Martedì 11 marzo la Commissione europea ha proposto un nuovo regolamento sui rimpatri dei migranti irregolari. Si tratta di un piano che andrebbe a favorire un irrigidimento delle norme che regolano il fenomeno migratorio, nonché l’istituzione di return hubs situati fuori dal territorio dell’Unione Europea in cui verrebbero ospitati i migranti in attesa di espulsione.
Questo modello trae spunto da quello attuato dal Governo italiano in Albania, ma vi è una differenza sostanziale: il piano europeo prevede che solo gli irregolari, mediante un ordine di espulsione, vengano stanziati in questi siti, mentre quello ideato dall’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni mira a trasferire nei centri chi deve ottenere l’accettazione della domanda d’asilo. La proposta non può entrare in vigore nell’immediato, ma necessita di essere approvata dal Consiglio europeo e dal Parlamento; questa fase potrebbe prolungarsi per diversi mesi.
I dettagli del piano
Il sistema comune europeo di rimpatrio proposto dalla Commissione europea esprime la volontà dell’Unione di rendere i rimpatri più rapidi e frequenti, garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani fondamentali. Quest’ultimo sarebbe importante per introdurre un piano comune a tutti i 27 Paesi membri dell’Unione per la gestione di un fenomeno complesso come quello migratorio. In questo modo, si potrebbe scongiurare la frammentazione all’interno dell’Unione, estremamente diffusa in diversi ambiti, tra cui la politica estera.
L’obiettivo è l’adozione di nuove norme più chiare ed efficaci, facilmente attuabili da tutti gli Stati. Il nuovo sistema comune mira a favorire la cooperazione volontaria degli immigrati irregolari, in cambio di incentivi e vantaggi; qualora questi ultimi non dovessero sottoporsi al dialogo con le autorità, sarebbero soggetti a severe conseguenze, come il mancato sostegno al rimpatrio volontario o una diminuzione dei sussidi economici.
La sicurezza all’interno dell’Unione
Il regolamento andrebbe a rafforzare anche la sicurezza all’interno dei territori dell’Unione, con l’adozione di norme specifiche circa il rischio di fuga da parte dei clandestini ed il trattenimento; qualora venisse individuato rischio concreto per la sicurezza, i soggetti in questione verrebbero sottoposti ad un rimpatrio forzato immediato.
I return hubs permetterebbero di allontanare gli irregolari che avrebbero già ricevuto un ordine di espulsione, privandoli così del contatto con la cittadinanza. Questo passaggio verrebbe effettuato rispettando l’integrità degli individui e la loro dignità, proteggendoli da possibili abusi e lesioni dei loro diritti. I minori non accompagnati e le famiglie non verrebbero stanziati nei centri di rimpatrio.
I motivi dietro la proposta
La proposta della Commissione europea va inquadrata all’interno di una linea strategica che mira ad incrementare la sicurezza dell’Unione, accompagnando gli Stati membri nella gestione di fenomeni delicati, come quello migratorio. Il nuovo regolamento andrebbe ad eliminare i lunghi tempi d’attesa della burocrazia dei diversi Paesi: infatti, qualora un migrante irregolare dovesse essere espulso da un Paese membro dell’Unione, per poi dirigersi successivamente verso un altro Stato europeo, potrebbe essere rimpatriato sulla base della decisione presa dal Paese che lo ha già allontanato in precedenza.
Il progetto è stato ideato tenendo in considerazione anche le esigenze dei cittadini europei, i quali in diverse occasioni negli ultimi anni hanno votato partiti che hanno fatto della questione migratoria una delle proprie battaglie principali. In Europa si è verificata un’effettiva svolta a destra in diversi Stati, in particolare in Italia e in Germania.
La fazione conservatrice governa il Paese italiano dal 2022, cavalcando l’onda del malcontento popolare di quella parte della popolazione delusa dalle politiche migratorie attuate dai precedenti esecutivi. La destra tedesca ha conseguito ottimi risultati alle elezioni del mese scorso e, nonostante non sia al governo del Paese, il partito AFD ha sforato il 20%, mentre i conservatori del CDU hanno raggiunto un accordo con i socialdemocratici per guidare la Repubblica Federale. Il futuro cancelliere tedesco Merz ha ribadito più volte che durante il suo mandato si spenderà per limitare i flussi migratori, per incrementare il controllo alle frontiere e le espulsioni.
Le reazioni dei partiti europei
Il tema della gestione dei flussi migratori è uno dei più divisivi sia sul piano sociale che politico; risulta estremamente complicato riuscire a trovare una soluzione che possa mettere d’accordo tutte le fazioni, nonché trovare un compromesso condiviso da tutti gli attori. Osservando le reazioni dei partiti europei è lecito aspettarsi che la proposta della Commissione dia origine a dibattiti incandescenti che si consumeranno all’interno del Parlamento europeo.
Il Partito popolare europeo si è schierato a favore del nuovo piano, con l’eurodeputato svedese Tobe che ha sottolineato la necessità di cambiare rotta ed aumentare l’efficienza del controllo e delle limitazioni dei flussi. La fazione dei socialisti e dei democratici si è invece espressa contro la proposta, in particolare opponendosi fortemente alla soluzione dei return hubs.
Infine, il partito dei conservatori ECR si è dichiarato favorevole al progetto, apprezzando la nuova linea europea volta all’adozione di un atteggiamento più deciso nel contrasto all’immigrazione irregolare. Inoltre, ha accusato i dem di ignorare la realtà e le esigenze dei cittadini europei e di opporsi al piano per ragioni meramente ideologiche.
Conclusioni
L’Unione Europea ha intenzione di cambiare la propria linea politica per quanto concerne il controllo dei flussi migratori, attuando norme più severe attraverso cui favorire l’efficienza e la rapidità dei procedimenti giuridici e burocratici. Alcuni punti del piano non convincono le fazioni socialdemocratiche, le quali si oppongono con forza agli hubs, avanzando preoccupazioni circa le condizioni di detenzione degli migranti irregolari.
È difficile prevedere il destino della proposta, ma di certo è possibile comprendere la linea politico-strategica dell’Unione, che si pone l’obiettivo di incrementare la sicurezza nel continente, anche attraverso soluzioni che possono risultare altamente divisive.
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