spot_img
Altro
    HomeEsteriMedio OrienteSiria, Israele attacca Damasco in "difesa" dei drusi

    Siria, Israele attacca Damasco in “difesa” dei drusi

    Pubblicato il

    spot_img

    Proseguono in Siria gli scontri tra le forze del governo centrale di al-Sharaa e quelle druse. Mercoledì 16 luglio, Israele ha attaccato il palazzo presidenziale di Damasco. 

    Chi sono i drusi?

    I drusi sono un gruppo etno-religioso sincretico nato dall’islam sciita ismailita. I 700 mila drusi presenti in Siria, soprattutto nella provincia di Suwayda, sono sempre stati oggetto di violenze e soprusi a causa della loro fede, definita esoterica ed eretica. Molto importante fu il loro ruolo nella caduta, a dicembre 2024, di al-Assad, che pose fine alla guerra civile siriana iniziata nel 2011. 

    Successivamente, i drusi diedero vita a milizie armate, ad esempio la Brigata al-Jabal, ottenendo una parziale autonomia dopo la caduta del regime. In aggiunta, nel mese di maggio 2025 era sopraggiunto un accordo con Damasco – mai portato a termine – secondo cui queste stesse milizie sarebbero state integrate dalle forze di difesa druse all’interno dell’esercito siriano.

    Scontri tra drusi e beduini

    Gli scontri sono iniziati venerdì 11 luglio dopo che un gruppo di beduini avrebbe aggredito, picchiato e torturato un ortolano druso a bordo del suo furgone, di ritorno da Damasco. Questo fatto ha successivamente provocato una serie di violenze tra i due gruppi. Lunedì 14 sono intervenute le forze governative dispiegate dal ministero della Difesa siriano, riuscendo ad entrare a Suwayda e attuando una serie di rappresaglie contro la popolazione civile drusa, tra cui saccheggi ed esecuzioni. 

    In seguito, nella mattinata di martedì, è stato raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco tra le forze governative e i leader drusi meno estremisti, benché le violenze non si siano affatto fermate e l’esercito non abbia lasciato il territorio. Di qui alcune divisioni interne, a causa delle quali Al-Hijri, uno dei leader drusi, filoisraeliano e separatista, ha invitato la popolazione e i gruppi armati – con un video diffuso online – alla resistenza contro le forze governative.

    Il ruolo di Israele

    Martedì 15 luglio, sono intervenute le Forze di difesa israeliane (IDF), così come ordinato da Netanyahu e il ministro della Difesa Katz “per proteggere le comunità druse, alla luce dei profondi legami tra i cittadini drusi di Israele e i loro fratelli siriani”. Non è solo questo il motivo, però, dei raid israeliani: dietro alla volontà di proteggere la comunità drusa, presente in larga parte anche nelle Alture del Golan, vi è anche la volontà di mantenere smilitarizzata l’area a sud di Damasco, in seguito all’imposizione unilaterale del governo israeliano, che tuttavia non ha mai ricevuto il consenso del nuovo governo di al-Sharaa. 

    Il territorio a Sud della Siria, così come quello delle alture del Golan, di cui Israele ha occupato nuovi territori approfittando del vuoto di potere siriano, è ormai diventato una zona cuscinetto per il governo di Netanyahu. Il piano seguito dal premier israeliano ricalca la cosiddetta “politica periferica”, strategia volta ad assicurarsi alleanze con attori non arabi, tra cui drusi – per esattezza arabi, ma con cui Israele già da tempo attua una strategia di protezione – e curdi,  in modo tale da spezzare l’accerchiamento dei paesi arabi e diminuire la loro ostilità. 

    L’attacco israeliano su Damasco 

    Nella giornata di oggi, mercoledì 16 luglio, gli attacchi israeliani si sono intensificati. È stato bombardato il ministero della difesa siriano a Damasco. Sono attualmente in corso offensive sul palazzo presidenziale. Queste le parole di Netanyahu: “Cari drusi di Israele, la situazione nella Siria sudoccidentale è molto grave. Stiamo lavorando per salvare i nostri fratelli drusi e per eliminare le bande del regime. Non attraversate il confine. […] Tornate alle vostre case”.

    In conclusione

    Ad oggi le vittime, come riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito, sono in totale 248, anche se il numero è destinato a salire nelle prossime ore. Gli scontri con Israele e le forze druse non fanno altro che mettere in luce la fragilità del nuovo governo di al-Sharaa, che nel periodo di transizione dopo la fine della guerra civile non è riuscito a porre istituzioni competenti e rappresentative. 

    Questo clima di incertezza ha aperto la strada a nuove tensioni tra i molteplici gruppi etnici e religiosi presenti nella regione siriana che il governo centrale non riesce a controllare. Inoltre, da decenni viene avanzata la richiesta dei gruppi drusi di poter avere un ruolo attivo nella definizione del nuovo assetto statale. 

    Per quanto riguarda la tensione tra Siria e Israele, queste interferenze non sono ben viste dagli Stati Uniti, che da mesi stanno lavorando al progetto di allargamento degli Accordi di Abramo. Trump ha come obiettivo la stabilizzazione dei rapporti tra Damasco e Tel Aviv, anche e soprattutto in funzione anti-iraniana. Non è possibile ancora affermare se gli Stati Uniti interverranno con strumenti diplomatici per sedare gli scontri e se questi ultimi avranno riscontri negativi nei piani di Trump e Netanyahu.

    20250273

    Articoli recenti

    Regionali in Campania: il centrosinistra punta su Roberto Fico

    Dopo diverse settimane, il quadro delle prossime elezioni regionali sembra essersi delineato anche in...

    Decaro scioglie la riserva e sarà il candidato del centrosinistra in Puglia

    Arriva l’ufficialità per la candidatura di Antonio Decaro alla presidenza della Regione Puglia, dopo...

    Diffusione non consensuale di immagini: la tutela delle vittime

    Negli ultimi mesi è emerso un inquietante fenomeno legato alla diffusione online di immagini...

    I volenterosi riuniti a Parigi. Meloni contraria all’invio di truppe in Ucraina

    Dopo il vertice di agosto, giovedì 4 settembre c’è stato un nuovo incontro a...