Il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato la possibilità di un intervento militare in Israele in risposta all’attuale operazione militare in corso a Gaza. Stando alle parole rilasciate, la Turchia deve essere forte per impedire ad Israele di agire contro i palestinesi. Evidenti i riferimenti alle azioni passate della Turchia – in Karabakh e in Libia. Esempi, questi, di ciò che potrebbe accadere anche in questo caso.
In passato, il Presidente turco ha usato parole molto dure nei confronti dello Stato ebraico e del premier Benjamin Netanyahu, ma non era mai arrivato a minacciare in modo così esplicito. Poco dopo, il Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha risposto dicendo che Erdoğan – minacciando di attaccare Israele – sta seguendo l’esempio di Saddam Hussein, ma dovrebbe ricordare come è finita per il dittatore iracheno, condannato a morte. Le dichiarazioni di Erdoğan potrebbero aggravare ulteriormente la situazione in un momento delicato, caratterizzato dall’attacco di Hezbollah alla città israeliana di Majdal Shams sulle Alture del Golan. Attacco che ha causato la morte di 12 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 16 anni.
La rivalità che intrappola il Medio Oriente
Durante la giornata di domenica, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha discusso la possibilità di un maggiore coinvolgimento della Turchia a sostegno dei palestinesi nel conflitto con Israele, minacciando un’eventuale azione militare contro Israele stesso. Erdoğan ha fatto riferimento a due conflitti passati in cui la Turchia ha fornito supporto militare ai suoi alleati: la guerra civile in Libia e il recente conflitto in Nagorno Karabakh, una regione contesa da Armenia e Azerbaijan da decenni e che formalmente fa parte del governo azero.
Erdoğan ha condannato l’intervento dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza; attacco, questo, scatenato dall’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre. Ha inoltre sottolineato la necessità di essere forti per impedire ad Israele di agire in modo simile contro la Palestina. Infine, ha affermato che non esistono limiti a ciò che possono fare. Il discorso è avvenuto durante una riunione del suo partito – l’AKP – nella città di Rize.
Nel 2020, la Turchia ha giocato un ruolo significativo nella guerra civile in Libia sostenendo il primo ministro Fayez al Serraj e il suo Governo di accordo nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite. Il presidente Erdoğan ha inviato droni, addestratori, agenti dell’intelligence e 3.000 miliziani siriani che avevano precedentemente combattuto con le forze turche in Siria settentrionale. Attualmente, diversi militari turchi sono ancora presenti in Libia nonostante la fine del conflitto; si prevede rimarranno almeno fino al 2025.
La Turchia ha sempre negato di aver avuto un ruolo diretto nelle operazioni militari azere nel Nagorno Karabakh; nonostante ciò ha inviato armi, droni da combattimento e attrezzatura militare, contribuendo anche all’addestramento dell’esercito azero. Nel settembre 2023, l’esercito dell’Azerbaijan ha riconquistato la regione, costringendo circa 120 mila persone di etnia armena a lasciare le proprie case: un’operazione considerata da molti come “pulizia etnica“.
Prima del 7 ottobre, Israele e la Turchia stavano cercando di ricostruire i loro rapporti – complicati da oltre un decennio – ma la guerra ha cambiato nuovamente la situazione. Nel maggio 2024, la Turchia ha richiamato il proprio ambasciatore in Israele e sospeso gli scambi commerciali bilaterali con l’obiettivo di spingere il governo israeliano ad accettare un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Il presidente Erdoğan ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di commettere un genocidio nella striscia e ha così inviato aiuti umanitari, oltre che facilitato le cure mediche per i civili feriti.
Netanyahu: “La risposta arriverà e sarà dura”
Il Ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha risposto al Presidente turco affermando che Erdoğan sta seguendo le orme di Saddam Hussein. Katz ha altresì ricordato cosa è successo a Hussein e come è finita per lui: Hussein è stato, difatti, prima deposto in seguito all’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, nel 2003, e poi condannato a morte per crimini contro l’umanità.
Il comunicato dell’ufficio di Netanyahu ha annunciato la conclusione della riunione del gabinetto al Ministero della Difesa a Tel Aviv. I membri del gabinetto politico di sicurezza hanno autorizzato il premier Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, a decidere le azioni contro l’organizzazione terroristica di Hezbollah.
Israele sta preparando la sua risposta all’attacco mortale dal Libano che ha causato la morte di 12 bambini e adolescenti drusi in un campo di calcio a Mjdal Shams sul Golan. Il gabinetto di sicurezza politico è stato convocato per decidere il momento e l’ampiezza della risposta militare israeliana; si sta lavorando per limitare l’attacco ed evitare una guerra aperta con Hezbollah. Hezbollah ha negato il coinvolgimento nell’attacco, ma la Casa Bianca ha attribuito loro la responsabilità. Il Libano è in allerta e si prepara per una possibile reazione. Il mondo si sta muovendo per evitare una guerra totale; Washington cerca una soluzione diplomatica lungo la Blue Line.
L’aviazione israeliana ha colpito obiettivi terroristici di Hezbollah in Libano, in risposta all’attacco in Golan, mentre Hamas ha indetto una giornata di sostegno a Gaza e ai prigionieri.
La situazione attuale nel Medio Oriente è estremamente difficile. I recenti attacchi avvenuti sabato sera e domenica pomeriggio sono solo il preludio di qualcosa di ancora più grave. Il primo ministro Benjamin Netanyahu è tornato anticipatamente dagli Stati Uniti e ha convocato il gabinetto di sicurezza per decidere come e quando rispondere a tali attacchi. Sebbene potrebbe risolvere la situazione firmando un accordo di pace con Hamas, i negoziati si stanno trascinando e Netanyahu ha alzato ulteriormente le sue richieste, rendendo necessaria una nuova discussione da zero.