Con poco meno di 123.000 residenti attestati al 1° gennaio 2024, la Valle d’Aosta sarà la prima Regione italiana che il prossimo 28 settembre andrà alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale. Territorio montano a statuto speciale, a differenza delle altre Regioni a statuto ordinario, non solo gode di una sistema elettorale a sé stante, ma vede anche la presenza di forze autonomiste locali.
Ecco spiegato perché, anziché concentrarsi sui canonici schieramenti politici, in ottica post-elettorale è qui più utile analizzare quali accordi verranno raggiunti tra le varie liste che usciranno vittoriose.
Le elezioni regionali
Il prossimo 28 settembre, i valdostani con diritto di voto saranno chiamati all’elezione dei 35 consiglieri regionali che, in base all’articolo 16 della legge costituzionale 4/1948, il cosiddetto Statuto speciale per la Valle d’Aosta, compongono il Consiglio.
A differenza delle altre Regioni a statuto ordinario, ove l’elezione del Presidente avviene in misura diretta, in Valle d’Aosta è il Consiglio regionale – una volta formatosi e riunitosi – che deve provvedere alla sua nomina con una votazione interna, attraverso un meccanismo di maggioranza assoluta. Il numero dei consiglieri eletti rappresenta un quantitativo stabile e indipendente rispetto all’eventuale oscillazione della popolazione residente sul territorio regionale.
Il quadro normativo in Valle d’Aosta
In quanto Regione a statuto speciale, la Valle d’Aosta può contare su competenza legislativa autonoma. Di qui la legge regionale 3/1993, avente ad oggetto le modalità di elezione del Consiglio regionale, attualmente regolamentate da un sistema proporzionale a turno unico con doppia soglia di sbarramento.
Varie le riforme elettorali che si sono succedute nel corso degli anni. Nel 2019, ad esempio, sono state introdotte modifiche significative nei meccanismi elettivi, tra cui la riduzione delle preferenze esprimibili – una sola anziché tre – e il divieto di immediata rieleggibilità per i consiglieri che abbiano già ricoperto la carica per tre mandati consecutivi.
Sei anni più tardi, ai sensi delle modifiche stabilite dalla legge regionale 27/2025, varata all’indomani del risultato positivo del referendum confermativo tenutosi il 10 agosto 2025, le preferenze esprimibili sono nuovamente passate da una a tre, in modo tale da garantire una piena rappresentanza di genere.
Il ricorso di Avs-Rete civica
A pochi giorni dal voto, AVS-Rete Civica ha depositato un ricorso al Tribunale di Aosta per fare chiarezza sulla legittimità del sistema a tre preferenze. Secondo i ricorrenti, la legge che introduce quest’ultima modalità non era formata prima del 25 luglio, data della convocazione dei comizi, ma è stata confermata dal referendum indetto nel mese di agosto, vale a dire a procedimento elettorale già avviato.
Grande attesa, dunque, per martedì 9 settembre, giorno in cui è stata fissata l’udienza sull’applicabilità della nuova legge regionale. Intanto, la Regione ha già comunicato che si costituirà parte civile.
La scena elettorale e le questioni da affrontare
La scena elettorale locale è per buona parte occupata da forze autonomiste a carattere centrista. Nell’attuale esecutivo regionale spicca il protagonismo dell’Union Valdôtaine (UV), partito che ha espresso l’attuale Presidente, Renzo Testolin, oltre ad aver racimolato il 15,80% dei voti e 7 seggi nella scorsa tornata elettorale, definendo così una coalizione a maggioranza autonomista-progressista. Non mancano però partiti più “tradizionali”, tra tutti la Lega Salvini Vallée d’Aoste, attestatasi nel 2020 quale prima forza regionale con il 23,91% dei voti.
Quasi a voler riprendere le difficoltà di un ambiente montano, in cui il solo comune di Aosta supera i 10.000 abitanti, il panorama politico è molto frammentato e le istanze prese in esame sono diverse. Prima tra tutti, lo spopolamento e la tutela dell’ambiente, ma anche il lavoro e il ricambio generazionale, questioni roventi che anno dopo anno spingono sempre più giovani a lasciare la Valle per studiare e lavorare altrove.
Non a caso, l’unica Università attiva nel territorio può contare su di un’offerta formativa molto più limitata rispetto a quella riscontrabile nella maggior parte degli Atenei nazionali.
Verso le elezioni
La corsa per l’elezione entra ora nel vivo: nove le liste depositate, per un totale di 309 candidati; una sola invece la coalizione, quella di centrodestra, che ha quindi presentato un programma comune. Quanto al voto, attualmente le opzioni sul tavolo sono diverse, ma nessuna di queste pare essere sufficientemente forte da supportare previsioni in ottica post-elettorale.
Senza dubbio, prendendo in considerazione lo storico locale, l’occhio cade sui movimenti locali, con l’Union Valdôtaine in testa. L’obiettivo in questo senso pare essere formare un governo a sé stante, di soli autonomisti, facendo il paio con i neonati “Autonomisti di Centro”, progetto politico che unisce Rassemblement valdotain, Stella alpina e Pour l’Autonomie. Proprio questi ultimi, attenzionati da più parti, potrebbero divenire il vero ago della bilancia.
Altro soggetto interessante è il Partito democratico, mosso dall’intento di salvaguardare il “bottino” guadagnato e, quindi, formare una nuova maggioranza con gli autonomisti. In quest’ultimo caso, il partito guidato da Elly Schlein conquisterebbe l’unica Regione del Nord non guidata dal centrodestra.
Esiti incerti
In attesa di conoscere il risultato del voto regionale, la sfida più grande è contrastare la disillusione e, soprattutto, la dissertazione delle urne: in occasione del referendum confermativo, soltanto il 16,04% degli aventi diritto al voto ha deciso fare sentire attivamente la propria voce. Da segnalare il fatto che l’appuntamento per il rinnovo del Consiglio sarà concomitante con le elezioni amministrative in 65 comuni, compresa Aosta.
Di Fiammetta Freggiaro – Vicedirettrice editoriale vicaria
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