Il 4 novembre si sono tenute le elezioni per il sindaco di New York: il vincitore è risultato essere il socialista Zohran Mamdani, candidato per il Partito Democratico, che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni.
L’affluenza alle urne si è attestata sul 40% degli aventi diritto, con circa 2 milioni di cittadini recatisi al voto.
In cosa consiste la carica di Sindaco
Nel 1969, il sindaco uscente John Lindsay, descrisse il lavoro del sindaco di New York come “il secondo lavoro più difficile in America dopo quello del Presidente”. Questo perché il sindaco di New York deve gestire una città popolata da oltre 8 milioni di abitanti, che occupa una superficie di quasi 790 chilometri quadrati e ha un bilancio annuale da 116 miliardi di dollari.
I poteri attribuiti al sindaco di New York sono molto ampi, sostanzialmente paragonabili a quelli che il Presidente ha a livello federale: tra i più rilevanti figurano il controllo totale del potere esecutivo, la gestione del bilancio, e la nomina diretta dei capi delle agenzie cittadine, comprese polizia, vigili del fuoco e autorità scolastiche e sanitarie.
Nonostante ciò, il sindaco dovrà comunque gestire rapporti con altre due figure, rilevanti e, al tempo stesso, potenzialmente problematiche: la governatrice democratica moderata Kathy Hochul e il Presidente Donald Trump.
La carica di sindaco di New York ha la durata di quattro anni, con la possibilità di svolgere al massimo due mandati consecutivi.
Chi è Zohran Mamdani
A vincere queste elezioni è stato il candidato democratico Zohran Mamdani, nato a Kampala nel 1991 e trasferitosi a New York all’età di sette anni.
Nel corso della fase di early voting – che consente agli elettori di votare in anticipo rispetto alla data ufficiale – Mamdani risultava in vantaggio con il 43% delle preferenze.
Nonostante manchi ancora il 2% dei voti da scrutinare, i dati ufficiali indicano che Mamdani al 50,39%, contro il 41,6% del sindaco uscente Andrew Cuomo e il 7,11% del repubblicano Curtis Sliwa. Mamdani ha vinto in tutti i quartieri di New York, fatta eccezione per Staten Island dove gli elettori hanno preferito Cuomo.
La forza della sua campagna elettorale è stata quella di affrontare tematiche che riguardano direttamente le difficoltà quotidiane dei cittadini di New York. Tra le sue proposte figurano l’introduzione di un servizio di trasporto pubblico gratuito, la previsione di affitti calmierati per contrastare la crisi abitativa e la proposta di tassare i cittadini più ricchi al fine di finanziare i servizi sociali universali.
Tutte misure finalizzate a combattere uno dei principali problemi della città: l’insostenibile costo della vita.
Oltre alla politica interna, Mamdani si è espresso con decisione anche su questioni di politica internazionale, condannando il genocidio di Gaza ed esprimendo il proprio sostegno al popolo palestinese.
La reazione del Presidente Trump
Prima ancora che si concludessero le votazioni, il Presidente Trump aveva pubblicato un post su Truth, minacciando di tagliare i fondi federali destinati a New York “tranne quelli minimi richiesti” in caso di vittoria di Mamdani. Ha inoltre lanciato un appello agli ebrei di New York, sostenuto da Israele, invitandoli a non votare per il candidato democratico e affermando che l’unica alternativa possibile ad un “chiaro e immediato pericolo per la comunità ebraica” fosse votare Andrew Cuomo.
Dopo le elezioni, il Presidente ha scritto su Truth che “Trump non era sulla scheda e lo shutdown, sono le due ragioni per cui i repubblicani hanno perso, secondo i sondaggisti”. In risposta, il nuovo sindaco ha dichiarato che la sua elezione rappresenta un passo in avanti verso la sconfitta del Presidente Trump, dichiarando che “se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere”.
Le reazioni politiche
La vittoria di Zohran Mamdani a sindaco di New York costituisce “uno dei più grandi sconvolgimenti politici della Storia moderna americana” secondo quanto affermato da Bernie Sanders, senatore indipendente di sinistra.
Alcuni osservatori vedono l’elezione di Mamdani – insieme a quella di Milkie Sherill in New Jersey e di Abigail Spanberger in Virginia, entrambe candidate liberal elette a governatrici – come un punto di svolta per l’evoluzione del partito Democratico.
Altri, al contrario, invitano alla cautela, sostenendo che New York è una città storicamente democratica, rappresentando un caso particolare rispetto al resto degli Stati Uniti.
In ogni caso, l’elezione di Mamdani rappresenta un duro colpo per Donald Trump, che ha perso il suo primo test alle urne a un anno dalla sua vittoria e a ridosso delle elezioni di mid-term.
20250426

