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    Chi ha il coraggio di scrivere il futuro dell’informazione? Intervista a Pietro Luigi Polidori

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    Chi ha il coraggio di scrivere il futuro dell’informazione? Questa la domanda che il mondo della stampa e del giornalismo oggi è chiamato a porsi, in un contesto che sta vivendo una rapidissima evoluzione, tra l’ingresso prorompente dell’intelligenza artificiale e il cambio di paradigma nell’approccio dei lettori alle fonti di informazione.

    Questi i punti al centro del convegno “Editoria e informazione: carta, digitale… e poi? – Internet ha sgretolato la carta, l’IA sta travolgendo il digitale, chi ha il coraggio di scrivere il futuro?”, tenutosi il 13 ottobre presso la Sede dell’Università Link di Città di Castello, in Umbria, organizzato dal Gruppo Corriere, ideato da Francesco Polidori e da Sergio Casagrande, rispettivamente editore emerito e direttore del Corriere dell’Umbria e del Gruppo Corriere.

    Reinventare l’editoria e il giornalismo

    L’evento, che ha visto anche la partecipazione del Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e del Presidente della Toscana, Eugenio Giani, nonché una lettera di saluto del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è stato opportunità di confronto per editori e direttori di alcune delle più importanti testate italiane – tra cui Maurizio Belpietro (La Verità e Panorama), Tommaso Cerno (Il Tempo), Massimo Martinelli (Il Messaggero), Pietro Senaldi (Libero) e Luca Telese (Il Centro) – che hanno potuto – nei rispettivi ruoli – raccontare la contemporaneità dell’informazione e le nuove sfide.

    In particolare oggi l’imprenditore nel settore dell’informazione si trova davanti alla necessità di reinventare il modello economico legato all’editoria, di fronte alla crisi del cartaceo, e alle nuove tecnologie che rischiano di mettere in secondo piano l’approfondimento oggi garantito dai siti web. Sul punto, Politica ha raggiunto Pietro Luigi Polidori, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università degli Studi Link, Ateneo che ha ospitato l’iniziativa.

    Presidente, uno dei temi è quello dell’imprenditore dell’informazione come figura da riscrivere. Come si riscrive questa figura nel mondo di oggi? 

    Oggi essere imprenditore nel settore dell’informazione vuol dire essere al passo con i tempi. Come abbiamo visto oggi con questo convegno significa anche anticiparli, cercare di capire quelli che saranno poi i prossimi scenari. 

    Sicuramente la tecnologia arriva dirompente e quindi bisogna essere anticipatari, e comunque seguire questo trend. Sicuramente anche il consiglio e il coinvolgimento dei giovani, che poi ne saranno i fruitori, fanno sì che ci siano dei feedback reali sull’efficienza da mettere in campo. 

    Ci sono i giornali cartacei, però c’è tantissimo internet e tanta tecnologia che sta arrivando. Esserci e cavalcarla: sicuramente questo è uno dei temi che noi dobbiamo mettere in atto. 

    Informale significa responsabilità. Quali strumenti oggi l’editoria deve mettere in campo per rimanere nella propria natura, però nel contempo affrontare quella che è l’evoluzione del mondo dell’informazione?

    Oggi tutti noi possiamo fare informazione, con i social, con i propri telefoni. Sicuramente i giornali, gli editori, ma chiaramente anche i giornalisti hanno delle responsabilità: fanno il loro mestiere con passione, e questo vuol dire anche qualità dell’informazione. Poi chiaramente e purtroppo circola di tutto in giro e quindi questo è un po’ un limite.

    Seguire giornalisti o testate giornalistiche sicuramente è garanzia di qualità, di alta qualità. Se l’informazione è quella fatta da non esperti, alle volte può anch’essa raggiungere quello che è l’obiettivo dell’informazione giusta. Però comunque i ragionamenti, il commento, la struttura in più della notizia è riservata agli operatori del settore.

    Il mondo dell’editoria, come può oggi ampliare i propri orizzonti?

    L’editoria deve aprire sempre di più alla tecnologia. Questo è un po’ un mantra, perché la tecnologia è il futuro, il futuro che sta arrivando in modo prepotente con l’intelligenza artificiale, che raccoglie informazioni da tutto e soprattutto dall’editoria. Quindi offrire notizie di qualità e il lavoro dei giornalisti in modo gratuito all’intelligenza artificiale è un metodo per rimanere sempre nell’onda.

    Poi c’è tutto un altro tema: come si monetizza, chiaramente l’intelligenza artificiale oggi non paga nessuno e prende solo la notizia, ma intanto esserci dentro è importantissimo. È chiaro che come tutte le cose nuove, vanno studiate e capite: il giornalista costa e non può dare la notizia gratis. Però ci siamo, dobbiamo starci. 

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