L’Italia è di nuovo al centro di un caso che mette in discussione la tenuta delle sue istituzioni democratiche. Lo spyware Paragon, uno strumento di sorveglianza in dotazione a diversi stati democratici, sarebbe stato utilizzato per accedere ai dispositivi di soggetti della società civile, tra cui giornalisti e attivisti politici. Il Governo ha tentato di minimizzare la questione, ma le ombre sulla vicenda sono tante e tutto ciò potrebbe segnare un ulteriore passo verso un modello autoritario di gestione del potere.
Spyware Paragon
Il caso scoppia in Italia quando Meta comunica a Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Luca Casarini, fondatore di Mediterranea, che i loro dispositivi erano stati violati da uno spyware al fine di accedere a informazioni contenute nei loro cellulari. Il software, sviluppato in Israele, fornito in dotazione unicamente agli Stati Uniti e ai suoi alleati più stretti, già bandito da diversi Paesi per le sue capacità intrusive, viene installato sui dispositivi senza che vi sia alcuna attività da parte delle vittime, se non la ricezione di un file che permetterebbe l’accesso completo allo smartphone e a quel che transita anche su app crittografate.
Un mezzo così sofisticato, secondo quanto afferma la società Paragon che gestisce il software, viene fornito solo a Stati democratici e non a organizzazioni private. Dunque, considerato che i due soggetti italiani vittime di spionaggio hanno sempre dimostrato posizioni avverse rispetto al Governo, il cerchio si restringerebbe.
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno negato qualsiasi utilizzo illecito, nonostante la stessa società di spyware abbia interrotto il contratto con il governo italiano in seguito alla vicenda riportata dai giornali. Tutte le organizzazioni di sicurezza statali hanno smentito l’utilizzo ingiustificato del software, compresi i vertici dei servizi di intelligence davanti al Copasir, comitato parlamentare che esercita controllo sull’operato dei servizi segreti italiani.
Le reazioni delle forze politiche
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, si è limitato a negare qualsiasi uso improprio dello spyware da parte del Governo, affermando che le leggi sono state “rigorosamente rispettate” e minacciando azioni legali contro le accuse infondate.
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, in seguito alle affermazioni poco convincenti del Ministro, ha espresso preoccupazione, dichiarando che, “se il governo non vuole risponderci con estrema chiarezza in Aula, sarebbe la fine della democrazia parlamentare“. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sottolineato la gravità della situazione, affermando che è dovere del governo fare chiarezza su chi ha autorizzato tali attività di sorveglianza e per quali motivi.
Mentre il Governo arranca nel tentativo di insabbiare la vicenda, le opposizioni hanno colto l’occasione per chiedere una commissione d’inchiesta ma, con un Parlamento guidato dalla maggioranza, è difficile immaginare che emergano risultati concreti. La magistratura intanto si muove con cautela, consapevole di quanto sia alto il rischio di finire nel mirino del potere politico.
La cultura del controllo
Nonostante il Governo affermi di non aver usato Paragon illecitamente contro i soggetti della società civile coinvolti nella vicenda, è un dato di fatto che sia il direttore Cancellato che Luca Casarini siano stati spiati. In virtù di ciò, secondo il direttore di Fanpage, Giorgia Meloni e i suoi Ministri dovrebbero muoversi affinché si faccia luce su quanto accaduto, inquadrando i responsabili di una simile violazione della privacy indegna per uno stato democratico. Il problema, tuttavia, non è solo l’uso di Paragon, ma la cultura del controllo che questo Governo sta portando avanti, in cui si rischia di sacrificare sempre di più dei principi fondamentali come la libertà d’espressione e la tutela della privacy.
Il caso Paragon non è un episodio isolato, ma deve essere inquadrato in un contesto in cui lo scontro tra poteri dello Stato è ai massimi storici. Se fosse dimostrato che Paragon ha sospeso il contratto con il Governo italiano perché veniva usato contro oppositori politici e giornalisti, ci troveremmo di fronte ad un abuso di potere di grandi proporzioni. In aggiunta, il fatto che l’esecutivo si rifiuti di fornire risposte chiare sulla vicenda la dice lunga sulla direzione che sta prendendo il nostro Paese.
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