spot_img
Altro
    HomeEsteriNetanyahu in visita da Orban: "La Corte penale internazionale è corrotta"

    Netanyahu in visita da Orban: “La Corte penale internazionale è corrotta”

    Pubblicato il

    spot_img

    Con un mandato di arresto internazionale a carico, spiccato dalla Corte penale internazionale lo scorso novembre per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nella striscia di Gaza, Benjamin Netanyahu è volato a Budapest, ove è stato accolto all’aeroporto dal ministro della difesa ungherese, Kristof Szalay-Bobovniczky.

    Si tratta della seconda visita programmata ed effettuata malgrado la pendenza del decreto; un’occasione più che valida per saldare il legame con il governo di Viktor Orban, esecutivo che nella giornata di ieri ha annunciato l’intenzione di uscire dalla Corte dell’Aja. 

    Netanyahu in Ungheria 

    Nell’instabile contesto geopolitico venutasi a creare, l’Unione europea si trova ora innanzi l’ennesima sfida, non più transatlantica bensì interna ai suoi stessi confini: mentre il vertice convocato all’Eliseo ha concorso alla definizione di un rinnovato quadro continentale, Viktor Orban non solo non perde occasione per battere bandiera filorussa, ma ha invitato il premier israeliano in visita ufficiale, dichiarando di non avere intenzione di applicare il mandato della Corte una volta accolto Netanyahu in terra ungherese. 

    Tenendo bene a mente che la visita di Netanyahu a Budapest segue quella effettuata a febbraio negli Stati Uniti – Paese che, contrariamente ad altri 125, non riconosce la Corte penale internazionale – a colpire sono le basi del triumvirato che ne consegue: tutti e tre i soggetti in campo – Orban, Netanyahu e Trump – guidano un esecutivo di matrice conservatrice, che non disdegna l’interconnessione tra Budapest, Tel Aviv e Washington, nonché disposto a dialogare con Putin, rendendo plateale un legame che, mentre nel caso dei primi due premier non necessita di spiegazioni ulteriori, esiste e resiste anche nel caso di Donald Trump, impegnato nella mediazione tra il Cremlino e Kiev, malgrado abbia recentemente detto di essere “molto arrabbiato” con Putin

    L’uscita dalla Corte penale internazionale 

    Il risultato? Un quadro nel quadro, o meglio, una spaccatura nella spaccatura, tutt’altro che priva di conseguenze. Spagna, Belgio e Paesi Bassi si erano dichiarati pronti ad arrestare Netanyahu qualora quest’ultimo avesse messo piede nel rispettivo territorio, Budapest invece aveva definito “vergognoso” il mandato di cattura emesso “per scopi politici”, riferendo altresì l’intenzione di uscire dalla Corte penale internazionale, la cui giurisdizione – fino ad oggi riconosciuta – richiederebbe l’arresto del premier israeliano. 

    Il governo avvierà oggi la procedura di ritiro, in conformità con il quadro giuridico costituzionale e internazionale”, ha fatto sapere il capo dello staff del primo ministro, Gergely Gulyás, tramite un post su Facebook. Benché l’uscita dalla Corte non sia affatto immediata, dal momento che il processo che ne deriva potrebbe protrarsi per diversi mesi, dovendo passare per mezzo del Parlamento, il destino pare comunque definito: un ulteriore distacco dall’Unione europea e dalla sua normativa. 

    Date queste premesse, appare estremamente risicato il margine d’intervento a disposizione della Corte: benché secondo quest’ultima l’Ungheria abbia “l’obbligo giuridico” e la “responsabilità nei confronti degli altri stati” di far rispettare le sue decisioni, di fatto non dispone strumenti per costringere i Paesi a prestare fede a quanto promulgato. Non sono tardate le reazioni dei Paesi dell’Unione, con il ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock che ha parlato di una “brutta giornata per il diritto penale internazionale”. 

    La posizione di Netanyahu e Orban 

    Ma i problemi non sussistono semplicemente da parte europea. Benjamin Netanyahu e Viktor Orban si sono incontrati a Budapest in un momento di grande sovraccarico, assediati da tutt’altro che trascurabili pressioni interne nei rispettivi Paesi. Difatti, mentre Orban è chiamato a fare i conti con problemi quali gli alti tassi di inflazione e il deterioramento del sistema sanitario nazionale, su Netanyahu pende l’inchiesta Qatargate, la stessa che ha sancito l’arresto di due suoi ex collaboratori, Jonatan Urich e Eli Feldstein, accusati di favorire l’influenza del Qatar in patria. 

    In questo quadro, il bilaterale di Budapest è divenuto funzionale per saldare la reciproca alleanza, nella speranza che l’unione che ne consegue possa rinvigorire l’opinione pubblica. Non a caso, durante la conferenza stampa congiunta con il premier ungherese, Netanyahu non ha tardato a definire “coraggiosa e di principio” la scelta intrapresa relativamente alla Corte, aggiungendo anche che è necessario “opporsi a questa organizzazione corrotta“. 

    Volendo poi estendere il raggio d’interesse, forte della personale amicizia con Viktor Orban, è probabile che Netanyahu abbia accolto l’invito a Budapest interpretando quest’ultimo in chiave strategica, come trampolino di lancio per tentare di mettere a terra il piano presentato da Donald Trump in merito al futuro della striscia di Gaza

    Il sostegno di Orban al piano di Trump 

    Considerata l’impetuosità del piano, che tra le altre cose dovrebbe contemplare l’espulsione di circa 2 milioni di palestinesi che vivono in quell’area – consentendo quindi agli Stati Uniti di assumerne il controllo – non è da escludere l’intervento in merito di Orban, che dando seguito all’amicizia con Netanyahu potrebbe essere da quest’ultimo convinto a sostenerlo. Già nei giorni scorsi, una fonte raggiunta dal Time of Israel aveva preannunciato una discussione sul punto tra i due premier. In caso di esito positivo, la vicinanza tra Budapest e Tel Aviv verrebbe ribadita anche per mezzo della mediazione statunitense, suscitando non pochi problemi all’Unione europea, i cui principali esponenti avevano provveduto ad evidenziare le criticità sottese al piano relativo a Gaza, dalla violazione del diritto internazionale agli enormi disagi causati a milioni di persone, senza comunque tralasciare i costi da affrontare dal punto di vista logistico.

    20250125

    Articoli recenti

    Regionali in Campania: il centrosinistra punta su Roberto Fico

    Dopo diverse settimane, il quadro delle prossime elezioni regionali sembra essersi delineato anche in...

    Decaro scioglie la riserva e sarà il candidato del centrosinistra in Puglia

    Arriva l’ufficialità per la candidatura di Antonio Decaro alla presidenza della Regione Puglia, dopo...

    Diffusione non consensuale di immagini: la tutela delle vittime

    Negli ultimi mesi è emerso un inquietante fenomeno legato alla diffusione online di immagini...

    I volenterosi riuniti a Parigi. Meloni contraria all’invio di truppe in Ucraina

    Dopo il vertice di agosto, giovedì 4 settembre c’è stato un nuovo incontro a...