Il 21 aprile, il Lunedì dell’Angelo, Jorge Mario Bergoglio, per tutti Papa Francesco, è morto alle ore 7:35 del mattino nella sua dimora di Santa Marta. L’annuncio arrivato dal Camerlengo Card. Farrell ha lasciato senza parole milioni e milioni di fedeli in tutto il mondo, che ora accorrono verso la Santa Sede per dare un estremo saluto al Papa degli ultimi attraverso i funerali pontifici.
Subito dopo le cerimonie che seguono la morte di un pontefice, si svolge il Conclave, il processo con il quale viene scelto il cardinale che salirà al soglio di Pietro. Analizziamo ora i papabili, molto diversi fra loro per ideologie e provenienza.
Cardinali italiani e Curia romana
Sono ben tre i nomi dei cardinali italiani in corsa per il pontificato: Parolin, Zuppi e Pizzaballa. Partendo da Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è la principale figura diplomatica della Santa Sede. Vanta una grande esperienza internazionale e ha gestito dei degli accordi e dei dossier molto delicati, tra i quali quelli dedicati a Cina e Ucraina, ma anche rapporti interni alla Curia. Considerato un “papa di governo”, più sobrio che pastorale, gode di grande consenso all’interno del collegio cardinalizio. La sua elezione sarebbe vista come un segno di continuità, seppur con maggiore enfasi sulla diplomazia e la stabilità.
Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana – è noto per il suo impegno per il dialogo interreligioso e per la promozione della pace. La sua vicinanza alla Comunità di Sant’Egidio lo rende un candidato di continuità alla visione pastorale di Francesco, ed è generalmente considerato più progressista rispetto a Parolin.
Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, ove ha trascorso oltre 25 anni, ha sviluppato un’approfondita conoscenza delle dinamiche del Medio Oriente e una spiccata sensibilità religiosa. Va ricordato senza dubbio il suo ruolo di mediatore nel conflitto palestinese, dove nel 2023 è arrivato ad offrirsi in cambio dei bambini ostaggi di Hamas.
Cardinali del Sud Globale
Per ‘Sud Globale’ si intendono quei Paesi in via di sviluppo non solo a livello politico, finanziario e diplomatico, ma anche a livello ecclesiastico; infatti la religione cattolica in questi luoghi, spesso poco considerati, sta prendendo sempre più piede.
Il nome che molti si aspettano è quello di Luis Antonio Tagle, filippino e attualmente Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Tagle è considerato un “Francesco asiatico” per il suo stile pastorale e molto comunicativo. Ad avvantaggiarlo è anche l’età più giovane rispetto ad altri papabili – 67 anni – e una grande esperienza alle spalle. La sua elezione potrebbe rafforzare la presenza della Chiesa in Asia e continuare l’opera di rinnovamento.
Peter Turkson, ghanese, già Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è una figura di spicco nel promuovere diritti umani e giustizia sociale. Considerato un moderato come Parolin, una sua eventuale elezione rappresenterebbe un segnale forte verso l’inclusività e l’attenzione per le sfide del continente africano.
Fridolin Ambongo Besungu, della Repubblica Democratica del Congo, Arcivescovo di Kinshasa, è molto impegnato nella promozione della pace e della giustizia sociale in Africa. Come per il già citato Turkson, la sua elezione prefigurerebbe un segnale forte lanciato alla comunità cristiana cattolica; la sua voce profetica e il suo coraggio nell’affrontare sfide sociali e politiche lo rendono un candidato di grande rilievo.
Leonardo Ulrich Steiner, brasiliano, Arcivescovo di Manaus, è legato alla causa dell’Amazzonia e a quella per la difesa dei diritti dei popoli indigeni. Il suo spiccato progressismo renderebbe la possibile elezione una continuazione dell’attenzione di Papa Francesco per l’ecologia integrale e le periferie.
Cardinali europei
I papabili europei differiscono molto tra loro per ideologie e posizioni, progressisti e conservatori con visioni lontane fra loro.
Il primo è Pèter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, un canonista di fama che ha già presieduto il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. È legato ad una chiesa più tradizionalista e la sua elezione potrebbe rappresentare un ritorno a un pontificato tradizionale e centrato sull’Europa.
Jean-Marc Eveline, Arcivescovo di Marsiglia, ha grande sensibilità verso il dialogo interreligioso, soprattutto con l’Islam, ad oggi seconda religione più diffusa in Francia, molto attento anche alle questioni sociali. La sua elezione rafforzerebbe il ruolo della Chiesa nel contesto multiculturale europeo.
Willem Eijk, Arcivescovo di Utrecht, considerato un conservatore, è noto per le sue posizioni ferme ed inamovibili sulle questioni bioetiche e dottrinali. L’elezione di Eijk potrebbe spianare la strada a un ritorno e a una maggiore enfasi sulla dottrina tradizionale.
Konrad Krajewski, polacco operante in Vaticano come Elemosiniere Apostolico, è noto per il suo impegno diretto con i poveri e gli emarginati. La sua dedizione al servizio e la sua vicinanza agli ultimi lo rendono un simbolo vivente della “Chiesa in uscita” promossa da Papa Francesco.
Un Conclave tra continuità e svolta
Il futuro Conclave si preannuncia come uno dei più aperti e complessi degli ultimi decenni. I cardinali in gioco rappresentano visioni molto diverse della Chiesa: da chi incarna la continuità pastorale e sociale del pontificato di Francesco, a chi propone un ritorno a una maggiore centralità dottrinale, fino ai moderati che puntano sull’equilibrio tra riforme e tradizione.
Non sarà solo una scelta tra progressisti e conservatori, ma una disputa tra modelli di governo, sensibilità culturali e strategie globali.
Il prossimo Papa dovrà affrontare sfide che vanno dalla secolarizzazione al cambiamento climatico, dai conflitti geopolitici al dialogo interreligioso, dal ruolo delle donne alla crisi vocazionale. In gioco c’è molto più di un nome: c’è la direzione della Chiesa cattolica per i prossimi decenni.
20250149