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    Come sono andate le elezioni nel Regno Unito

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    Il cambiamento ha inizio ora, queste le prime parole di Keir Starmer alla chiusura dei seggi nel Regno Unito, il 4 luglio scorso, subito dopo aver capito di aver vinto le tanto attese elezioni. L’obiettivo principale del neo-premier sarebbe quello di riportare il paese al servizio delle persone, ricostruendolo “mattone dopo mattone” dopo anni di governo conservatore. Secondo Starmer i grandi temi da cui ripartire sono quelli della crisi dell’NHS (National Health System, l’equivalente del nostro Servizio Sanitario Nazionale) e dell’enorme povertà diffusa nel paese, dovuta anche alla Brexit ; per poi passare alla tutela dell’ambiente e la nazionalizzazione dei trasporti, possibile solo alla scadenza delle licenze delle aziende private che ne detengono ad oggi il controllo. 

    Insomma, a partire dal 18 luglio (quando riapriranno con anticipo i lavori della Camera dei Comuni), il lavoro da fare per il nuovo inquilino di Downing Street non sarà di poco conto e così la sua prima mossa da premier: Starmer ha già annunciato che porrà fine alla politica di deportazione degli immigrati in Ruanda.

    Ma come ha vinto queste elezioni il Partito Laburista?

    Un po’ di numeri…

    Dopo quattordici anni di governo conservatore, i Laburisti hanno ottenuto 412 seggi in Parlamento sui 650 totali, il migliore risultato nella storia britannica per il partito da quando Tony Blair vinse le elezioni, prima nel 1999 e poi nel 2001. La stessa cosa non si può dire dei Conservatori, che si sono aggiudicati solo 121 seggi, perdendone 252 e ottenendo così il consenso più basso dalla loro fondazione nel 1884. Un grande successo è stato riscosso anche dai Liberal Democratici, con i loro 71 MPs (la loro miglior performance di sempre). Gli altri partiti non hanno superato i 10 seggi a testa. Tra i tanti, 5 seggi sono stati vinti da Reform UK di Nigel Farage – per la prima volta in Parlamento, 9 dal Scottish National Party, 7 da Sinn Fein, 5 dal Northern Irland Democratic Unionist Party, 4 da Plaid Cymru e sempre 4 dai Verdi.

    A causa della natura del sistema elettorale britannico (il cosiddetto First Past the Post) c’è una leggera discrepanza tra il voto popolare e la vittoria effettiva nei seggi. Indice di quanto però queste elezioni siano state sentite e portatrici di cambiamento è il dato che emerge dal Sud dell’Inghilterra, da sempre fortemente e fedelmente conservatore ad eccezione dei seggi di Brighton e di Hove, che per la prima volta ha guardato verso altre sponde, colorandosi di arancione e votando i Liberal Democratici del centro. 

    Il problema dell’affluenza e dei documenti

    Nonostante l’euforia generalizzata, non sono mancati diversi problemi legati a questa tornata elettorale, a partire dall’affluenza alle urne, sicuramente più alta di quella a cui siamo abituati nel nostro paese, ma anche decisamente più bassa di quella delle scorse elezioni in UK: si è passati dal 67,3% del 2019 al 59,9% di quest’anno. More In Common stima che circa 850,000 persone non abbiano votato a causa della regola che li obbligava a presentare un documento di riconoscimento valido ai seggi (400,000 tra i mancati votanti non avrebbero neanche provato ad andare a votare). Quella del documento d’identità potrebbe sembrare una richiesta basica e banale, ma in Gran Bretagna non c’è l’obbligo di possedere una Carta d’Identità come in Italia, e molti cittadini (soprattutto i più indigenti) tendono a non procurarsene mai una. Alle urne si poteva arrivare con un passaporto, la patente o con una serie di documenti alternativi, tutti a pagamento (anche il blue badge per dimostrare il proprio stato d’invalidità si paga in Inghilterra). La legge tanto voluta dal Governo di Boris Johnson nel 2022 (Elections Act) ha imposto canoni precisi da rispettare per la scelta della forma di documento d’identità da portare con sé quando si va a votare, criteri rinforzati eccessivamente durante le elezioni locali di Maggio 2023 (durante le quali Boris Johnson aveva dimenticato il proprio documento ed era stato cacciato dal seggio, e quindi impedito a votare). 

    Cosa dicevano gli exit poll?

    Gli exit poll, commissionati come sempre dalla BBC, da ITV e da Sky News – e realizzati dall’ente sondaggistico IPSOS – pronosticavano già il successo del Labour Party, ma con qualche margine di differenza nelle cifre. Stando ai 17mila sondaggi effettuati in 133 sezioni elettorali, il Partito Laburista avrebbe dovuto ottenere 411 seggi, e ne ha ottenuto uno solo in più, mentre il Partito Conservatore era dato meno svantaggiato, con 131 seggi, per poi ottenerne dieci in meno. 

    I sondaggisti britannici hanno storicamente difficoltà quando si tratta delle elezioni per il rinnovo del Parlamento britannico, perché quasi sempre le votazioni si tengono in un giorno feriale e quindi chi lavora tende a esercitare il proprio diritto solo dopo l’orario di chiusura degli uffici e dei negozi, ovvero intorno alle 18, dando solo poche ore a chi crea gli exit poll per svilupparli. Di più, i sondaggi sono stati complicati anche dalla rivisitazione dei confini dei collegi elettorali, attuata nel 2023 per favorire maggiore omogeneità al loro interno. Tutto ciò considerato, la vittoria della sinistra in Gran Bretagna rimane schiacciante e segna, assieme a quella del Nouveau Front Populaire in Francia, un allontanamento dalla tendenza europea e mondiale verso un voto a destra che si era diffusa dall’inizio del 2024.

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