A seguito di un sondaggio condotto sui principali social media riguardo l’utilizzo dei cellulari in classe, è emerso un netto favore per il divieto di tali dispositivi durante le ore scolastiche. Molti degli intervistati hanno sottolineato come i cellulari siano spesso fonte di distrazione dalle lezioni, compromettendo la concentrazione degli studenti e influenzando negativamente sull’apprendimento. Inoltre, è stato evidenziato il rischio che il loro utilizzo possa favorire fenomeni di bullismo e cyberbullismo, creando situazioni di isolamento e conflitto tra i compagni. Infine, è stato osservato come i dispositivi mobili possano interferire con la qualità delle relazioni sociali, impedendo ai giovani di sviluppare interazioni autentiche e significative tra loro.
Tuttavia, vi è anche chi sostiene benefici di tali dispositivi, riconoscendo il loro valore nell’offrire accesso a risorse educative e nel fornire supporto a quegli alunni che necessitano di strumenti specializzati per un apprendimento più personalizzato e inclusivo.
LA NOTA DEI SOCIAL: I CELLULARI CONTINUANO A DISTURBARE GLI ALUNNI
Che sia consentito o meno, il cellulare in classe dovrebbe essere vietato.
Questo è il pensiero condiviso dalla grande maggioranza del popolo dei social, testimoni anche di un sondaggio che ha suscitato una vivace partecipazione, condividendo tale misura, vista come un passo importante per ridurre le distrazioni in classe e migliorare la qualità dell’insegnamento.
Secondo i partecipanti, per la maggior parte studenti e docenti, il motivo principale per cui i dispositivi andrebbero vietati è la distrazione che causano durante le lezioni, infatti, pur essendo un utile strumento didattico (se usato correttamente), rappresenta una fonte costante di disattenzione in quanto il cellulare finisce per favorire un atteggiamento passivo.
Purtroppo, è frequentemente osservabile come gli studenti, pur essendo forniti delle più moderne risorse digitali messe a loro disposizione dalle istituzioni scolastiche, non ne facciano un uso pienamente consapevole e responsabile. Talvolta, questi strumenti, che dovrebbero essere canali privilegiati per l’apprendimento e lo sviluppo intellettuale, vengono utilizzati per scopi ludici o per intrattenimenti di natura futili, come giochi elettronici o conversazioni informali. Non di rado, i ragazzi si abbandonano a pratiche distrattive, utilizzando i dispositivi per chattare o, ancor più problematicamente, per accedere indebitamente agli account di altri compagni, dando vita a situazioni di malinteso e disagio.
Il cellulare, inoltre, rappresenta non solo una finestra verso il mondo virtuale, ma anche una via di fuga dall’immediatezza e dalla serietà del momento scolastico. La continua stimolazione sensoriale proveniente dalle notifiche, dai social e dalle app genera una sorta di dipendenza che sottrae loro concentrazione e riflessione, rendendo più arduo il coinvolgimento nelle lezioni, che richiedono invece un impegno più profondo e riflessivo. Così, in un’epoca dominata dalla velocità dell’informazione, i giovani sembrano preferire il frenetico e superficiale consumo di contenuti digitali al lento e paziente processo di apprendimento che la scuola impone.
La loro inclinazione a cadere in “distrazioni digitali” ostacola visivamente anche la capacità di sviluppare abilità critiche e analitiche poiché, come accennato, tendono a essere facilmente tentati da notifiche, messaggi e social media, riducendo la loro capacità di comprensione.
Una tale condizione di “esilio virtuale” potrebbe avere ripercussioni anche sulla produttività del gruppo classe che va ben oltre la semplice condivisione di uno spazio fisico: esso è un contesto fondamentale per lo sviluppo delle competenze sociali, per la promozione dell’apprendimento, la creazione di un ambiente di supporto e di inclusione, la formazione di un’identità collettiva e sviluppo del senso di responsabilità.
L’effimera ricerca del possesso e della superficie sembra prevalere sul più profondo e duraturo valore della conoscenza.
“Non c’è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione” scriveva Kant, ma quest’ultima deve essere tale da garantire la giusta consapevolezza di quanto “l’uomo migliore è colui che non si è mai chinato di fronte ad una tentazione materiale” (Fedor Michajlovic Dostoevskij).
GLI SMARTPHONE CREANO AMBIENTI DI “SOLITUDINE DIGITALE”
Oggigiorno i ragazzi sono sempre più prigionieri dei loro dispositivi mobili, come se fossero caduti in una sorta di dipendenza da un incessante flusso di notifiche e interazioni virtuali, sacrificando così la riflessione interiore, il dialogo diretto e la piena immersione nella realtà che li circonda.
Ciò avviene anche tra i banchi di scuola, motivo per cui gli studenti risultano sempre più negligenti e assenti, ritirati nelle loro “solitudini digitali”, privandosi di vantaggiose occasioni di interazione autentica.
Episodi più rilevanti sono stati individuati durante i minuti di intervallo dalle lezioni, momenti in cui i ragazzi, anziché socializzare e confrontarsi, tendono a isolarsi allontanandosi da esperienze di condivisione, ciò che dovrebbe portarli a realizzarsi poiché le relazioni sono alla base di un’azione pedagogica orientata all’essere per “natura” collaborativi e creativi.
A causa di un’identità digitale strutturata, i ragazzi interagiscono poco, evitano discussioni e interazioni di qualsiasi tipo, anzi una chiusura del genere li porta a non saper gestire le proprie emozioni, quindi provare difficoltà nell’affrontare critiche o confronti diretti.
A ciò si sovrappone l’ulteriore circostanza della pandemia che ha reso i ragazzi più vulnerabili, intensificando il loro senso di inadeguatezza e isolamento.
TECNOLOGIE DIFFUSE, AGGRESSIONI PROFUSE
Connessi costantemente ai social network e alle piattaforme digitali, i giovani sono esposti a una quantità di informazioni e interazioni che possono facilmente sfociare in dinamiche di esclusione e prevaricazione.
Secondo uno studio approfondito e riportato nel testo Il bullismo e il cyberbullismo a scuola. Strategie educative e interventi, “gli effetti psicologici delle tecnologie mobili sui giovani si rivelano estremamente dannosi poiché alimentano forme di violenza e fenomeni di bullismo”1.
Tali episodi sono oggi esacerbati dall’uso di tecnologie avanzate che permettono di agire nell’anonimato, permettendo la diffusione di contenuti offensivi e umilianti con estrema facilità, motivo per cui la portata e l’intensità di attacchi psicologici che, in passato, si limitavano ai confini fisici della scuola, oggi risultano quintuplicati.
Da non sottovalutare anche l’ingente aumento dei casi di aggressività contro gli insegnanti da parte degli alunni, influenzati dalle tendenze e dai comportamenti che circolano sui social. Si avverte da parte loro un certo bisogno di ‘entrare nel gioco’ dei trend virtuali, quel disperato bisogno di ottenere visibilità e approvazione che li spinge ad imitare o creare contenuti di disprezzo e denigrare figure educative.
Il contrasto al bullismo nei confronti dei docenti richiede un intervento a più livelli, che coinvolga non solo le scuole, ma anche le famiglie e le istituzioni chiamate a promuovere una cultura del rispetto e dell’empatia.
Nei vari dibattiti, pubblici e privati, l’idea che prevale è quella secondo cui le politiche scolastiche devono essere rigorose nel condannare qualsiasi forma di bullismo. È importante che le scuole adottino una zero tolerance nei confronti del bullismo, con procedure chiare per la gestione dei casi, che coinvolgano anche le famiglie e, se necessario, le forze dell’ordine.
CELLULARE IN CLASSE: UN BUON COMPAGNO DI BANCO PER L’APPRENDIMENTO E LA CREATIVITÀ?
Contrariamente a quanto sopra riportato, ci sono delle valutazioni differenti, pur sempre legittime, “di tipo pedagogico, educativo e didattiche di chi dello smartphone sottolinea il forte valore inclusivo, collaborativo e creativo, di facilitazione all’accesso ai contenuti importanti che arricchiscono le attività in classe”2.
Non è un mistero, dunque, che grazie a internet gli studenti hanno la possibilità di accedere a risorse educative in tempo reale, ed è a questo che si appellano i numerosi sostenitori dei “dispositivi democratici”. Internet, infatti, è una fonte inesauribile di informazioni, che può arricchire le lezioni con contenuti multimediali come video, articoli, tutorial e approfondimenti.
Tuttavia, le loro competenze digitali risultano ormai necessarie e indispensabili anche nel mondo del lavoro per cui questi dispositivi, secondo i suddetti, risultano tutt’altro che dannosi, anzi degli alleati potenti dell’apprendimento.
Come in molti sostengono, i cellulari in classe potrebbero essere di grande aiuto anche per gli studenti che affrontano difficoltà di apprendimento, poiché offrono una vasta gamma di strumenti che permettono di personalizzare l’esperienza educativa e rispondere alle diverse esigenze. Questi dispositivi mobili, per esempio, potrebbero rivelarsi molto utili per coloro che si trovano a dover affrontare difficoltà di lettura o dislessia o per gli studenti con disturbi dell’attenzione o iperattività.
In definitiva, se utilizzato con consapevolezza e discernimento, il cellulare potrebbe rivelarsi un valido e insostituibile compagno di banco dell’apprendimento. Questo strumento, in grado di connettersi a un universo di conoscenze e risorse infinite, si erge quale ausilio prezioso per il cammino educativo degli studenti.