Giovedì 11 settembre, il Parlamento europeo ha approvato, a quasi due anni dall’inizio del conflitto, una risoluzione sul conflitto in Medio Oriente, precisamente sulla situazione a Gaza. Diversi i temi trattati, tra cui anche l’inserimento o meno del termine “genocidio”.
La risoluzione
“Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati”, questo è il titolo della risoluzione approvata oggi dal Parlamento europeo con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti. Presentata da Verdi, Socialisti e Liberali, affronta la crisi umanitaria presente a Gaza, tema che ha spaccato il Parlamento europeo, ma anche i deputati italiani.
Forza Italia e Partito democratico hanno votato a favore; Fratelli d’Italia, insieme alla Salis di AVS, ha invece scelto l’astensione. Contrari la Lega e il Movimento Cinque Stelle. La presidente del gruppo Renew Europe, Valerie Hayer, ha dichiarato: “grazie ai nostri sforzi, il Parlamento europeo è la prima istituzione dell’Ue a parlare con una sola voce: un segnale forte da parte di questa Assemblea agli Stati membri”.
Il contenuto
All’interno della risoluzione il Parlamento europeo chiede agli Stati membri di “valutare il riconoscimento dello Stato di Palestina al fine di raggiungere la soluzione dei due Stati”, passaggio necessario per la pace, la sicurezza di Israele e la normalizzazione della regione. Il testo però non tratta del genocidio, poiché il termine è stato ritirato dal documento dai socialisti pochi minuti prima della votazione, anche sotto le pressioni del Ppe, che spingeva per la sua eliminazione.
Il Parlamento condanna il blocco degli aiuti umanitari promosso dal governo israeliano e chiede che vengano aperti tutti i valichi di frontiera, ripristinando anche il mandato dell’UNRWA. Presente nel testo è anche il rilascio di tutti gli ostaggi e il fatto che “l’organizzazione terroristica Hamas non abbia alcun ruolo nel futuro di Gaza”. Viene menzionato inoltre “l’inalienabile diritto all’autodifesa” di Israele, che rimane un partner per la lotta al terrorismo nella regione.
I deputati sostengono, in linea con le proposte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la sospensione del sostegno bilaterale dell’Unione europea ad Israele, con l’interruzione degli accordi in materia commerciale.
Inoltre, si attueranno delle indagini sui crimini di guerra e sulle violazioni del diritto internazionale; in particolare vengono confermate le sanzioni contro i politici israeliani più violenti, tra cui il ministro delle Finanze israeliano Smotrich ed il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Ben-Gvir.
Dichiarazioni contrastanti
Il Movimento Cinque Stelle ha votato contro la risoluzione perché “debolissima”, e la sua delegazione al Parlamento europeo dichiara: “ritirare a pochi minuti dal voto l’emendamento sottoscritto dai Socialisti in cui si condanna il genocidio rappresenta un tradimento della memoria di oltre 60 mila civili uccisi negli attacchi e nei bombardamenti dell’esercito israeliano. Il testo finale contiene invece gli emendamenti del Ppe, approvati dall’aula, che ammorbidiscono la condanna dei crimini commessi dal governo israeliano e cancellano la richiesta di sospensione totale dell’accordo di associazione”.
Fidanza, per Fratelli d’Italia, ha spiegato che si è proceduto con l’astensione perché “il testo non ha raggiunto l’equilibrio voluto”.
Conclusioni
Per la prima volta dopo quasi due anni, il Parlamento europeo è riuscito a trovare un accordo per emanare una risoluzione in merito al conflitto a Gaza. Nonostante l’approvazione, in molti non sono rimasti soddisfatti del documento, soprattutto per quanto riguarda la mancata menzione alla responsabilità di genocidio nei confronti di Israele.
Come risponderanno i vertici di Hamas e Netanyahu a queste dichiarazioni? Le disposizioni nel documento riusciranno effettivamente a consolidarsi e migliorare la tragica situazione a Gaza?
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