È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 230 del 1° ottobre 2024 – ed è in vigore dal 2 ottobre 2024 – il decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137 avente ad oggetto «misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell’esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria». Questa normativa nasce in risposta all’aumento degli episodi di aggressioni e danneggiamenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie, in particolare nei pronto soccorso, e mira a proteggere il personale e le infrastrutture sanitarie. Ma cosa cambia con questo decreto?
MODIFICHE AL CODICE PENALE ED AL CODICE DI PROCEDURA PENALE
Le principali disposizioni prevedono pene più severe per i danneggiamenti alle strutture sanitarie e socio-sanitarie, con punizioni che variano da uno a cinque anni di reclusione e una multa di 10.000 euro. In particolare all’articolo 635 c.p. rubricato “Danneggiamento”, dopo il secondo comma è inserito il seguente: «Chiunque, all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto previsto dall’articolo 583-quater, distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro. Se il fatto è commesso da più persone riunite, la pena è aumentata.» Il decreto estende poi le fattispecie di arresto obbligatorio in flagranza previsto dall’articolo 380 c.p.p. ricomprendendo anche quelle condotte che “si concretizzano in atti di violenza che cagionano lesioni personali ai professioni sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria con la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato delle strutture”. Il decreto modifica anche l’articolo 382-bis c.p.p. introducendo “l’applicabilità dell’arresto in flagranza differita nei casi di delitti non colposi per i quali sia stabilito l’arresto in flagranza”.
L’ARRESTO DIFFERITO
L’arresto differito (entro 48 ore) per le aggressioni ai sanitari scatterà tutte le volte in cui “non sia possibile procedere immediatamente all’arresto dei soggetti comunque identificati – mediante la consultazione di documentazione video-fotografica o altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi o documentazione informatica o telematica”. In pratica si potrà ricorrere anche ai video e alle foto registrate con dei semplici smartphone. L’arresto in flagranza differito viene già oggi utilizzato per i reati di violenza contro le donne, di violenza domestica o per i reati commessi nelle manifestazioni sportive come le partite di calcio. Al fine di armonizzare sull’intero territorio nazionale le misure applicative in tema di prevenzione a episodi di aggressione, il ministro della salute, di concerto con il ministro dell’interno, dovrà adottare apposite linee guida anche con riguardo all’utilizzo dei dispositivi di videosorveglianza nelle strutture presso cui opera il personale sanitario e socio-sanitario. I sistemi di videosorveglianza installati nelle strutture sanitarie dovranno essere segnalati con appositi cartelli informativi.
IL TRISTE CONTEGGIO DELLE AGGRESSIONI
Per violenze sul luogo di lavoro si intendono gli eventi in cui i lavoratori sono minacciati, aggrediti o abusati in situazioni correlate al lavoro, e che comportano un rischio per la loro sicurezza, benessere o salute. Il settore dei servizi sanitari e sociali risulta tra quelli a maggior rischio. Il fenomeno delle aggressioni che si consuma dei nostri ospedali ha assunto numeri sempre più importanti. Nel 2023, secondo l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS), le aggressioni sono state 16mila e hanno coinvolto 18mila operatori. La professione più colpita è quella degli infermieri, seguita dai medici e dagli operatori socio-sanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ambienti più rischiosi sono i pronto soccorso, le aree di degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà. Per il report del 2023 è stato attivato, per la prima volta, un canale strutturale di monitoraggio che ci fornisce il dato nazionale relativo ad aggressioni non solo di tipo fisico ma anche verbale e contro la proprietà, diverso dai dati Inail che sono relativi unicamente agli infortuni generati dalle aggressioni. I dati provengono dai Centri Regionali del Rischio di tutte le Regioni e dai diversi ordini professionali. Barbara Francavilla, segretaria nazionale della Fp-Cgil e membro della commissione che al ministero si occupa proprio delle aggressioni, puntualizza come come questa realtà, molto sottostimata nei numeri, richieda diverse azioni per essere arginata.
GLI INTERVENTI NECESSARI
Bisogna intervenire sugli organici, sull’organizzazione del lavoro e anche in una maggiore informazione per l’utenza e per gli operatori. Nella maggioranza dei casi gli aggressori sono i pazienti e i loro parenti. Escludendo gli infortuni da Covid-19, che hanno colpito gli operatori sanitari più di qualsiasi altra categoria di lavoratori, circa il 10% degli infortuni occorsi a chi lavora in corsia e riconosciuti positivamente dall’Istituto è riconducibile a un’aggressione, mentre nell’intera gestione assicurativa Industria e servizi la stessa quota si ferma al 3%. In massima parte si tratta di violenze perpetrate da persone esterne all’impresa sanitaria, come i pazienti e i loro parenti, mentre sono molto più contenuti i casi che riguardano liti tra colleghi. Schillaci ha dichiarato che la violenza contro i sanitari è un problema “inaccettabile” e “culturale”, e che il governo intende trovare rapidamente strumenti efficaci per arginare il fenomeno, ribadendo che il numero di posti di polizia è stato incrementato nell’ultimo anno, a smentita del fatto che le aggressioni siano dovute ad una mancanza di forze dell’ordine.
L’OSSERVATORIO DEDICATO AL TEMA DELLA SICUREZZA
Il Ministero della Salute con il decreto n. 13 del gennaio 2022 istituiva l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, già previsto dalla legge 113 del 2020. L’articolo 3 ne descrive compiti e funzionamento, tra cui: quello di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, quello di monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, nonché promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti. Inoltre monitora l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, anche promuovendo l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza e promuovendo la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, anche nella forma del lavoro in equipe. Da ultimo si occupa di promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti. L’Osservatorio prevede nella sua composizione la presenza di rappresentanti dei ministeri di Salute, Interno, Giustizia, Difesa e Lavoro, ed opera adottando un regolamento con il quale disciplina l’organizzazione e il funzionamento delle attività.
PORRE UN FRENO ALLA VIOLENZA
La violenza è un fenomeno che si diffonde sempre di più all’interno della società. Viviamo in un contesto che determina disagio personale, frustrazione e difficoltà nel gestire situazioni complesse, favorendo reazioni di tipo aggressivo. Gli effetti della violenza non si esauriscono all’interno dell’evento ma possono impattare negativamente sulle prestazioni sanitarie e sul clima lavorativo creando un disagio che si riverbera nel tempo e nel contesto coinvolgendo anche gli altri operatori.
Con le novità che abbiamo appena visto il Governo spera di porre un freno agli episodi di violenza contro i sanitari. Il diritto alla salute è un pilastro fondamentale della nostra società. Per garantire tale diritto, però, è necessario che chi lavora in questo settore possa operare in un ambiente sicuro e protetto.
Per maggiori dati attinenti alle violenze in ambito sanitario: RELAZIONE ATTIVITA’ 2023 – OSSERVATORIO NAZIONALE SULLA SICUREZZA DEGLI ESERCENTI LE PROFESSIONI SANITARIE E SOCIO-SANITARIE