Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, nonché principale avversario politico del Presidente Erdogan, è stato arrestato con le accuse di corruzione e favoreggiamento al terrorismo a pochi giorni dalle primarie del suo partito in vista delle elezioni presidenziali in Turchia.
I retroscena dell’arresto del leader del Partito Popolare Repubblicano, finito in stato di fermo insieme a circa altri cento individui, tra cui politici e giornalisti, evidenziano un quadro che vede la Turchia allontanarsi sempre di più dal sogno democratico di Atatürk a causa del potere autoritario e repressivo esercitato dal Presidente Erdogan.
I precedenti di Imamoglu e il rapporto con Erdogan
Nell’aprile 2019, il Partito di Erdogan perse le elezioni locali nelle tre città più grandi della Turchia e, proprio in questo contesto, Imamoglu venne eletto per la prima volta sindaco della città di Istanbul. Erdogan, all’epoca già Presidente, non contento della sconfitta nella sua città natale, di cui era stato sindaco dal 1994 al 1998, ottenne l’annullamento delle elezioni a causa di presunte irregolarità nell’assegnazione dei presidenti di seggio.
I cittadini di Istanbul, richiamati alle urne nel giugno 2019, diedero nuovamente ragione a Imamoglu, che ne uscirà vincitore non solo per aver preso più voti rispetto alla prima tornata annullata, ma anche per la popolarità guadagnata che, di lì a poco, gli consentì di mettere a repentaglio il potere incontrastato di Erdogan.
Proprio in occasione delle elezioni del 2019, Imamoglu venne accusato e successivamente condannato nel 2022 a 2 anni e mezzo di carcere per aver insultato i membri del Consiglio elettorale che annullarono le elezioni da lui vinte.
I motivi dell’arresto e la corsa alle presidenziali anticipate
Imamoglu, riconfermato sindaco di Istanbul nel 2024, in seguito all’arresto del 19 marzo, avvenuto, tra le altre cose, per affiliazioni durante le elezioni locali a un gruppo terroristico curdo, ha affermato in una nota scritta a mano e pubblicata sui suoi profili social che “la Turchia darà la risposta necessaria alle bugie, alle cospirazioni, alle trappole, a coloro che violano i diritti delle persone e rubano la volontà del popolo”.
Le primarie mancate e il ritiro della laurea
In questi giorni si sarebbero dovute tenere le primarie per scegliere il candidato alle presidenziali del Partito Popolare Repubblicano; Imamoglu si sarebbe presentato per correre come Presidente della Turchia. Nonostante le votazioni siano previste per il 2028, il Parlamento starebbe pensando di indire le elezioni anticipate in modo tale da aggirare il vincolo del limite dei due mandati previsto dalla Costituzione, lo stesso che non consentirebbe a Erdogan di correre nuovamente per la carica di Presidente.
Nel frattempo, l’università di Istanbul ha ritirato la laurea conferita a Imamoglu a causa di presunte irregolarità avvenute negli anni ’90. La Costituzione turca consente solo a chi è in possesso di una laurea di presentarsi come candidato Presidente, perciò anche questo avvenimento può essere attribuito ai tentativi di Erdogan di sbarazzarsi del suo principale rivale politico.
La reazione del popolo turco all’arresto
In seguito all’arresto, sono scattate le proteste nel Paese: venerdì notte, dopo il terzo giorno di manifestazioni di piazza a Istanbul, Ankara e altre città turche, sono state fermate dalle forze dell’ordine più di 300 persone. Ad annunciarlo è stato il ministro degli interni turco, Ali Yerlikaya, sui suoi social scrivendo che “coloro che cercano di sconvolgere l’ordine sociale, minacciano la pace e la sicurezza della nostra Nazione e cercano il caos e la provocazione non avranno mai una possibilità e non saranno assolutamente tollerati”.
In tarda nottata, l’ufficio del procuratore capo di Istanbul ha confermato l’arresto di Imamoglu per corruzione, mentre è “stato ritenuto non necessario prendere una decisione” riguardo all’accusa di favoreggiamento al terrorismo. “Nonostante vi siano forti sospetti sull’assistenza a un’organizzazione terroristica armata, si è ritenuto non necessario prendere una decisione su questa particolare accusa in questa fase”, si legge in una comunicazione della procura, diffusa dallo staff del sindaco di Istanbul.
In tutta risposta alla convalida dell’arresto, si registra una grande partecipazione alle primarie, in cui Imamoglu è l’unico candidato dell’opposizione in seguito al ritiro degli altri contendenti.
La comunità internazionale
Non sono tardate le reazioni di alcuni componenti della comunità internazionale, tra cui il ministero degli esteri tedesco che ha parlato di “una grave battuta d’arresto per la democrazia” in Turchia. Critiche simili sono giunte anche dalla Francia, dal Consiglio d’Europa e da Amnesty International. Infine, alcuni sindaci italiani, tra cui Roberto Gualtieri, Giuseppe Sala e Sara Funaro, hanno lanciato un appello a favore di Imamoglu, assieme ad alcuni europarlamentari del Partito Democratico.
Conclusioni
La posizione di Erdogan, volenteroso di essere l’ago della bilancia tra Oriente e Occidente così da ricoprire il ruolo di mediatore tra le parti, nonostante gli sforzi in questi anni di conflitto in Ucraina, è divenuta ormai assai precaria, non solo per l’apertura di Trump alla Russia, ma anche per la crisi politica interna che sarà chiamato ad affrontare.
20250113