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    Le prove Invalsi 2025 confermano un’Italia a due velocità

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    La lista di problemi che limitano lo sviluppo socio-economico italiano è tanto lunga quanto nota. Ma tra mancanza di infrastrutture, emigrazione di massa e istanze puntualmente inevase, si fa oggi largo un nuovo dramma: il mancato conseguimento delle competenze di base entro il termine della scuola dell’obbligo. 

    Il rapporto INVALSI

    La scuola, colonna portante della formazione delle nuove generazioni, vive da un tempo una stagione di continui chiaroscuri. L’ennesima conferma sopraggiunge dall’analisi del rapporto INVALSI 2025, presentato in data odierna nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati: nonostante un evidente calo della dispersione scolastica nei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, sono comunque ancora molti gli studenti che, pur portando a termine un ciclo di studi, si diplomano senza possedere le competenze fondamentali previste. 

    A ciò si aggiunge una netta spaccatura tra Nord e Sud del Paese, rilevabile soprattutto in riferimento a materie cardini per l’ordinamento scolastico obbligatorio, prima tra tutte matematica. Questo l’ambito disciplinare rispetto al quale in alcune Regioni del Centro-Sud – Lazio, Campania, Calabria e Siciliacirca il 60% degli studenti non raggiunge il livello di accettabilità; 23 i punti di distacco tra Nord est e Sud/Isole. 

    Incapacità di comprendere un testo scritto 

    Spaccature analoghe coinvolgono anche la lingua italiana: stando ai risultati elaborati dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, mentre il Nord dimostra di padroneggiare l’italiano con maggior profitto, dimostrando come circa il 60% degli studenti sia in grado di conseguire la sufficienza nella comprensione dei testi scritti, nel Mezzogiorno e nelle Isole tale percentuale scende di dieci punti percentuali, attestandosi sotto la soglia del 50%. Valle D’Aosta, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia le sole Regioni ove si può parlare di virtuosità relativamente alla competenza in oggetto. 

    Insomma, un’Italia a due velocità, sempre più evidenti e che non accennano affatto ad arretrare, una panoramica rispetto a cui le stesse istituzioni paiono arrancare nel porre rimedio: mentre il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, va trionfo del raggiungimento dell’obiettivo posto dal PNRR per il 2026, esiste comunque un “aumento della complessità interna al sistema educativo” impossibile da tralasciare. 

    Ripensare l’insegnamento

    Palpabili le preoccupazioni del ministro Valditara, che commentando i dati ha ribadito la necessità di porre ancora più attenzione su grammatica e sintassi; non meno importante l’invito a ripensare le modalità di insegnamento, rendendole più inclusive e, al contempo, maggiormente fruibili. 

    Il contrasto dell’abbandono scolastico

    Benché le carenze di cui sopra, secondo l’Istituto, sono stati potenziati gli strumenti utili al contrasto dell’abbandono precoce degli studi, gli stessi mediante cui sarebbe stato possibile intercettare una fascia di popolazione considerata maggiormente propensa all’esclusione sociale. Tre le Regioni – Puglia, Basilicata e Calabria – maggiormente interessate da tale margine d’azione.

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