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    Siti porno, dal 12 novembre l’obbligo della verifica dell’età: come funzionerà?

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    Dal 12 novembre l’Italia entrerà in una nuova fase della regolamentazione digitale, segnando una svolta importante in tutta Europa: i gestori di siti pornografici saranno obbligati ad attivare sistemi di verifica dell’età degli utenti che vogliono fruire dei loro contenuti, impedendone l’accesso ai minori.

    Una misura che nasce dalla combinazione tra una legge – il Decreto Caivano (DL n. 123/2023, convertito nella legge n. 159/2023) – e un regolamento dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).

    Si tratta di una svolta annunciata ma non per questo priva di interrogativi, e sono in molti a chiedersi come funzionerà esattamente la verifica e, soprattutto, se questa sarà realmente in grado di garantire la privacy. Come verrà accertata concretamente la maggiore età, quali sono i siti coinvolti e quali sono le possibili conseguenze di questa misura? 

    Come dovrebbe funzionare il meccanismo di verifica

    Nonostante quanto si legga sul web e sui social negli ultimi giorni, non sarà necessario inserire carte di identità o codici fiscali per accedere ai contenuti sessualmente espliciti. Bensì il sistema si baserà invece su due passaggi distinti: 

    1. una fase di identificazione gestita da un soggetto terzo certificato, che verifica l’età dell’utente – il verificatore;
    2. una fase di autorizzazione, in cui il sito riceve solo la conferma dell’avvenuta verifica, senza dati personali 

    È il cosiddetto meccanismo del “doppio anonimato” dove da una parte ci sarà un verificatore che non sa a quale sito l’utente sta cercando di accedere – e che non coincide né con lo Stato né con il sito stesso – e, dall’altra parte, ci sarà invece il sito al quale si tenta di accedere che riceverà solo la conferma della maggiore età senza alcuna informazione circa l’identità dell’utente.
    In teoria questo sistema dovrebbe garantire un equilibrio perfetto tra sicurezza e privacy. In pratica, però, si tratta di un meccanismo ancora tutto da testare il cui nodo principale risiede nella mancanza – ad oggi – di un elenco ufficiale dei fornitori accreditati e per l’ampia discrezionalità lasciata ai soggetti coinvolti.

    Tra protezione e controllo

    La misura nasce come protezione per i minori. Ma i dubbi restano. I minori di oggi, appartengono a una generazione nativa digitale, abituata ad aggirare limiti tecnologici con rapidità. Molti si chiedono non se, ma solo quanto tempo ci vorrà prima che si ricorra – nell’ipotesi migliore – all’uso di VPN o di altri strumenti per aggirare il blocco geografico. Altre ipotesi, meno felici ma realistiche, riguardano il timore che nascano canali nuovi, alternativi e quindi meno controllati e sicuri, dove si potrà accedere, anche, a materiale pornografico.

    Ma non solo; la stessa natura tecnologica della norma introduce una forma di controllo digitale che solleva interrogativi più ampi: si tratta di una politica di tutela o una nuova infrastruttura di sorveglianza? 

    E inoltre, chi sono i “soggetti terzi certificati” e chi controlla su essi garantendo la sicurezza nella gestione dei dati a loro affidati? Per rispondere, almeno a questa domanda, resta da attendere un elenco ufficiale di questi soggetti terzi.

    Quali sono i siti coinvolti? 

    La misura riguarda tutti i siti pornografici raggiungibili dall’Italia, indipendentemente dalla loro sede legale.

    Ma non solo: la normativa va oltre i soli siti per adulti. Proprio la delibera AGCOM si inserisce in un contesto più ampio di tutela nel quale al suo interno è possibile trovare la stessa delibera anche portali di gioco d’azzardo, vendita di alcolici e altri servizi vietati ai minorenni.
    Questo apre a una prospettiva ben più ampia nella quale il controllo dell’età potrebbe divenire uno standard per numerosi servizi digitali, una sorta di chiave d’accesso per tutta una serie di servizi online, prospettiva alla quale la stessa Unione europea sta guardando. Già Francia e Germania stanno sperimentando soluzioni simili seppur diverse dal modello italiano che resta, al momento, isolato in Europa.

    Implicazioni: libertà digitale ed efficacia

    Esperienze analoghe invitano alla cautela. In paesi nei quali sono state applicate restrizioni simili, si è notato che il traffico verso i siti in questione è diminuito poco.

    Ma non solo. Il problema non è di natura esclusivamente tecnica quanto più culturale: spostare il tema dell’educazione sessuale e digitale dalle scuole e dal dialogo con le generazioni interessate verso un filtro informatico e algoritmico, è la risposta giusta?

    La domanda, allora, non è più solo se il sistema funzionerà, ma se e a cosa servirà domani.

    Una questione che va oltre la norma

    Come ci ricordano diversi studiosi come Zygmunt Bauman e Shira Tarrant, La pornografia non è solo contenuto audio-visivo di consumo ma un vero e proprio fenomeno sociale e culturale e regolarla può essere più complesso di quanto non sembri in quanto si interviene – a tutti gli effetti – su percezioni, costumi, linguaggi e desideri.

    In ogni caso il 12 novembre segnerà un punto di passaggio verso un modello di identità digitale che lascia una serie di domande aperte, soprattutto in merito a privacy ed efficacia.

    20250425

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