Per i laburisti è finalmente arrivata l’ora di una riforma in ambito lavorativo. Il 10 ottobre è iniziato l’iter legislativo dell’Employment Rights Bill, il disegno di legge da sempre fortemente voluto dalla sinistra britannica. Tutti si chiedono se questi cambiamenti favoriranno veramente i lavoratori oppure saranno un altro traguardo per i datori di lavoro…
Keir Starmer è riuscito nel suo intento di proporre entro 100 giorni dall’inizio del suo mandato un disegno di legge che dovrebbe rivoluzionare il mondo del lavoro. Il Governo ha dichiarato di non avere intenzione, nel caso in cui diventasse legge, di modificare il testo proposto al Parlamento, almeno fino all’autunno del 2026, auspicando così una discussione approfondita a riguardo durante l‘iter legislativo, anche da parte dell’opposizione.
Sono ventotto i diversi raggi d’azione della riforma, che spazia dalla maternità e dalla lotta di genere, allo smart working e al sindacalismo.
Il bisogno di una riforma
Per i sindacati britannici c’è un enorme bisogno di questa riforma. Fin troppo spesso le grandi multinazionali si sono approfittate di zone grigie nella difesa dei diritti dei lavoratori per portare più acqua al loro mulino, ma ciononostante non si è verificato un boom economico. Quello che è successo, invece, è stato un peggioramento radicale della situazione economica nazionale negli ultimi anni, accompagnato da una ripida caduta dei salari.
Gli economisti sono d’accordo nell’affermare che le politiche previste dal nuovo Governo potrebbero portare effetti positivi all’andamento economico britannico. L’approccio che deriva dal nuovo disegno di legge in discussione parificherebbe la Gran Bretagna ad altre nazioni europee, regalandole norme già previste da tempo.
I principali punti
Il primo grande cambiamento consiste nella modifica del periodo di due anni che bisognava aspettare per la richiesta di protezione dal licenziamento ingiustificato, tempo ora azzerato: in altre parole, la protezione potrà essere fatta valere dal primo giorno di assunzione. Inoltre, i datori di lavoro e le aziende dovranno sempre giustificare il motivo specifico, e non generico, per cui è stato imposto il licenziamento. Sempre in materia di licenziamento, per evitare altri casi di fire and rehire, come quello dell’azienda di trasporti marittimi P&O del 2022, si propone di introdurre l’illegalità esplicita della pratica, con l’eccezione dei casi in cui il datore di lavoro rischia il fallimento.
Per quanto riguarda il ruolo dei sindacati, l’Employment Rights Bill prevede l’accesso dei rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro, per pubblicizzare le istanze sindacaliste e per organizzare e rappresentare i lavoratori. In questo modo si avrebbe la possibilità di rendere sindacalizzati settori che, ad oggi, non sono ancora tali.
Dal punto di vista delle politiche di tutela individuale del lavoratore, l’intento è quello di introdurre maggiori garanzie in relazione ai periodi di assenza dal lavoro: il lavoratore riceverà una retribuzione dal primo giorno di malattia, e non più dal quarto in poi; fino ad oggi i lavoratori che guadagnavano meno di 123 sterline a settimana non potevano ottenere il Statutory Sick Pay (SSP), ingiustizia che sarà ridotta con l’Employment Rights Bill, che prevede una retribuzione calmierata.
Viene inoltre introdotta una modifica fondamentale al periodo di congedo parentale, ora richiedibile da entrambi i genitori dal primo giorno di assunzione, e non più dalla ventiseiesima settimana di lavoro. Infine, lo smart working dovrà essere preso in considerazione dai datori di lavoro a meno che non ci siano comprovati motivi per i quali non possa essere concesso al dipendente.
I problemi
Se tutto va a buon fine, secondo i piani del Governo l’Employment Rights Bill dovrebbe diventare legge a tutti gli effetti alla metà del prossimo anno. Molte aziende, soprattutto quelle con meno dipendenti, dichiarano il progetto di legge caotico, confuso e poco soddisfacente. Più nello specifico, le imprese temono un possibile picco nel numero di cause avanzate dai dipendenti, oltre che la battuta d’arresto nel mercato del lavoro.
A fare da eco alle aziende ci sono i giornali conservatori, che vedono la riforma come una minaccia attiva nei confronti dell’economia, della produttività e dell’etica del lavoro. In varie interviste rilasciate durante il periodo di presentazione del disegno di legge dalla vice-premier Angela Rayner e dal Ministro delle imprese Jonathan Reynolds, i laburisti hanno detto di avere a cuore e ben in mente le preoccupazioni delle aziende. Rayner, parlando con la BBC, ha voluto rassicurare soprattutto le piccole e medie imprese, dichiarando che le nuove normative saranno studiate con e per loro, dunque con e per i lavoratori.
Reynolds, invece, ha precisato che l’intenzione del Governo è quella di introdurre linee guida prestabilite sulle modalità di rifiuto delle richieste di maggiore flessibilità oraria dei lavoratori, previste dal nuovo pacchetto di leggi. Una delle promesse delle istituzioni sembrerebbe essere l’aumento del numero di assunzioni e, conseguentemente, del numero di lavoratori sul mercato, senza enormi distinzioni tra lavoratori di prima e di seconda classe.
Sarà interessante capire quali e quanti miglioramenti effettivi porterà questo ambizioso programma laburista.