 2022, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina.
Come i sei vertici che lo hanno preceduto, anche questo è stato caratterizzato da una plenaria e da diversi bilaterali formali e informali, in cui sono state discusse le tematiche che in questi giorni tengono banco nel dibattito europeo.
Le guerre contro la Russia
Viste le radici dell’organizzazione, l’andamento delle operazioni in Ucraina non poteva che tenere banco e aleggiare per tutta la giornata. La premier danese Mette Friedericksen, organizzatrice del summit e presidente di turno dell’Unione Europea, ha chiuso il suo discorso di apertura dichiarando: “tornando al 2022, quando questa famiglia politica fu fondata, quando la Russia lanciò la sua invasione su larga scala dell’ucraina, Putin voleva almeno tre cose: voleva prendere Kiev, voleva rovesciare il governo ucraino, e voleva spezzare in due l’Europa. oggi, dopo quasi 4 anni di guerra su larga scala, dopo aver sacrificato migliaia di vite russe, Putin non ha avuto successo in niente di ciò.”
L’intervento ha toccato molti punti, tutti ruotanti attorno al confronto con la Russia: “costruire un forte esercito non è abbastanza. Ci serve di più, perché la Russia ha intensificato gli attacchi con mezzi ibridi in Europa, e abbiamo di fronte un nemico che usa ogni tipo di strumento: un giorno sono i droni militari, un altro giorno sono i migranti che vengono spinti contro i confini. Stanno prendendo di mira infrastrutture chiave, vediamo la lotta con la disinformazione, tutto con il proposito di creare incertezza e mancanza di fiducia, e tentativi di interferire con elezioni democratiche”.
Interferenze russe
A proposito delle interferenze nelle ultime tornate elettorali in vari Paesi europei, il Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha aperto il suo intervento complimentandosi con la premier moldava Maia Sandu, leader del fronte europeista fresca della vittoria alle elezioni parlamentari dello scorso 28 settembre. Costa ha definito la vittoria di Sandu “una vittoria della democrazia che ha dimostrato la sua capacità di resistere alle manovre di interferenza delle forze straniere”.
Nella mattinata era anche arrivata la notizia dell’abbordaggio da parte francese di una petroliera sospettata di far parte della “flotta ombra russa”, con cui Mosca tenta di aggirare le sanzioni imposte dall’UE.
Macron ha sottolineato l’importanza del tema nell’ambito dell’allargamento della prospettiva sul confronto Europa-Russia: “voglio insistere sulla flotta ombra perché’, stando ai nostri dati di oggi, dal 30 al 40% dello sforzo bellico e’ finanziato attraverso le entrate della flotta ombra. Rappresenta oltre 30 miliardi di euro. Quindi e’ estremamente importante aumentare la pressione su questa flotta ombra, perché’ ridurrà chiaramente la capacità di finanziamento”.
Il muro anti-droni e il confronto militare
Il confronto sul piano militare è stato in ogni caso l’elemento centrale del vertice, dopo l’esortazione di Friedericksen a fare di più e più velocemente sul piano militare. Le notizie di presunte incursioni russe in territorio UE e NATO si sono susseguite negli scorsi giorni, tanto da causare la prima azione militare effettiva della Polonia, che ha abbattuto dei droni che avevano sconfinato. Il premier polacco Donald Tusk appare sempre deciso ad agire al di là delle sanzioni e delle pressioni diplomatiche.
La capitale danese è stata dotata di una protezione supplementare per garantire la sicurezza del summit, con una fregata tedesca presente in porto. La proposta del “muro anti-droni”, di pertinenza UE, presentata in conferenza stampa il 30 settembre dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e dal Segretario generale della NATO Mark Rutte, è stata certamente la più discussa.
Percezioni differenti
L’accordo da 2 miliardi tra UE e Ucraina per la produzione di droni permetterebbe all’UE di beneficiare delle conoscenze acquisite dall’Ucraina in quasi 4 anni di guerra, mentre l’Ucraina potrebbe aumentare la produzione. La premier danese ha ricordato che esistono diverse percezioni e interpretazioni della minaccia russa, derivanti da differenti contesti geografici.
La prova di questa affermazione è stata la dichiarazione della premier italiana Giorgia Meloni, che ha chiesto che venga preso in considerazione anche il fianco sud – mediterraneo – nell’articolazione del progetto, per ora molto fumoso ma sicuramente orientato a Est.
Poco dopo, in un punto stampa improvvisato, è stato il premier ungherese Viktor Orban, incalzato dai giornalisti che intervistavano Tusk, a dichiarare che la più grande minaccia per l’Europa è lo spopolamento e il declino industriale. Dal canto suo, la Russia, in termini di sviluppo economico, PIL, capacità militare e popolazione, non rappresenta una minaccia per il continente.
Prossimi sviluppi
Tra le voci in disaccordo sul progetto quella del presidente francese Macron, che si è dichiarato scettico vista la necessità di una maggiore definizione. In ogni caso, sarà questa la proposta che verrà discussa a livello europeo nell’arco del mese di ottobre, con l’obbiettivo di arrivare a qualcosa di più concreto entro il Consiglio Europeo di fine mese.
Sicuramente, i droni da guerra consolideranno la propria presenza nel dibattito politico, non solo europeo ma mondiale, vista l’importanza che hanno assunto nel conflitto in Ucraina. In apertura, Friedericksen aveva anche dichiarato “dobbiamo rendere la nostra Europa comune così forte che una guerra contro di noi diventi impensabile”. Sul come questo avverrà il dibattito perdurerà ancora per molto.
L’Italia al summit e la questione palestinese
La presenza dell’Italia al vertice della CPE è stata in linea con gli ultimi interventi del governo italiano in politica internazionale. Prima della plenaria, la premier Meloni ha ribadito in un punto stampa ai giornalisti la sua posizione sul blocco della Global Sumud Flottilla diretta verso Gaza, riaffermando la contrarietà ad un’operazione ritenuta inutile e pericolosa.
Sul tema si sono espressi vari capi di governo presenti al vertice, tra cui quelli di Irlanda, Norvegia e Spagna, che hanno denunciato ancora una volta le violazioni del diritto internazionale commesse dal governo israeliano nell’assedio di Gaza e nell’occupazione della Cisgiordania.
Poco dopo la plenaria, invece, ha avuto luogo un bilaterale informale tra la Meloni e Friedrich Merz, cancelliere federale tedesco, su vari temi tra cui la competitività europea e la questione palestinese.
Le migrazioni
È da sottolineare anche il ruolo, defilato ma sempre incombente, che la questione migratoria ha avuto nel vertice: nonostante la questione russa fosse il principale argomento di discussione, Friedericksen ha sostenuto in apertura come le due tematiche siano strettamente legate, visto che il flusso di migranti può essere utilizzato da governi ostili come strumento per mettere sotto pressione le zone europee di confine.
È questo un campo su cui Meloni porta l’attenzione in ogni vertice internazionale, durante i quali è capitato che si siano tenuti incontri multilaterali e iniziative da parte di Paesi interessati alla prospettiva del governo italiano. A queste ha partecipato anche il governo danese, con Friedericksen, socialista, intenta a formare un’asse con la premier italiana.
La premier danese ha dichiarato nel discorso di apertura che “l’immigrazione incontrollata sta cambiando le nostre società, e sono i nostri cittadini che ne pagano il prezzo. Chi può entrare e rimanere nel nostro paese, questa deve essere una decisione democratica”. Come questo punto – la democraticità – venga concepito, non è ancora dato saperlo, ma verosimile sarà un tema per i prossimi vertici.
Conclusioni
La giornata del 2 ottobre ha visto i leader europei riaffermare la loro posizione su alcune grandi tematiche, adattate nel contesto degli ultimi aggiornamenti dal fronte multiplo russo. Certo, il formato della Comunità Politica Europea, su cui è stata scarsa la copertura mediatica, non sembra in grado di andare oltre alla ripetizione di ciò che si afferma in altre occasioni.
Di fatto, ogni questione discussa potrà avere risvolti pratici dopo il Consiglio Europeo di fine ottobre. Il lato positivo di questo gruppo dovrebbe essere la possibilità di allargare la prospettiva andando oltre la sola UE, ma visto il coinvolgimento sempre maggiore dei governi inglese e norvegese – i principali Stati non membri dell’Unione a partecipare alla CPE – nelle questioni che tengono banco a Bruxelles, non sembra che le due prospettive si distanzino di molto.
20250371