Archiviata la fine dell’anno scolastico 2024/25, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha provveduto a prendere contezza di una problematica dilagante, l’abuso degli smartphone all’interno degli ambienti scolastici di ogni ordine e grado. Di qui la circolare n. 3392 del 16 giugno con cui si estende agli studenti delle scuole superiori di secondo grado “il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e, più in generale, in orario scolastico”.
Il divieto di utilizzo dei cellulari
La misura intrapresa da Giuseppe Valditara fa seguito alla nota ministeriale n. 5274, che nel luglio 2024 aveva disposto il divieto di utilizzare il cellulare “per gli alunni dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado”. Che sia tardiva o meno, gode comunque di un chiaro assetto scientifico a cui fare riferimento.
Numerosi i soggetti chiamati in causa per supportare la tesi della nocività correlata all’abuso dei social e degli smartphone da parte dei più giovani: in ordine sparso di importanza, il rapporto OCSE “From Decline to Revival: Policies to Unlock Human Capital and Productivity” 2024, l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – e l’Istituto Superiore di Sanità. I risultati univocamente sottesi sono arcinoti: calo del rendimento scolastico, dipendenze e relative ripercussioni negative sulla vita quotidiana, difficoltà relazionali e di concentrazione, isolamento sociale.
Gli effetti della dipendenza da smartphone
Sulla scorta di queste evidenze, viene pressoché spontaneo chiedersi se l’estensione del divieto d’utilizzo degli smartphone sia stato in qualche modo sospinto dai recenti fatti di cronaca registrati all’ospedale San Luigi di Orbassano, ove un quindicenne è stato trattato con terapie ansiolitiche intramuscolari ed endovenose in seguito ad uno stato di forte agitazione psicomotoria, a tutti gli effetti una crisi d’astinenza. Mentre nel caso in oggetto alla base vi è un sequestro coattivo del cellulare da parte dei genitori, con buona probabilità situazioni simili – benché meno gravi – sono piuttosto diffuse.
I motivi sono presto detti: come riferito da Gianluca Rosso, medico chirurgo di guardia nel momento in cui l’adolescente ha fatto accesso al pronto soccorso, “l’utilizzo dello smartphone crea un legame con l’oggetto molto simile a quello ottenuto da altre sostanze d’abuso come alcol, sigarette e stupefacenti. Tutte portano a uno stimolo continuo del sistema dopaminergico, al quale il cervello si abitua e del quale poi sente la necessità“. Di qui l’auspicio del ministro Valditara al ritorno dell’uso “del libro, della carta e la penna”.
In Europa
Altrettanto implicito è chiedersi cosa accade al di là delle Alpi: nel panorama europeo, la Francia ha fatto da pioniera nel 2018 introducendo il divieto completo, mentre la Finlandia ha approvato nel 2025 una legge che limita l’uso durante l’orario scolastico. Austria, Francia, Ungheria, Slovacchia e Svezia hanno aderito alla proposta italiana presentata il 12 maggio a Bruxelles per eliminare i cellulari dalle scuole dell’Unione europea almeno fino ai 14 anni.
Scuola e mancata comunicazione
Quanto accaduto ad Orbassano deve però fungere come campanello d’allarme per l’intero sistema scolastico ed educativo. Dunque, se da un lato i singoli istituti saranno chiamati ad aggiornare i propri regolamenti scolastici, introducendo specifiche sanzioni disciplinari in caso di oltraggio delle norme, dall’altro vale la pena considerare che quanto legiferato altro non è che un palliativo in assenza di dialogo e disponibilità all’ascolto. Questo perché, per ironia della sorte, le aule che dovrebbero formare alla vita adulta sono spesso le stesse che arrancano nella gestione e nell’individuazione delle problematiche giovanili.
Basti pensare che, mentre il Ministero va tronfio dell’aumento delle iscrizioni ai licei per l’anno scolastico 2025-26, nel 2024 la percentuale di giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi è stata pari al 9,8%, con picchi importanti nel Sud, ove ci si è attestati al 12,4%. Ma non è solo una questione di mancato proseguimento degli studi: in molti casi, ciò che viene a mancare è la fiducia nel corpo docente e nelle stesse istituzioni, la cui funzione cardine viene traslata nei social, universi a sé stanti ove tanti giovani spendono quotidianamente molte ore, sottraendole in svariati casi alle relazioni tra pari e allo studio.
In definitiva
La circolare diramata dal Ministero non può che essere accolta con favore e sollievo da parte dell’intero comparto docente, ma deve al più presto essere affiancata da interventi mirati e strutturali di tipo psicologico, così da eliminare alla radice le ragioni dell’abuso dei telefoni e dei social e, al contempo, ristabilire la comunicazione e la fiducia con le nuove generazioni.
20250233