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    Marine Le Pen: le reazioni solidali della Destra

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    “La dittatura dei giudici […] vuole impedire al popolo francese di esprimersi”, si legge nelle dichiarazioni dei dirigenti del Rassemblement National, dopo la condanna a 4 anni di reclusione inflitta alla leader Marine Le Pen. Le reazioni provenienti dal Belpaese non sono mancate, con la solidarietà dei vertici del Governo, tra cui i vicepremier Salvini e Tajani, e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

    I fatti

    Uno dei volti più iconici della politica francese, se non il simbolo dell’attuale frangia della destra parigina, Marine Le Pen, nel 2017, insieme ad altri 24 tra funzionari e dipendenti dell’ex Front National, è stata indagata per l’utilizzo illegittimo di fondi destinati agli assistenti dei parlamentari europei, impiegati per finanziare attività interne al partito.

    Il 31 marzo 2025, Le Pen e altri otto eurodeputati sono stati condannati per appropriazione indebita a quattro anni di reclusione, di cui due da scontare con il braccialetto elettronico, una multa di 100.000 euro e a cinque anni di ineleggibilità per qualsiasi carica pubblica. Gli altri imputati hanno ricevuto condanne a pene pecuniarie e detentive di varia entità.

    Le reazioni italiane 

    Non sorprendono le reazioni provenienti dai leader della destra italiana e da alcuni esponenti del Governo di Giorgia Meloni, inclusa la stessa Presidente del Consiglio. “Non conosco il merito delle contestazioni mosse a Marine Le Pen, né le ragioni di una decisione così forte, ma penso che nessuno che abbia a cuore la democrazia possa gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini”, ha dichiarato la premier. Una risposta misurata, moderata, che esprime solidarietà non tanto a Le Pen in quanto soggetto politico, quanto piuttosto alla perdita di rappresentanza subita dall’elettorato di destra.

    È tuttavia doveroso ricordare che in politica le figure di riferimento sono, per loro stessa natura, sostituibili. Se il Rassemblement National sarà in grado di individuare valide alternative, purché la sentenza rimanga invariata, in attesa dell’esito del ricorso in appello, non vi è ragione di allarmarsi. Ciò che invece risulta cruciale riportare all’attenzione dell’opinione pubblica è la posizione di Meloni – e più in generale del suo governo – nei confronti di chiunque venga sottoposto “alla forca della magistratura”.

    La posizione della premier

    Se da un lato aveva in passato dichiarato che i condannati non avrebbero avuto spazio nel suo partito, nel suo governo e nella sua orbita politica, dall’altro ha successivamente giustificato la permanenza del sottosegretario alla giustizia per “motivi politici”. Gli stessi, in sostanza, che oggi la inducono a esprimere una solidarietà prudente, seppur sincera, nei confronti di Marine Le Pen.

    E i vicepremier? Quasi amici 

    “Sono garantista, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, alla condanna definitiva, e anche la signora Le Pen per me è innocente. Qualche dubbio sul braccialetto elettronico ce l’ho, non è una persona pericolosa che può scappare. Mi pare singolare. Comunque è una sentenza della giustizia francese e l’Europa non c’entra niente“, afferma il ministro degli esteri, Antonio Tajani, concludendo con una chiara allusione alle dichiarazioni dell’altro vice di Palazzo Chigi, Matteo Salvini.

    Il Ministro dei trasporti sostiene, infatti, che la condanna della leader del Rassemblement National rappresenti “un brutto film che stiamo vedendo in altri Paesi, come la Romania”, e che “quella contro Le Pen è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles, in un momento in cui le pulsioni belliche di Von Der Leyen e Macron sono spaventose”. Inutile ricordare che a emettere la condanna nei confronti di Marine Le Pen è stata la magistratura francese, presso il Tribunale di Parigi, come già ricordato dal suo collega di Governo.

    Conclusioni 

    I fatti che hanno colpito la leader del Rassemblement National – innocente fino all’ultimo grado di giudizio – evidenziano due questioni esemplificative del Governo: la complessa, difficile e mai amorosa relazione con la magistratura, che sia italiana, francese o europea, e le posizioni assunte in politica estera che da settimane animano le discussioni nei corridoi di Palazzo Chigi. 

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