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    Il ruolo presente e futuro dell’agenzia d’intelligence israeliana

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    Dopo l’ultima escalation in Medio Oriente, che ha visto l’invasione del Libano e il rischioso aumento delle tensioni da parte dell’Iran, è fondamentale analizzare il funzionamento dell’agenzia d’intelligence d’élite israeliana per comprendere le complesse dinamiche odierne nella regione.

    Il Mossad gioca un ruolo cruciale nel raccogliere informazioni, analizzare minacce e condurre operazioni segrete, fornendo allo Stato ebraico una comprensione profonda delle attività politico-militari degli Stati limitrofi e delle tendenze geopolitiche dei Paesi del Golfo. Attraverso la sua capacità di operare in contesti ad alto rischio e di collaborare con alleati strategici, il Mossad agisce come attore chiave nel modellare le risposte politiche e militari israeliane. Per questo motivo, analizzare le strategie sottostanti le sue recenti operazioni risulta essenziale per prevedere le ipotetiche evoluzioni del conflitto e le implicazioni internazionali future, in un momento storico in cui le tensioni continuano ad aumentare e la diplomazia sembra scomparire.

    Primi successi e questioni etiche

    Il Mossad, in ebraico ‘Istituto Centrale per l’Intelligence e le Operazioni Speciali’, rappresenta una delle tre principali agenzie di intelligence di Israele, affiancato da Aman, l’intelligence militare, e Shin Bet, responsabile per la sicurezza interna. La sua missione si articola nella raccolta di informazioni dall’estero, nell’analisi delle stesse e nella conduzione di operazioni segrete, con l’obiettivo primario di garantire la sicurezza nazionale israeliana. Ufficialmente istituito nel dicembre del 1949 dal presidente Ben Gurion come Istituto di Coordinamento, vide come primo direttore Reuven Shiloah, figura conosciuta nell’ambito delle operazioni speciali e diplomatiche dello Stato di Israele.

    Il sostituto di Shiloah, Isser Harel, già precedentemente direttore dello Shin Bet, riuscì a trasformare il Mossad in un’organizzazione altamente qualificata, in grado di eseguire operazioni segrete ad ampio raggio. Il primo trionfo significativo dell’agenzia avvenne nel 1960 con la cattura in Argentina di Adolf Eichmann, ex nazista, e il suo conseguente trasporto in Israele, per essere processato sotto l’accusa di crimini di guerra. L’episodio dimostrò l’abilità dell’agenzia di gestire operazioni ad alto rischio a livello internazionale, contribuendo alla sua elevazione come organizzazione di riferimento nel panorama dell’intelligence globale.

    Le operazioni del Mossad nei decenni successivi si sono susseguite in tutta la regione ma, per comprendere al meglio gli sviluppi odierni nel Levante, risulta necessario analizzarne in primis le missioni a target palestinese. In questo contesto, l’Operazione Ira di Dio (internazionalmente conosciuta come Operation Wrath fo God) si differenzia per le tecniche utilizzate e l’esito ottenuto. La missione venne infatti pianificata negli anni ’70 come risposta mirata al gruppo terroristico palestinese Settembre Nero, in seguito al massacro di Monaco durante le Olimpiadi del 1972. L’esito dell’operazione si tradusse in uccisioni selettive di individui potenzialmente coinvolti nell’attacco, evidenziando l’efficacia degli strumenti strategici di rintracciamento e neutralizzazione dell’agenzia.

    Tuttavia, essa sollevò anche numerose questioni etiche e legali riguardo alle uccisioni extragiudiziali attraverso l’utilizzo di assassinii mirati nelle operazioni di controterrorismo, avviando dibattiti che continuano ancora oggi a influenzare le pratiche dell’intelligence a livello globale.

    I segreti dietro l’attacco ad Hezbollah

    Come atto di abilità spionistica, l’attacco ai pager di Hezbollah dello scorso settembre si erge senza rivali, rappresentando una delle penetrazioni più brillanti e audaci da parte di un servizio di intelligence contemporaneo nei confronti di un nemico altamente equipaggiato come il gruppo sciita, mettendo in evidenza le capacità dell’organizzazione nell’ottenere informazioni vitali su un avversario noto per la sua vigilanza e resilienza.

    Tuttavia, i dettagli cruciali di questa impresa, nonché le controversie che ha successivamente suscitato all’interno dell’establishment della sicurezza israeliana, stanno solo ora emergendo alla luce. La prima fase dell’attacco, infatti, seppur posto in essere solamente quest’anno visto il susseguirsi delle tensioni nella regione, era in realtà stata pianificata già quasi un decennio fa – nel 2015 – tramite l’inserimento di walkie-talkie trappola nel territorio libanese. I dispositivi contenevano inizialmente un sistema di trasmissione occulto che consentiva al Mossad di avere accesso completo alle comunicazioni di Hezbollah, permettendo così allo Stato ebraico di spiarne i movimenti per anni. Riservandosi, quindi, la possibilità di trasformare i dispositivi in bombe solo in caso di crisi futura.

    In seguito, nel 2023, con la messa in commercio di nuovi pager caricati di potente esplosivo, Hezbollah ha finito per comprare i dispositivi trappola indirettamente dagli israeliani. Nonostante l’attenzione da parte dei leader del gruppo verso possibili sabotaggi, infatti, Hezbollah ha acquistato in massa pager marcati Apollo, società taiwanese riconosciuta nella distribuzione globale senza evidenti legami con interessi israeliani o ebraici.

    Come è emerso in seguito, i pager venivano fisicamente assemblati proprio nel territorio dello Stato ebraico, sotto diretta supervisione del Mossad. Tramite un’eccezionale impresa ingegneristica, sia la carica di esplosivo che la componente di accesso remoto del Mossad venivano abilmente nascosti in modo tale da risultare praticamente indetectabili, anche se sottoposti a radiografie. Per assicurare un danno massimo, l’esplosione poteva essere attivata attraverso una particolare procedura bifase necessaria a visualizzare messaggi criptati, per la quale era necessario premere due pulsanti differenti.

    In caso di esplosione, i membri di Hezbollah avrebbero così riportato ferite a entrambe le mani, azzerando la loro capacità di combattimento. Le esplosioni rappresentarono il primo di una serie di attacchi diretti al nucleo di uno dei più pericolosi nemici di Israele, devastandone successivamente i quartieri generali, la maggior parte degli arsenali e i principali centri logistici.

    Il Mossad oggi e possibili scenari futuri

    Oggi, il Medio Oriente si sta avvicinando sempre di più a un conflitto regionale su larga scala, con lo Stato ebraico che ha dichiarato di voler reagire ancora più duramente al massiccio bombardamento di missili balistici sparati dall’Iran lo scorso martedì sera. Fino a poche settimane fa, alcuni alti funzionari statunitensi credevano che, attraverso i suoi sforzi diplomatici e di deterrenza, la Casa Bianca fosse riuscita a prevenire con successo un attacco su larga scala da parte dell’Iran.

    Dopo la morte di Nasrallah, però, l’Iran sembra aver raggiunto il limite e, con Israele riluttante a trovare compromessi, l’attacco di martedì rappresenta forse il segnale più chiaro di come una guerra regionale sia ormai alle porte.

    Il Mossad giocherà un ruolo cruciale nella possibile risposta israeliana all’Iran, in uno scenario geopolitico estremamente teso, soprattutto ora che i Paesi del Golfo stanno esercitando pressioni su Washington affinché impedisca a Israele di attaccare le infrastrutture petrolifere iraniane. Una risposta, questa, che potrebbe rivelarsi fatale per l’economia di tutti i Paesi limitrofi nella regione.

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