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    Alla Casa Bianca il vertice sul futuro postbellico di Gaza

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    Mercoledì 27 agosto si è svolta alla Casa Bianca la “grande riunione” per discutere del piano di azione da attuare sulla Striscia di Gaza. Nel frattempo, continuano gli attacchi e i raid israeliani. Facciamo il punto della situazione e capiamo quale potrebbe essere il futuro di Gaza.

    Il piano postbellico ipotizzato nel vertice Usa

    Il presidente degli Stati Uniti ha presieduto una riunione alla Casa Bianca per discutere di varie tematiche riguardanti la guerra in Medio Oriente. Presenti alla riunione l’ex primo ministro britannico, Tony Blair, e l’ex inviato statunitense per il Medio Oriente, Jared Kushner. Il sito israeliano Times of Israel riferisce che oggetto della discussione è stato il piano postbellico per la Striscia di Gaza, la situazione degli ostaggi e gli aiuti alimentari. In un momento cruciale come questo, in cui le trattative per una possibile tregua sono ancora in stand-by, negli Stati Uniti si cerca di delineare un piano per il futuro dell’enclave palestinese.  

    Il piano delineato durante la riunione è volto a mettere a terra la strategia di Netanyahu – intesa quale condizione necessaria per il cessate il fuoco – eliminando di fatto Hamas dal potere. Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente, ha parlato di “un piano molto comprensivo”, che tenta quindi di trovare una soluzione rapida in un contesto internazionale di crescente pressione nei confronti delle strategie israeliane. 

    La posizione israeliana

    Anche sul piano interno, la situazione in Israele è controversa, in seguito alle recenti contestazioni organizzate dalle famiglie degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas, che manifestano da settimane chiedendo un cessate il fuoco. Nella riunione si è ricalcata la soluzione già delineata a maggio, per la quale Gaza – fino a quando non sarà completamente smilitarizzata – verrà sottoposta ad un’amministrazione temporanea statunitense, con ogni probabilità prevedendo la compartecipazione anche degli Stati arabi. Di fatto, il piano statunitense, in linea con Tel Aviv, esclude la possibilità di mantenere al potere Hamas e l’Anp. 

    Aggiornamenti sulla guerra

    Da parte israeliana, le trattative sulla proposta di tregua sono attualmente in stallo. Netanyahu rimane fermamente convinto di voler continuare la guerra fintantoché non saranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani, posizione che sta creando non pochi problemi sul consenso dei suoi elettori. Se da un lato la situazione è ferma, dall’altro la guerra continua: nella notte non sono mancati gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, causando un bilancio aggiornato a 24 morti, come segnalato dalla Protezione Civile. 

    Sono trapelate ulteriori informazioni in merito agli attacchi dell’Idf sull’ospedale Nasser a Gaza, avvenuto nella mattinata di lunedì 25 agosto: si parlava nei giorni scorsi di un “double tap”, ma a quanto pare, secondo un video della CNN, il secondo colpo in realtà deriverebbe da due attacchi simultanei, decretando così un totale di tre. Le Idf spiegano che questi ultimi erano diretti a “distruggere una telecamera posizionata da Hamas”. In un comunicato Hamas ha risposto: “sono senza fondamento, gli israeliani stanno fabbricando false argomentazioni per giustificare il loro crimine”. 

    L’Onu e la comunità internazionale

    Con il vertice statunitense si è tornati a parlare della controversa proposta avanzata da Blair di rendere Gaza la riviera del Medio Oriente. Il punto ha suscitato, come già inizialmente a luglio, non poche polemiche, poiché questo progetto dovrebbe prevedere uno spostamento di milioni di palestinesi. Se da un lato le forze israeliane lo reputano uno strumento necessario per il bene del popolo palestinese, dall’altro il think tank di Blair è stato accusato di voler attuare una vera e propria pulizia etnica.

    Questa non è l’unica polemica in merito agli eventi che si stanno succedendo in Medio Oriente: a riguardo si è pronuciato il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, affermando “Trasferire le popolazioni, come si vuol fare a Gaza, è immorale, oltre che contrario alle convenzioni internazionali”. 

    A protestare non sono soltanto le famiglie degli ostaggi israeliani, ma anche medici e operatori sanitari, che oggi hanno deciso di prendere parte all’iniziativa “#digiunogaza”, per sensibilizzare la delicata questione degli aiuti alimentari a Gaza. Infine, l’Onu, in una dichiarazione di 14 membri del Consiglio di Sicurezza, chiede a Israele di fermare l’operazione militare e non impedire l’accesso degli aiuti umanitari nella Striscia.

    Conclusione

    Non sembra dunque smuoversi la situazione in merito alle trattative tra Hamas e Israele, nemmeno dopo il vertice a Washington. La comunità internazionale è sempre più contraria alle decisioni intraprese da Israele e la maggior parte dei paesi occidentali spinge per un cessate il fuoco. Verrà attuato il piano postbellico discusso da Trump? La comunità internazionale e l’Unione europea agiranno a riguardo?

    20250322

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