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    Taiwan: nuove dimostrazioni cinesi e paura del disimpegno USA

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    L’espansione militare cinese e l’avvicinamento delle multinazionali di Taipei agli Stati Uniti stanno incrinando ancora di più il complesso rapporto diplomatico tra Repubblica Popolare Cinese e Taiwan. La situazione sembrerebbe quasi essere precipitata negli ultimi giorni. 

    Taiwan oggi: tensioni e futuro geopolitico

    Il 17 marzo 2025, il Ministero della Difesa di Taipei ha denunciato il massiccio schieramento da parte della Cina di 59 aerei da combattimento e 9 navi da guerra attorno all’isola. Le operazioni, che hanno incluso l’intrusione di 43 caccia cinesi oltre la linea mediana dello Stretto, hanno suscitato forti preoccupazioni per la sicurezza regionale. 

    Le immagini delle manovre militari, prontamente diffuse sui social media, mostrano una crescente pressione militare su Taiwan da parte delle forze armate della Repubblica Popolare Cinese.

    Le manovre militari cinesi

    Le esercitazioni militari cinesi sono state condotte tra domenica 17 e lunedì 18 marzo, e la loro entità ha spinto Taiwan a rispondere con una mobilitazione aerea e navale, oltre a un rafforzamento dei sistemi missilistici di difesa. 

    Le immagini diffuse dal Ministero della Difesa taiwanese ritraggono le navi da guerra cinesi, tra cui il cacciatorpediniere Guilin e le fregate Wenzhou e Jingzhou, mentre droni cinesi sorvolano le acque intorno all’isola.

    Taipei ha immediatamente inviato pattugliamenti per monitorare la situazione e rispondere alla minaccia, intensificando così l’allerta nelle acque dello Stretto. Le manovre militari della Cina non sono state giustificate come una semplice dimostrazione di potere, ma come un’azione “necessaria e legittima” per difendere la sovranità territoriale della Repubblica Popolare Cinese

    Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha ribadito che l’esercito di Pechino è “pronto a combattere in qualsiasi momento” per fermare ciò che viene considerato come un processo di separazione di Taiwan dalla madrepatria. 

    La Cina ha descritto le esercitazioni come una risposta “decisa” agli interventi stranieri e al sostegno delle forze indipendentiste taiwanesi, alimentando ulteriormente la retorica anti-occidentale. Queste esercitazioni sono arrivate dopo che il presidente taiwanese, Jimmy Lai, aveva accusato la Cina di cercare di infiltrarsi nella società taiwanese con l’intento di minare la stabilità interna dell’isola.

    Le implicazioni geopolitiche

    Le tensioni su Taiwan sono in continua crescita, non solo per l’intensificazione delle operazioni militari, ma anche per le modifiche nelle politiche internazionali. La Cina ha reagito duramente alla recente modifica del sito web del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, in cui è stato rimosso il riferimento al principio di “Una sola Cina”. Questo cambiamento, secondo Pechino, segnala un pericoloso allentamento della posizione statunitense nei confronti di Taiwan, incentivando così il separatismo. 

    La retorica cinese sembrerebbe essere incentrata dunque su un percepito crescente allineamento tra gli Stati Uniti e Taiwan. Nel frattempo, la comunità internazionale sta seguendo da vicino gli sviluppi. Le dichiarazioni congiunte dei rappresentanti diplomatici del G7 hanno condannato le esercitazioni come “illegali, provocatorie, coercitive e pericolose”, esprimendo preoccupazioni per la destabilizzazione della regione Asia-Pacifico. 

    Le crescenti tensioni potrebbero avere ripercussioni anche sull’equilibrio globale, poiché Taiwan rappresenta un nodo cruciale per la sicurezza e la geopolitica della regione, nonché un punto focale della competizione tra Stati Uniti e Cina. 

    Taiwan e la paura del disimpegno USA

    È necessario considerare comunque che, pur valutato il fatto che gli Stati Uniti si sono avvicinati ulteriormente a Taiwan dal punto di vista economico e commerciale, Taiwan, alla luce della politica estera della presidenza Trump, teme un forte disimpegno statunitense nel Pacifico. Nonostante le dichiarazioni pubbliche di supporto, il governo di Taipei si preoccupa che l’amministrazione americana possa ridurre il proprio impegno militare e diplomatico nella regione, lasciando una Taiwan vulnerabile alle ambizioni espansionistiche della Cina. 

    Per rispondere a questa preoccupazione, Taiwan ha cercato di garantirsi il supporto di Donald Trump, tramite un rafforzamento dei legami in materia di sicurezza con Washington, puntando su nuovi acquisti di armi statunitensi.

    Il viceministro degli Esteri di Taiwan, Francois Wu, ha recentemente dichiarato che il governo taiwanese sta cercando un modo per rafforzare il rapporto di sicurezza con gli Stati Uniti, anche se non ufficialmente. “Stiamo pregando affinché ciò avvenga”, ha detto Wu, sottolineando che l’annuncio di nuovi acquisti di armamenti americani invierà un messaggio chiaro alla Cina: Taiwan non sarà facilmente conquistata.

    Tale mossa arriva in un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza dell’isola, che ha recentemente annunciato un incremento della spesa per la difesa, portandola a oltre il 3% del PIL. Tuttavia, il presidente americano Donald Trump aveva suggerito che Taiwan dovrebbe destinare almeno il 10% del suo PIL alle spese militari. Questo aumento dei fondi per la sicurezza avrà come risultato inevitabile l’acquisto di più armi americane, visto che altri fornitori, come quelli europei, risultano meno disposti a vendere armi in questa regione.

    In definitiva

    Le risposte diplomatiche di Cina e Stati Uniti e le tensioni crescenti sembrano indicare che il futuro globale sarà caratterizzato da una competizione tra potenze globali. Le scelte economiche e politiche di oggi potrebbero segnare le linee di frattura definitiva tra Taiwan e Cina. Quello che c’è da chiedersi è se tale frattura porterà all’apertura di un nuovo fronte bellico.

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