Centinaia, forse migliaia le pagine scritte sui cambiamenti avvenuti nel modo di intendere e vivere le relazioni sociali da parte delle nuove generazioni. Sporadici gli ancoraggi effettivi alla realtà, ma d’altronde non c’è da sorprendersi: quando due soggetti devono forzatamente interloquire partendo da piani diametralmente opposti, l’asse che ne consegue non può che essere sbilanciato.
Giovani e società
È indubbio che nel corso degli anni il nostro modo di vivere la società sia mutato, anche profondamente. Dunque, pensare di traslare acriticamente paradigmi e modi di fare da un decennio all’altro significa non comprendere affatto cosa ha funzionato o cosa ha causato problemi. Gli esempi a riguardo non mancano: benché tramontata da circa un trentennio, continua tutt’oggi a sopravvivere l’idea che esista un limite temporale entro cui raggiungere traguardi e compiere scelte.
Che sia vita professionale o privata, poco cambia: la prassi comune vuole che al raggiungimento dei trent’anni la vita sia definita, quantomeno nei suoi due terzi, il che tradotto in termini pratici significa un lavoro stabile e, soprattutto, una relazione duratura e appagante. Ed è profondamente sbagliato credere che quest’ultimo paradigma non trovi più modo di attecchire: il nostro Paese vive intriso di enormi differenze territoriali, ma soprattutto culturali, le stesse che se da un lato possono cullare l’ideale italico tanto apprezzato all’estero, dall’altro possono anche costituire motivo di poca elasticità e scarsa intraprendenza. Non deve quindi stupire se le due velocità di cui si parla in economia e in finanza valgono anche e soprattutto in relazione al rapporto tra giovani e società.
Il dating online
Esiste comunque un elemento comune valevole da Nord a Sud: l’ansia dettata dal voler programmare ogni aspetto della vita. Un’attenzione quasi certosina che, unita alla varietà di step da superare, inconsapevolmente ci induce a definire in agenda anche i momenti di svago. Che sia proprio questa rinnovata necessità, unita alla pressione sociale stringente, ad aver dato impulso alle app di dating? Un cuore per esprimere apprezzamento, pochi secondi per scorrere l’algoritmo delle proposte visibili sullo schermo, gusti e preferenze calibrabili in qualsiasi momento, il tutto ventiquattr’ore su ventiquattro. Un vero e proprio usa e getta il cui funzionamento collima con le priorità contemporanee: velocità, efficienza, trasparenza.
Di qui l’accusa di poca sensibilità mossa nei confronti di chiunque cestini un potenziale partner dopo soltanto qualche messaggio.
Caratteristiche e numeri
A ben guardare, parlare di velocità ed efficienza in relazione alle app di dating è riduttivo, perché non tiene conto della vera forza propulsiva: la possibilità di ridefinire la propria identità sulla base anche della persona con cui, di volta in volta, ci si relaziona.
Pochi i passaggi necessari per complementare la registrazione e personalizzare il profilo, nella consapevolezza che ogni scelta effettuata non è definitiva, ma potenzialmente mutabile anche a distanza di tempo. Ed è proprio questa volatilità resa possibile dalla disintermediazione che, alla fine, si avvicina fortemente alle aspettative sociali condivise.
Questi i pilastri su cui si è lentamente edificato l’amore via social. Trionfale l’avvio, una novità assoluta nel modo di vivere la corporeità, tant’è vero che secondo Statista nel 2024 il numero di utenti attivi nelle app di incontri ha superato i 60 milioni. Volendo stilare una classifica delle app più utilizzate, al primo posto troviamo Tinder, l’app di dating più scaricata al mondo, con oltre 50 milioni di utenti attivi in più di 140 Paesi. Seguono a ruota Bumble e Litmatch, rispettivamente con oltre 3,2 milioni e quasi 2,8 milioni di download mensili.
La crisi del dating
Ma la parabola di cui stiamo trattando non è lineare, ed è così che anche il dating pare avvicinarsi al capolinea. Come certificato dall’Osservatorio di San Valentino del portale Skuola.net, che ha interessato un campione di 2.500 giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni, superato il periodo pandemico è iniziata una lenta ma inesorabile fuga dalle app di incontri online. Insomma, tanto tuonò che alla fine piovve. I motivi sono presto detti: nell’era della connessione pervasiva, le emozioni conferite dal contatto umano paiono più importanti di qualche ora passata davanti ad uno schermo, ritenuto poco utile per trovare l’amore, talvolta addirittura pericoloso.
La rinascita del mondo reale
Ecco spiegato perché la dimensione fisica torna preponderante. Basti considerare che circa quattro su dieci giovani raggiunti hanno conosciuto l’attuale compagno o compagna tra i banchi di una scuola o di un’università. Non meno importanti sono poi altri luoghi di aggregazione sociale, quali per esempio feste, discoteche, piazze, strade, parrocchie. Detto in termini spiccioli, relazioni ovunque ma non via social. Sbagliato quindi parlare di superficialità, etichetta da sempre affine al funzionamento delle piattaforme digitali.
Il rischio che si corre è reiterare ad oltranza una narrazione distopica, fuorviante, quella che vede i giovani perennemente succubi del digitale, incapaci di prenderne distanza se e quando necessario. La realtà parla chiaro: il cosiddetto scrolling inizia a mostrare segni di decadimento, inducendo effetti diametralmente opposti a quelli pronosticati. Apatia anziché eccitazione, noia anziché divertimento, tutto questo perché l’incontro con l’altro – se perennemente mediato dal digitale – viene svuotato di senso. Ma di questo e di molto altro ci si può rendere conto soltanto conoscendo nel profondo le esigenze dei più giovani.
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