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    Siria: un campo di battaglia aperto a tutti

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    In guerra civile dal 2011, la Siria è stata oggetto di un lunga carenza di attenzione, durata cinque anni, avviatasi con la sconfitta del ramo siriano dell’ISIS nel 2019, come se null’altro fosse successo nel mentre. Impossibile rimanere ora silenti, al deciso risveglio delle forze islamico-sunnite. Proprio pochi giorni dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Libano ed Israele, nuove movimentazioni militari sconvolgono il Medio Oriente. Questi fatti, però, non possono sorprendere.

    Gli ultimi avvenimenti

    Sabato 30 novembre Aleppo, nel settore settentrionale della Siria, è stata conquistata dalle milizie jihadiste, di cui il gruppo principale è costituito da Hayʼat Taḥrīr al-Shām, ovvero la “Commissione di Liberazione del Levante”, organizzazione islamico-sunnita, istituita nel 2017 da Abu Muhammad al-Jolani, già fondatore del ramo siriano di al-Qaida: l’obiettivo dichiarato delle milizie è quello di rovesciare il regime del presidente siriano Bashar al-Assad.

    Nella giornata di domenica, le forze dei ‘ribelli’ hanno continuato a prendere territorio, procedendo verso sud, ed in particolare verso la città di Hama, a 150 chilometri di distanza da Aleppo, minacciando la discesa verso la capitale Damasco.

    L’avanzata sembra essere stata incontrastata, con l’esercito regolare siriano che tempestivamente ha annunciato una “ritirata strategica” da Aleppo. Solamente in un secondo momento hanno avuto inizio i bombardamenti congiunti tra Russia ed aviazione regolare siriana, nonché quelli da parte di Washington ai danni delle milizie pro-Assad.

    Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito domandano la de-escalation, richiamando la risoluzione 2254/2015 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    Un campo di battaglia aperto a tutti

    Le dinamiche siriane sono il frutto di un intricato intreccio geopolitico, che coinvolge tutti i maggiori attori non solo a livello regionale, ma anche a livello extraregionale, con la partecipazione, a vario titolo, in favore di Assad, non solo della Russia, intervenuta militarmente in via ufficiale fin dal 2015, ma addirittura della Cina e della Corea del Nord, vedendo contrapposte, tra le altre, le forze statunitensi, alcuni alleati NATO, Israele, Giordania, Arabia Saudita ed ISIS.

    Non è di certo mancato ad Assad il sostegno dell’Iran, in termini diretti con la presenza in territorio siriano dei Pasdaran, nonché facendo leva, dal lato libanese, su Hezbollah, protagonista assai rilevante nella dinamica degli ultimi eventi.

    Gli ultimi conflitti, sia quello israelo-libanese, sia quello russo-ucraino, hanno inevitabilmente influenzato il contesto siriano, proprio alla luce del coinvolgimento di un così vasto numero di attori.

    Iran

    Come già detto Teheran ha sostenuto in maniera massiccia Assad. Vero è che la posizione all’interno del territorio siriano è stata gravemente indebolita anche dallo stesso Israele. Ne abbiamo avuto la manifestazione più evidente nel mese di febbraio, quando Israele ha colpito il consolato iraniano a Damasco.  

    Da considerarsi parimenti gli sforzi, in termini di sostegno, condotti dall’Iran anche in favore degli Houthi in Yemen, nonché l’implementazione dei rifornimenti di armi effettuati ad Hezbollah in occasione dello scontro di quest’ultima con Israele. Tutti questi fronti hanno portato Teheran ad una minore attenzione nei confronti della ‘questione siriana’, comunque mai di fatto placata.

    Alla luce degli ultimi eventi, l’Iran ha comunque immediatamente riaffermato il proprio sostegno alla Siria di Assad. Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, prima di recarsi a Damasco, dove nel pomeriggio di domenica ha incontrato il Presidente siriano, ha dichiarato che “L’Iran supporterà fermamente la Siria contro i terroristi“. 

    Il Presidente Masoud Pezeshkian, nel corso di una telefonata con il primo ministro dell’Iraq, nel corso della quale ha invocando l’unità dei paesi islamici in difesa della Siria, riferendosi a quanto sta accadendo in Siria, ha affermato: “Tali incidenti fanno parte dei feroci complotti del regime sionista per diffondere insicurezza, controversie e conflitti all’interno dei paesi islamici”.

    Hezbollah e Israele

    Lo sforzo nel conflitto con Israele abbia portato i miliziani di Hezbollah impegnati in Siria a rientrare in Libano. Tale movimento ha creato una bolla nella porzione di territorio siriano ad occidente, nella porzione confinante con il Paese dei cedri.

    Israele d’altro canto, vede a proprio favore una possibile futura recisione del traffico di armi iraniane che, attraversando la Siria, alimenta Hezbollah. Proprio Netanyahu afferma infatti un’attuale posizione di monitoraggio degli sviluppi.

    Russia

    La Russia, era senza dubbio intervenuta massicciamente in Siria a livello militare tra 2015 e 2020. Il conflitto in essere in Ucraina vede chiaramente coinvolte le forze di Mosca in altre aree geografiche, ma la Russia, pur non potendo garantire lo stesso impegno militare già dimostrato fino a quattro anni fa, non ha mancato di ribadire il proprio appoggio ad Assad a seguito degli ultimi avvenimenti: l’aviazione russa ha infatti condotto attacchi aerei contro le milizie jihadiste, in particolare ad Aleppo ed Idlib.

    Non solo: l’agenzia di stampa russa TASS, riporta che «Le forze armate siriane e russe hanno intensificato gli attacchi di precisione sulle posizioni dei terroristi, sui loro movimenti e sulle linee di rifornimento, eliminando decine di militanti».

    Non può di certo passare in secondo piano l’incontro svoltosi sabato tra Assad e Putin a Mosca.

    Un gioco di vuoti. La sofferenza di un popolo

    Un Iran impiegato su altri fronti, i miliziani di Hezbollah rientrati due mesi fa per il conflitto con Israele, la Russia impegnata in Ucraina: elementi che hanno creato una serie di vuoti militari che non sono stati riempiti dall’autorità siriana, che hanno dato adito ai nuovi attacchi delle forze jihadiste.

    In attesa degli inevitabili sviluppi, pensando a quel popolo siriano, vera unica vittima da più di un decennio, immerso in un silenzio assordante, chiudiamo con un passaggio televisivo dell’ambasciatore d’Italia in Siria, Stefano Ravagnan: “Ora il popolo siriano soffre di questo senso di isolamento, di non avere chi lo ascolta, e di essere noto solo per ‘problemi’. Questa sia un’occasione per riflettere sul dramma che in tredici anni ha distrutto questo Paese

    A cura di

    Yari Nicholas Turek – Direttore editoriale

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