Si è conclusa la conferenza stampa che si è tenuta alla Casa Bianca tra il primo ministro israeliano Netanyahu e il presidente Trump. Il piano per la fine della guerra è articolato in 20 punti: prevista la smilitarizzazione di Hamas e una guida tecnocratica per Gaza.
“Oggi è un giorno storico per la pace”. Questa è stato il commento di Trump durante la conferenza stampa congiunta con il premier israeliano. Tra i due si è svolto prima un incontro nello studio ovale in cui si è discusso del piano avanzato dal presidente degli Usa per raggiungere un accordo con Hamas.
Il piano
Nel documento sono previsti 20 punti per porre fine al conflitto, a partire dalla deradicalizzazione e liberazione dal terrorismo che coinvolgerà Gaza. Nelle prime 72 ore, se entrambe le parti accetteranno l’accordo, verranno rilasciati tutti gli ostaggi, sia da parte di Hamas che di Israele, sospendendo i bombardamenti e gli attacchi, fino ad arrivare ad un ritiro completo, ma graduale.
Per quanto riguarda Hamas, coloro che vorranno convivere con la nuova autorità a Gaza riceveranno l’amnistia. In caso contrario potranno lasciare il paese tramite la garanzia di un passaggio sicuro. Gaza, infatti, avrà al potere un comitato tecnocratico apolitico, composto da palestinesi qualificati, che agiranno sotto il coordinamento del “Board of Peace”, presieduto da Trump e con la partecipazione dell’ex primo ministro Tony Blair.
Questo comitato sarà temporaneo e a tempo debito lascerà il posto all’Autorità Nazionale Palestinese, una volta riqualificata Gaza e quando verranno portate a termine le riforme, che le permetteranno di assicurare una governance equilibrata ed efficiente.
Israele non avrà alcun ruolo nel controllo di Gaza e si ritirerà completamente da essa, arrivando all’obiettivo di una coesistenza pacifica basata sulla tolleranza religiosa e politica, con la possibilità nel migliore dei casi di arrivare all’autodeterminazione del popolo palestinese e del rispettivo Stato.
Per arrivare a ciò Gaza verrà riqualificata, tramite l’istituzione di una zona economica speciale e un piano di sviluppo per la ricostruzione della Striscia. Gli aiuti, in questo senso, saranno liberamente accessibili e il loro ingresso non dovrà essere sottoposto ad alcun tipo di interferenze dalle due parti, perché verranno unicamente gestiti dalle Nazioni Unite ed altre organizzazioni internazionali.
La conferenza
Se Netanyahu ha accettato il piano bisogna aspettare ora la scelta di Hamas, che negli scorsi giorni si è mostrato titubante, per la poca chiarezza del testo. Infatti, numerose nazioni arabe e la stessa Anp hanno richiesto che vengano effettuate delle modifiche, tra cui l’uso di un linguaggio più “morbido” nei confronti dell’organizzazione militare, che non verrà dunque disarmata, ma che consegnerà le armi.
Il Qatar ha affermato che svolgerà un importante ruolo nel cercare di arrivare alla conclusione del conflitto, facendo accettare il piano da Hamas. Alcuni funzionari si dichiarano convinti di “essere in grado di convincere Hamas ad accettare un accordo“.
Durante la conferenza Trump si è espresso comunque vicino al premier israeliano, mostrando il suo appoggio nel caso la controparte palestinese non dovesse accettare la tregua, affermando: “Sento che Hamas accetterà, altrimenti Bibi avrà il mio pieno sostegno per fare quello che deve”.
Netanyahu, infatti, nonostante l’accettazione del piano, afferma che se le condizioni non dovessero essere rispettate procederà col “finire il lavoro da solo”. Il progetto del presidente potrà avere luogo solo se Gaza affronterà dei cambiamenti radicali e solo in questo caso, afferma il premier, l’Anp potrà governare su di essa.
In merito alla risposta di Hamas ancora non si hanno notizie, ma l’alto funzionario Muhammad Mardawi, ha dichiarato in un’intervista rilasciata ad un’emittente qatariota, che il piano pende verso la prospettiva israeliana”, aggiungendo: “Dobbiamo ricevere questo piano in forma scritta e chiara prima di rispondere”.
Tregua in vista?
Le prospettive appaiono solide in vista di un possibile accordo, ma il documento deve ancora passare nelle mani di Hamas e solo successivamente si potrà effettivamente parlare di una tregua. Dopo che Trump ha dichiarato che “molti Paesi europei amici hanno scioccamente riconosciuto lo Stato palestinese”, quale sarà la loro risposta? Ma soprattutto, l’Unione europea avrà un ruolo nella fine del conflitto?
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