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    Netanyahu vola alla Casa Bianca. Trump fiducioso sulla tregua a Gaza

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    Dopo i due cicli di incontri a Doha, in Qatar, tenutisi tra il 6 e il 7 luglio, Netanyahu ha incontrato il Presidente Trump per trovare un compromesso sulla fine del conflitto a Gaza. Alle 18.30 ora locale, le 00.30 ora italiana, sono iniziati i colloqui sulla questione mediorientale; i due leader si sono trovati nella Blue Room della Casa Bianca, pronti per cenare insieme. 

    Che cosa è successo nei giorni precedenti

    Nei giorni precedenti, si sono tenuti gli incontri tra le delegazioni della Palestina e di Israele, mediati da Egitto e Qatar, a Doha, in Qatar, conclusi senza un vero accordo. Netanyahu aveva bollato come “inaccettabili” le richieste poste dalla delegazione palestinese; queste ultime comprendevano un cessate il fuoco di due mesi, la consegna di 10 ostaggi ancora in vita e 18 salme, il ritiro israeliano dai confini della Striscia e, per ultimo, l’affidamento esclusivo degli aiuti umanitari all’ONU e alle altre organizzazioni internazionali. 

    Da parte statunitense, la massima priorità è porre fine alla guerra e liberare gli ostaggi, come affermato dalla portavoce della Casa Bianca, Leavitt

    Libertà di scelta

    Il primo ministro israeliano ha sottolineato più volte come le sue richieste, tra cui l’eliminazione di Hamas e la garanzia di sicurezza dello Stato d’Israele, coincidano con il principio della libertà di scelta. “Ci sono persone – ha spiegato – che vogliono rimanere o possono rimanere, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare. Non dovrebbe essere una prigione. Dovrebbe essere un luogo aperto, e si dovrebbe dare alle persone la libertà di scelta. Stiamo lavorando a stretto contatto con gli Stati Uniti per trovare Paesi che cercheranno di realizzare ciò che dicono sempre, se vogliono dare ai palestinesi un futuro migliore”. 

    Il piano prevederebbe il trasferimento di 600 mila palestinesi nella regione di Al-Mawasi, per poi dare loro la possibilità di scegliere – quando ci saranno le condizioni opportune  – di andarsene o meno. Il Ministro della Difesa Katz ha dichiarato di aver dato istruzioni all’esercito di creare una “città umanitaria” sulle rovine di Rafah per poter concentrare i gazawi. 

    Conflitti interni

    Nonostante vi sia la volontà di cercare un compromesso da parte di Netanyahu, i partiti di estrema destra della coalizione attualmente al Governo israeliano paiono muoversi in direzione opposta. Questi ultimi, infatti, non solo sono totalmente contrari alla mediazione, ma hanno come unico obiettivo la distruzione completa di Hamas e l’espulsione di tutti i palestinesi. 

    In questo senso, sarà importante coniugare il tentativo di compromesso con le volontà radicali degli alleati, necessari per il futuro della carriera politica di Netanyahu, che dal canto suo ha più volte ribadito la volontà di ottenere la protezione totale per il suo Paese.

    Prossimi passi 

    Dopo la cena – iniziata con l’annuncio della candidatura di Tump al Nobel per la pacenelle prossime ore si svolgerà l’incontro con lo speaker della Camera americana, Johnson. Difficile prevedere se effettivamente si riuscirà a raggiungere un compromesso, dato il perdurare dei raid israeliani, tra cui quelli di Nuseirat e nel porto di Hodeidah contro i ribelli Houthi. Vedremo quali saranno le condizioni dell’eventuale futuro accordo di tregua tra Israele e Hamas. 

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