Cosa hanno in comune cacao, caffè e zucchero, oltre ad essere gli ingredienti chiave della maggior parte delle colazioni delle famiglie europee? Sono tutti prodotti importati dal Sud America. Il commercio di queste merci (e non solo) sta forse per diventare più semplice grazie a un’intesa storica tra l’Unione europea e il suo equivalente latinoamericano, il Mercosur. Ma non sono poche le polemiche a riguardo.
Un iter lungo venticinque anni
Dopo venticinque anni di negoziati, il 3 settembre la Commissione europea ha approvato l’accordo. Tuttavia non è ancora definitivo: per diventare legge ed essere vincolante, deve prima essere sottoposto al vaglio del Parlamento europeo e dei singoli organi legislativi nazionali. E qui cominciano le difficoltà.
Il processo di approvazione funziona diversamente tra i due partner. Nel Mercosur l’accordo può diventare legge anche senza l’approvazione unanime di tutti gli Stati membri (entrerà in vigore solo negli Stati che lo hanno ratificato).
Al contrario, il meccanismo europeo è decisamente più complicato. Quattro Stati membri, che insieme rappresentano almeno il 35% della popolazione europea, hanno potere di veto. Attualmente Francia, Irlanda, Austria e Polonia si oppongono dichiaratamente, cercando di trovare ulteriori alleati che le supportino nel bloccare l’intesa. Inoltre, anche se alcuni temi dell’accordo rientrano nelle competenze esclusive del Parlamento europeo, molti aspetti centrali sono di competenza condivisa con i parlamenti nazionali e devono essere approvati con l’unanimità, allungando ancora di più i tempi per l’entrata in vigore.
Ad influenzare l’accelerazione verso la ratifica ci sono l’incremento del protezionismo a seguito dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, l’imminenza delle elezioni presidenziali in Brasile (che si terranno ad ottobre 2026 e potrebbero non riconfermare il mandato dell’attuale presidente Lula, convinto sostenitore del progetto economico filoeuropeo) e la necessità per Bruxelles di provare ad arginare la veloce espansione del commercio cinese in America Latina.
Vantaggi economici
Oggi l’Unione europea è il secondo alleato commerciale del Mercosur e il suo primo investitore estero. Qualora l’accordo venisse definitivamente approvato, eliminerebbe i dazi su una serie di merci (come automobili, macchinari e prodotti agricoli), creando un interscambio potenziale di quasi 100 miliardi di euro annui, facilitando le importazioni e le esportazioni tra i due blocchi.
Un altro obiettivo delle trattative è quello di rafforzare e stabilizzare le norme sul commercio e sugli investimenti in settori come quello della proprietà intellettuale, della sicurezza alimentare e delle pratiche di concorrenza. Ufficialmente il bilaterale potenzierebbe anche la lotta per i diritti dei lavoratori e quella contro il cambiamento climatico. Ma su questo punto non tutti la pensano così.
I timori di Verdi e agricoltori
Nonostante la rilevanza apparentemente data ai diritti e alla sostenibilità, per i Verdi europei l’accordo genera effettivi rischi da non trascurare: secondo il gruppo sarebbe addirittura incompatibile con il Green Deal europeo e con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
A preoccupare, inoltre, c’è il rischio di un peggioramento delle asimmetrie economiche nei paesi latinoamericani, perché si ritiene che il trattato incastrerebbe gli Stati del Mercosur in un modello di sviluppo basato sulle esportazioni agroalimentari e minerarie, ostacolando la diversificazione economica nella regione.
Gli agricoltori, d’altro canto, hanno timore della concorrenza sleale che genererebbe l’accordo: questa deriverebbe da diversi standard sanitari, ambientale e fitosanitari tra UE e Mercosur. Il pericolo è che inizino ad essere importati con più facilità in Europa prodotti agricoli trattati con pesticidi qui vietati, ma anche manzo allevato con l’utilizzo di ormoni e pollo affetto da malattie come l’influenza aviaria.
Queste questioni erano state sollevate da un audit della Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare, un dipartimento della Commissione europea. Secondo molti i controlli in programma sarebbero poco affidabili.
I problemi ambientali e sociali
Le preoccupazioni continuano in ambito extra-agricolo. Uno studio consegnato al Primo Ministro francese nel 2020 dimostra come l’accordo potrebbe causare un aumento del 25% nella deforestazione amazzonica. Un dato di certo non rassicurante se si pensa che, a rendere ancora più ostica la situazione, la Commissione europea ha proposto di rinviare di dodici mesi l’applicazione del regolamento UE contro la deforestazione, pur di strizzare l’occhio ai partner latinoamericani. Una delle principali aggravanti del cambiamento climatico è proprio la deforestazione, che distrugge ecosistemi e mette a rischio anche gli esseri umani (con ad esempio l’aumento di fenomeni come la zoonosi).
Lo scorso anno è entrato in vigore un accordo simile per il libero scambio tra l’Unione europea e la Nuova Zelanda. A differenza di ciò che è avvenuto in questo contesto, il trattato con il Mercosur non prevede alcuna tutela specifica dei diritti delle popolazioni indigene, tra cui quello al consenso libero, previo e informato previsto dalle Nazioni Unite.
L’accordo tra Unione europea e Mercosur apparentemente promette enormi vantaggi economici, ma a che prezzo? Nonostante la liberalizzazione del mercato, a soffrire sarebbero gli agricoltori europei, le comunità indigene sudamericane e l’ambiente (già fatalmente destinato alla distruzione).
Sono forse gli stessi valori comunitari ad essere trascurati in nome del libero scambio? La sostenibilità e la giustizia sociale verranno accantonate? Ci si chiede quindi chi uscirà vincitore da questa battaglia: l’economia o l’ambiente?
20250346