“L’età dell’oro comincia adesso”. Con queste parole Donald Trump torna ufficialmente al potere, diventando il quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti, quello che lui stesso ha definito uno “storico comeback politico”.
Con una cerimonia sfarzosa e un discorso tutto incentrato sull’orgoglio nazionale, nella giornata di lunedì 20 gennaio Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca. Ieri, come otto anni fa, sono state molte le critiche fatte al discorso d’insediamento del neo-Presidente, provenienti sia dall’estero che da suoi connazionali.
GLI OSPITI INTERNAZIONALI
Per la prima volta nella storia statunitense capi di governo e capi di stato esteri hanno assistito alla cerimonia d’insediamento del Presidente. La presenza di esponenti dei maggiori partiti conservatori mondiali dimostra quanto, da oggi, saranno preziosi i contatti personali con il nuovo Presidente degli Stati Uniti, soprattutto dal momento che le politiche estere del nuovo governo americano promettono di ritornare a un periodo di informalità, ma anche di aggressivo isolazionismo.
Tra gli ospiti internazionali il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni e il Presidente argentino Javier Milei, ma anche gli ex premier britannici Boris Johnson e Lizz Truss. Quest’ultima poco prima dell’inaugurazione ha gioito pubblicamente per il ritorno di Donald Trump nello Studio Ovale in un post su X: “Il nuovo mandato arriva giusto in tempo: l’Occidente ne ha bisogno”.
La presenza di Giorgia Meloni è stata giustificata da lei stessa come favorevole alla costruzione di un ponte tra Stati Uniti e Unione Europea, soprattutto contando che Trump non ha invitato nessun rappresentante delle istituzioni dell’Unione alla cerimonia. Erano infatti assenti sia la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, sia il Presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa.
Gesto simbolico non indifferente di Trump è stato quello di ospitare anche grandi oppositori di Vladimir Putin, tra cui Salome Zourabichvili, l’ex Presidente della Georgia.
I GRANDI ASSENTI
Come invece da costume, erano presenti i quattro ex Presidenti americani ancora in vita, quasi tutti accompagnati dalle rispettive first ladies, ma con una grande assente: Michelle Obama.
Tra gli altri politici di spicco che non si sono presentati alla cerimonia troviamo l’ex speaker della Casa Bianca, Nancy Pelosi, e la deputata del Partito Democratico Alexandria Ocasio-Cortez, che ha ribadito il suo declino dell’invito su Instagram: “Sia chiaro: io non festeggio gli stupratori”.
Presente, ma non partecipativo, seduto imbronciato tra i suoi colleghi, Bernie Sanders ha manifestato così la sua insofferenza verso l’elezione di Donald Trump.
L’OLIGARCHIA
Solo pochi giorni fa Joe Biden aveva parlato così nel suo ultimo discorso ufficiale alla nazione: “Oggi sta prendendo forma in America un’oligarchia dall’estrema ricchezza, potere e influenza”. Quasi a confermare il distopico anticipo di Biden, in primissima fila all’inaugurazione una schiera di multimilionari, amministratori delegati delle più grandi aziende tech e social del mondo: il fondatore di Facebook e Meta Mark Zuckerberg (che all’inizio del mese aveva annunciato la rimozione del fact-checking e la riduzione della censura su tutte le piattaforme Meta), il creatore di Amazon Jeff Bezos, il CEO di Apple Tim Cook, l’amministratore delegato di Tesla e proprietario di X Elon Musk, il capo di Google Sundar Pichai, quello di OpenAI Sam Altman e persino il CEO di TikTok, Shou Zi Chew.
Meno di una decina di persone, ma con un patrimonio totale di circa 1,5 triliardi di dollari complessivi. Era poi presente Rupert Murdoch, tra i capi della News Corporation, compagnia che possiede Fox News, Wall Street Journal, the Sun e the Times. Per molti non un buon pronostico: le previsioni conducono a pensare a un controllo diffuso dei mezzi di comunicazione di massa.
L’EFFETTO TIKTOK
Dopo lo stop di un paio di giorni fa alla piattaforma negli Stati Uniti, confermato dalla Corte Suprema, TikTok è tornato a funzionare proprio nella giornata dell’innaugurazione del neo-presidente, mostrando agli user un messaggio quasi di ringraziamento nei confronti di Trump, colui che aveva inizialmente voluto bannare il social di proprietà cinese.
L’opinione pubblica statunitense e globale si è divisa sul tema: alcuni hanno ritenuto che il ritorno di TikTok fosse stato pensato proprio in prospettiva di una diretta dell’evento, altri hanno sottolineato la forte sincronia con un passo di 1984 di George Orwell, che descrive una delle tipiche mosse per ottenere consensi nei regimi autoritari:
“A quanto pareva, vi erano state anche manifestazioni di ringraziamento al Grande Fratello per aver aumentato la razione settimanale di cioccolato, portandola a venti grammi. Ma se appena ieri, pensò Winston, avevano annunciato che la razione di cioccolato doveva essere abbassata a venti grammi! Possibile che potessero mandare giù una balla simile a distanza di sole ventiquattr’ore? Sì, era possibile”.
PAROLE PIÙ FREQUENTI
Libertà, stranieri, sogno, restaurazione, Panama: queste secondo YouTrend sono state le parole usate più frequentemente nel discorso d’insediamento di Trump (escluse quelle come Paese, America, e cittadini, che sono comuni nei discorsi di questo tipo). Un bel cambiamento di rotta rispetto a quelle usate nel 2021 da Biden (democrazia, storia, unità, guerra), ma nemmeno troppo distanti da quelle del 2017 (sogni, Dio, lavoro, potere, ricchezza).
L’AMERICA DI IERI
Prima di iniziare a parlare di quelli che saranno gli Stati Uniti durante il suo mandato, Donald Trump ha parlato di quell’America che secondo lui i cittadini si stanno lasciando alle spalle, condannando “l’aggressiva, violenta e poco giusta militarizzazione” del Dipartimento di Giustizia, che dal 2020 ha portato avanti investigazioni e tentativi di perseguirlo per la contestazione delle elezioni di quell’anno. Secondo Trump, poi, il suo mandato servirà per “invertire gli orrendi tradimenti” e per migliorare la situazione creata dal “radicale e corrotto establishment” che a detta sua ha portato via potere e benessere economico dai cittadini americani.
L’AMERICA DI DOMANI
Il discorso di Trump è stato tra i più brevi della storia degli insediamenti alla Casa Bianca: è durato solo trenta minuti. Tra i punti salienti troviamo la promessa di ripristinare la libertà di parola e quella di interrompere la “censura governativa”, ma anche la dichiarazione d’emergenza nazionale, sia in fatto di energia sia d’immigrazione: ciò permette la riapertura dei processi di estrazione energetica, ma anche la possibilità di mandare militari ai confini sud del paese, per limitare drasticamente il numero di richiedenti asilo che entrano negli Stati Uniti.
A proposito di clima Trump durante l’insediamento ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima (per la seconda volta). Mentre firmava dopo la cerimonia il documento per mettere in pausa le regolamentazioni, ha detto: “Vi immaginate Joe Biden a fare questo?”, confermando la sua tendenza a prendere decisioni per ripicca nei confronti dei suoi avversari politici.
Tra le varie cose ci sono anche le particolari rivendicazioni territoriali del Presidente: dalla “colonizzazione” di Marte, al cambiamento del nome del Golfo del Messico in “Golfo d’America”, fino alla volontà già esplicitata di “riprendersi” Panama perchè, secondo Trump, lo stretto sarebbe sotto l’effettivo controllo cinese.
Uno dei momenti che ha generato più clamore è stato quando il neo-eletto ha sottolineato che la sua amministrazione riconosce e riconoscerà solo due generi, quello femminile e quello maschile, e fermerà gli sforzi per “forzare la razza e il genere in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata”. Grande il boato causato dall’affermazione, a conferma di quanto i temi civili, sui quali il contrasto con i democratici era stato il più evidente durante la campagna elettorale, siano ancora ciò su cui puntare per Trump per costruire un forte legame con il suo elettorato.
DEPORTAZIONI SU DEPORTAZIONI
Quindi tra i grandi temi della neo-amministrazione, come già detto, c’è la battaglia contro l’immigrazione clandestina. Non a caso a Chicago, considerato il primo obiettivo delle politiche anti-migratorie di Trump, sono giorni che ci si prepara alle deportazioni di massa.
Nella città dell’ex Presidente Barack Obama, circa il 18% della popolazione è composto da immigrati; su 1,7 milioni di persone, circa 829 mila sono a rischio deportazione; un bambino su tre ha un genitore immigrato e il 91% di loro è cittadino americano, e rischia di non poter più vivere con entrambi i genitori. Proprio per questo alcuni immigrati hanno fatto piani per l’assistenza ai bambini in caso di separazione forzata, mentre altri hanno installato telecamere di sicurezza sulle loro porte, anticipando l’arrivo degli agenti dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement). Forte è inoltre la paura per il ritorno della pratica degli arresti di massa nei posti di lavoro, comuni sotto la precedente amministrazione Trump, e sospesi da quella di Biden.
I DAZI E I PROBLEMI PER L’EUROPA
La paura è un sentimento presente anche al di fuori degli Stati Uniti a causa del ritorno di Trump. Con l’arrivo dei già annunciati dazi da parte della nuova amministrazione, molti paesi rischiano un calo dell’export, tra questi anche l’Italia. Confartigianato stima una perdita superiore agli 11 miliardi, tra le più alte in Europa. Il made in Italy è presente nei mercati statunitensi soprattutto con prodotti farmaceutici, alimentari, bevande, tabacco, e apparecchi elettrici, ma a risentire maggiormente delle scelte protezionistiche del nuovo governo Trump sarebbero i settori della moda, delle autovetture, dei mobili, del legno, dei metalli, della gioielleria e dell’occhialeria, e le regioni Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lazio.
Oltre che per i dazi, l’ansia risiede per il futuro della situazione ambientale, difensiva e bellica. L’ampio criticismo di Trump nei confronti della NATO e il ridotto supporto alla sicurezza europea complicheranno la situazione globale.
Con un ordine esecutivo gli Stati Uniti sono oggi usciti dall’OMS – privando l’istituzione del suo maggiore finanziatore economico e fonte di ricerca -, e anche dall’Accordo sul clima di Parigi, che non sarà un ritiro automatico (ci vogliono 12 mesi dalla notifica ufficiale), ma che comunque mette a serio rischio tutti: gli Stati Uniti sono tra i principali emettitori di gas serra dopo la Cina.
CAPITOL HILL
Oltre a pericolose mosse sul piano internazionale, Trump, dopo aver omesso il tema dal discorso principale, ha immediatamente concesso la grazia a quasi tutti i 1600 manifestanti-occupanti di Capitol Hill, ripetendo al termine dell’innaugurazione (quando Biden era già andato via) che le elezioni del 2020 fossero state “truccate”, e che l’attacco del 6 gennaio 2021 sarebbe poi stato responsabilità di Nancy Pelosi.
Tra braccia tese e disperazione di molti, iniziano così i prossimi quattro anni di mandato presidenziale.
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