Nel giorno dell’incontro multilaterale tra Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i leader europei, l’eventualità che il tycoon porti la voce del Cremlino al tavolo delle trattative non è più un’eventualità, ma una realtà. Ed è così che, con poca sorpresa, prenderebbe vita un finale già scritto per il conflitto russo-ucraino.
Il grande giorno
Lunedì 18 agosto, il giorno del riscatto, o forse della resa incondizionata, non solo dell’Ucraina quale nazione indipendente, ma anche dell’Unione europea, piegata al nuovo asse Washington-Mosca. Alle 18 ora italiana, le 12 ora locale, la delegazione europea – formata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, i premier Meloni, Macron, Merz, Starmer, il finlandese Alexander Stubb, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte – arriverà alla Casa Bianca.
Un’ora dopo, alle 19:15 ora italiana, il bilaterale tra Zelensky e Trump. In serata, a partire dalle 21 ora italiana, l’incontro tra tutte le parti. Sul tavolo la questione ucraina e le richieste per la pace avanzate da Mosca, rivelate da un’indiscrezione del New York Times: la cessione dei territori contesi, primo tra tutti il Donbass, la rinuncia alla Nato e l’adozione del russo quale lingua ufficiale. Mentre il mondo intero guarda con apprensione alla Casa Bianca, Trump invece pare lusingato della presenza del Vecchio Continente.
Le dichiarazioni di Trump nel giorno dell’incontro con Zelensky
Rivendicando la buona riuscita del vertice di Anchorage, oggi Trump pare diviso tra dichiarazioni contrastanti: se da un lato si dice convinto che Zelensky “possa porre fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente, se lo desidera”, contemporaneamente mette freno agli entusiasmi di chi, preventivamente, bolla il vertice odierno come risolutivo: “ricordate come è iniziato tutto. Non si può riavere indietro la Crimea data da Obama (12 anni fa, senza che sia stato sparato un colpo!), e non si può entrare nella Nato da parte dell’Ucraina. Alcune cose non cambiano mai!!!”.
La posta in gioco
Se è vero che, nel recente passato, Trump ha più volte spiegato di essere “contrariato” da Zelensky per via della sua ferma opposizione alla cessione coattiva dei territori ucraini, allora quanto preannunciato dal tycoon deve inevitabilmente suggerire una realtà, l’esistenza di un piano – avanzato da Putin a Trump – per la spartizione dell’Ucraina diametralmente opposto da quello invocato da Bruxelles, che da mesi parla a gran voce di “pace giusta e duratura”.
Se così fosse, quanto verrà discusso nelle prossime ore alla Casa Bianca servirà a confermare quanto già appurato ad Anchorage: un sottile filo rosso che, malgrado alcune rotazioni copernicane, pone sullo stesso piano Trump e Putin. Lo stesso Trump aveva lasciato intendere un finale simile, parlando con certezza di uno “scambio di territori”.
Conclusioni
Sono passati sei mesi da quando, nel febbraio scorso, Donald Trump ha imputato a Volodymyr Zelensky la totale responsabilità del conflitto russo-ucraino. Stando alle sue ultime dichiarazioni, l’impressione è che le parole allora rivolte al presidente ucraino – “stai giocando con la Terza guerra mondiale” – data l’odierna posizione di Kiev, possano tornare vive, con una sottile differenza, la complicità dell’Unione europea, incapace di far risaltare la propria voce univoca, alimentando così un cortocircuito che, di fatto, agevola sul campo Mosca.
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