Le prossime elezioni regionali in Puglia, previste nell’autunno 2025, si preannunciano come un banco di prova cruciale per gli schieramenti politici del campo progressista. Il centrosinistra – dato sulla carta in largo vantaggio – è incagliato in uno stallo interno senza precedenti.
La candidatura a governatore è congelata dal braccio di ferro tra Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e oggi europarlamentare in quota Partito Democratico, designato come candidato in pectore, e due giganti della politica pugliese, il presidente uscente Michele Emiliano e Nichi Vendola, governatore dal 2005 al 2015, storico leader della sinistra pugliese.
Uno stallo nel centrosinistra pugliese
Decaro, forte di dieci anni da primo cittadino e di un largo consenso elettorale, sarebbe il candidato ideale per garantire la vittoria del centrosinistra in Puglia. Tuttavia, ha posto una condizione tassativa, per cui non correrà se nelle liste della sua coalizione saranno presenti Emiliano e Vendola. Questo veto, che inizialmente era solo una voce nei retroscena riportata sui giornali, dopo il post sui social di Decaro, è ora esploso alla luce del sole, creando un caso politico di rilevanza nazionale.
Emiliano, dal canto suo, dopo due mandati alla guida della Regione, non intende farsi da parte, rivendicando il diritto di candidarsi comunque come consigliere regionale, senza subire “esclusioni immotivate”.
Vendola, tornato in campo dopo anni lontani dai riflettori, insiste per guidare la lista di Alleanza Verdi e Sinistra, rivendicando la propria autonomia e dicendo apertamente a Decaro “resto in campo, il problema è del PD”, respingendo così l’idea di poter essere “rottamato” su richiesta altrui. Il risultato è uno stallo alla messicana che sta attanagliando la campagna elettorale del centrosinistra pugliese, una situazione che rischia di compromettere un vantaggio potenziale e su cui l’opposizione di centrodestra spera di poter far leva.
L’ultimatum di Decaro: “presidente libero o niente”
A rompere settimane di silenzio è stato proprio Antonio Decaro con un post sui social network. Nel suo messaggio, Decaro ha chiarito per la prima volta la sua posizione in modo diretto, lanciando un vero e proprio ultimatum ai suoi alleati. “Credo di avere l’esperienza necessaria e un grande amore per questa terra… Ho detto da subito che per candidarmi devo sapere di poter guidare la Regione davvero, con piena libertà, guardando avanti e non indietro… Io voglio essere un presidente libero, capace di assumermi le mie responsabilità. Non voglio essere ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto. La Puglia non ha bisogno di un presidente a metà”.
Parole nette, che confermano la condizione già nota ufficiosamente, ovvero che Decaro accetterà la candidatura solo senza “ingombranti predecessori” al suo fianco. Nel post, il candidato in pectore esprime stima e affetto per Emiliano e Vendola, riconoscendo la storia comune condivisa, ma sottolinea che “non è una questione personale, è una questione politica, nel segno del rinnovamento”.
Le condizioni poste da Decaro sono stringenti e non lasciano molto margine, motivo per cui o si cambia pagina oppure rinuncerà alla corsa. “So bene che nessuno è indispensabile, a cominciare da me… Se non ci saranno le condizioni per tornare in Puglia, continuerò a lavorare in Europa, sostenendo lealmente il candidato progressista” ha aggiunto, lasciando intendere che è pronto anche a farsi da parte e restare al Parlamento Europeo qualora i veti non venissero sciolti.
Le reazioni
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, si è detto furioso per quella che ha definito una sortita inaccettabile, mentre altri esponenti locali – tra cui Nico Bavaro, responsabile di SI per il mezzogiorno – hanno attaccato Decaro senza mezzi termini: “Caro Antonio, non puoi venire in casa nostra a dire chi possiamo candidare. La tua uscita di oggi non è da coordinatore di squadra, ma da uomo solo al comando. Così non ti riconosco”.
Emiliano e Vendola rispondono: tensione alle stelle
Lo scontro tra Decaro e i suoi due predecessori, già latente, è ora esploso davanti agli occhi di tutti. Michele Emiliano – che di Decaro è stato a lungo mentore e sostenitore politico – ha reagito con una certa irritazione alle condizioni poste. In un’intervista, il governatore uscente ha rivendicato il proprio ruolo affermando che “è un mio diritto costituzionale correre per il Consiglio regionale e non può esistere un diritto di veto sulle candidature, salvo il caso di nomi impresentabili, e non è questo il caso”.
Emiliano ha ricordato di aver investito politicamente su Decaro fin dagli esordi dicendo a chiare lettere “l’ho scoperto io, l’ho voluto assessore già nel 2004, poi capogruppo PD, poi sindaco di Bari su mia richiesta”, così da sottolineare il legame che li unisce. Tuttavia, dietro le dichiarazioni ufficiali, traspare il risentimento: a porte chiuse, Emiliano avrebbe confidato ai fedelissimi di non essere disposto a subire umiliazioni, avvertendo che “se si cerca di umiliare la mia storia scatta la guerra nucleare”. Il presidente uscente, dunque, non intende farsi mettere da parte né accetta di essere dipinto come un problema o un “impresentabile”. Ha già fatto sapere che in nessun caso rinuncerà a candidarsi e a metterci la faccia.
La posizione di Vendola e altri eventuali nomi
Dal fronte opposto, Nichi Vendola, ex leader di SEL, figura storica per la sinistra pugliese, ha bollato la contesa come un falso problema affermando che “è tutta dentro il PD”, suggerendo che il vero nodo sia interno ai democratici e alla necessità di “discontinuità rispetto al modello di governo di Emiliano”. Vendola comprende la voglia di rinnovamento di Decaro, ma gli rimprovera l’approccio da “rottamatore”, un’espressione che Vendola stesso critica, sottolineando il rischio di derive personalistiche.
“Nessuno può arrogarsi il diritto di rottamare a casa degli altri” ha ammonito Vendola, riferendosi al fatto che Decaro non può decidere chi debba o non debba essere candidato nelle liste altrui. L’ex governatore invita a chiudere al più presto questa “diatriba intestina” e a tornare a parlare di programmi per la Puglia, perché ogni giorno perso in liti è un regalo al centrodestra.
Il termine ultimo per una soluzione dovrebbe essere metà settembre: arrivati a quel punto, se Decaro decidesse di fare un passo indietro, il Partito Democratico potrebbe decidere di candidare figure come la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone o l’assessore Raffaele Piemontese, vicepresidente della giunta uscente, o perfino considerare l’ipotesi di un ritorno in campo di Vendola.
Il quadro delle alleanze e la posizione del centrodestra
Anche tra gli alleati di Giorgia Meloni la situazione non è priva di grattacapi. Ad oggi, la coalizione di destra non ha ancora ufficializzato un candidato presidente per la Puglia e il tempo stringe. L’unico nome finora avanzato formalmente sul tavolo nazionale è quello di Mauro D’Attis, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia. Tuttavia, la candidatura di D’Attis, sostenuta dal partito di Antonio Tajani insieme ad altri papabili forzisti come Andrea Caroppo e Vito De Palma, non scalda i cuori di Lega e Fratelli d’Italia, né tantomeno appare competitiva.
Un recente sondaggio Yoodata ha fotografato un panorama impietoso per il centrodestra: in uno scontro diretto con un centrosinistra unito, D’Attis uscirebbe sconfitto in ogni scenario. Se a guidare il campo progressista fosse Decaro, questi otterrebbe addirittura il 67% dei consensi contro il candidato di destra, ma persino candidati alternativi come il senatore PD Francesco Boccia, l’assessore Piemontese, la stessa Capone o il pentastellato Mario Turco batterebbero nettamente l’esponente forzista.
La posizione del M5S
Il Movimento 5 Stelle, dopo aver sostenuto Emiliano con un accordo post-elettorale, hanno abbandonato la sua giunta nell’aprile 2024, denunciando scandali e mala gestione. Da quel momento la rottura con il presidente uscente è stata totale, con il M5S che lo considera ormai il simbolo di una stagione politica compromessa. Oggi però i grillini sembrano guardare a Decaro come possibile punto di riferimento, a patto però che la sua candidatura segni una vera discontinuità rispetto al passato.
Conte, che secondo alcune fonti avrebbe persino chiesto a Emiliano di farsi da parte ricordandogli le inchieste che hanno colpito la Regione, non esclude di rientrare nel campo largo purché vengano tagliati i ponti con il passato per lui nefasto. Se Decaro dovesse fare un passo indietro, il Movimento 5 Stelle potrebbe rappresentare l’ago della bilancia, poiché il loro contributo elettorale potrebbe essere decisivo per blindare il risultato prima ancora di andare alle urne.
Un equilibrio precario verso il voto
La Puglia arriva a queste elezioni sospesa su un crinale: da un lato un centrosinistra che sulla carta appare invincibile, dall’altro una coalizione che rischia di franare sotto il peso di veti e rivalità mai sopite. Il centrodestra attende, consapevole che la sua unica possibilità è sfruttare l’autodistruzione degli avversari.
Nelle prossime settimane si saprà se la Puglia diventerà ancora una volta il simbolo di un campo progressista in grado di rinnovarsi o l’ennesima dimostrazione di un’occasione sprecata. Non è in gioco soltanto una regione, ma si avrà modo di testare la credibilità stessa del campo largo in vista dell’appuntamento elettorale nazionale del 2027 che, nel frattempo, si fa sempre più vicino.
20250317