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    Crisi di fiducia: cosa ci insegna lo scandalo della BBC sul futuro dell’informazione pubblica?

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    Un nuovo scandalo travolge la BBC e riaccende il dibattito sul ruolo delle emittenti pubbliche e sulla fiducia che i cittadini possono riporre in esse. Tutto parte da pochi secondi di video, da una modifica di un frammento del discorso di Donald Trump, pronunciato all’alba dell’assedio di Capitol Hill del gennaio 2021. Pochi secondi di video finiscono per innescare un uragano mediatico che culmina con le dimissioni dei vertici della più nota e autorevole testata britannica.

    La manipolazione e l’errore editoriale

    Nel filmato incriminato Donald Trump si trova sul palco, circondato da una folla che lo acclama: “We’re going to walk down to the Capitol and I’ll fight with you, and we’ll fight. We fight like hell”. Se ci fermassimo qui, le sue parole parrebbero un incitamento diretto e dichiarato alla rivolta. Eppure la realtà è diversa da quella proposta dal montaggio della BBC: quelle non sono esattamente le parole pronunciate dell’allora quarantacinquesimo presidente statunitense. 

    A ottobre 2024 la BBC manda in onda un servizio dal titolo Trump: A Second Chance?, per la storica serie di documentari investigativi Panorama. Durante il montaggio, la redazione avrebbe unito due passaggi del discorso di Trump separati da ben cinquanta minuti, omettendo la parte in cui il leader repubblicano invitava i suoi sostenitori a “camminare insieme pacificamente e patriotticamente per far sentire le proprie voci”. 

    L’operazione editoriale, venuta a galla solo adesso, ha scatenato un’ondata di polemiche e ha portato alle dimissioni del direttore generale della BBC Tim Davie e di Deborah Turness, l’amministratrice delegata dell’azienda.

    Il dossier

    Il 3 novembre il giornale britannico The Telegraph ha rivelato l’esistenza di un dossier interno della BBC, compilato da Michael Prescott, ex giornalista, impiegato nell’azienda fino a giugno di quest’anno, e oggi consulente esterno per gli standard etici e per le pratiche editoriali. 

    Nel documento, Prescott segnala altre criticità nella gestione delle notizie da parte della BBC. Oltre al caso del montaggio del discorso di Trump, tra gli altri problemi captati da Prescott ci sono la copertura censurata del genocidio a Gaza e quella del dibattito sulle tematiche afferenti alla comunità trans

    Il caso Gaza

    Il dossier cita il documentario Gaza: How to Survive a Warzone, risalente a febbraio 2025, in cui, nel trasmetterlo, la BBC aveva omesso un dettaglio per alcuni non poco rilevante: uno dei narratori è il figlio quattordicenne di un alto esponente di Hamas

    Dopo lo scoppio dello scandalo, la BBC ha rimosso il documentario dalle sue piattaforme, suscitando la reazione del network Artists For Palestine UK, che a maggio, in una lettera aperta, aveva criticato la decisione della testata, accusandola di essere un ostacolo nel poter dipingere realisticamente le esperienze dei bambini palestinesi, straziati dalla guerra. 

    Già lo scorso ottobre la Ofcom, l’autorità di regolamentazione delle comunicazioni del Regno Unito, aveva sanzionato la BBC per la mancata trasparenza sull’identità del minore. La posizione del giornale nel contesto del conflitto israelo-palestinese rimane comunque paradossale: la BBC è da sempre criticata da ambo i lati, accusata una volta di essere troppo accondiscendente nei confronti della propaganda israeliana, un’altra di essere troppo vicina ad Hamas.

    Trump all’attacco

    Nel suo report, lungo diciannove pagine, Prescott parla di “errori editoriali gravi” e di “mancanza di trasparenza nei confronti del pubblico”, ma quando la interpella non riceve riscontri dalla dirigenza della BBC. 

    Oltre all’alterazione del discorso, il dossier di Prescott sottolinea la distorsione dei filmati di quel giorno, che fa sembrare quella di Trump come una chiamata alle armi. Non si è fatta aspettare la replica di Trump, che su Truth ha accusato la BBC di “deliberata disonestà” e di aver orchestrato un piano per mettere a repentaglio le elezioni presidenziali e “per influenzarne il risultato”. 

    Il presidente ha poi minacciato l’azienda di intentare una causa per un miliardo di dollari qualora non gli fossero arrivate scuse formali e un risarcimento economico per il danno d’immagine da lui subito.

    La crisi strutturale

    La pubblicazione del dossier di Prescott ha aggravato una crisi che ormai da tempo sta travolgendo sia la BBC sia la politica britannica, e che di certo non ha come nucleo originario lo scandalo trumpiano. Per il New York Times questa è solo la punta dell’iceberg di quella che per la BBC rappresenta “la più grande crisi dell’informazione degli ultimi decenni”. 

    Dietro al caso Panorama sono nascosti in piena luce problemi strutturali non indifferenti, tra tagli ai finanziamenti pubblici, critiche a una mancata imparzialità dell’emittente pubblico e una sempre più asfissiante concorrenza digitale e televisiva, che sta costringendo la BBC a correre al riparo dietro allo scudo della spettacolarizzazione. 

    Sono molti già gli inciampi della dirigenza della società. Tra il 2021 e oggi il direttore dimissionario Tim Davie è stato al centro di una serie di scandali di cui era più o meno responsabile direttamente.  Tra questi l’estorsione di un’intervista fatta alla Principessa Diana ormai trent’anni fa; le accuse di abusi sessuali, anche su minori, fatte a Huw Edwards, storico volto della BBC; la sospensione di Gary Linekar, famoso giornalista sportivo ed ex calciatore, dopo i suoi commenti su Israele e sulle politiche migratorie naziste; e infine la censura nello streaming del festival di Glastonbury di quest’anno.

    C’è fiducia nei giornali?

    Nonostante la fiducia nella BBC rimanga alta sia nel Regno Unito sia oltreoceano, non ci si può che chiedere quale sarà l’impatto di una vicenda come questa sulla fiducia generale riposta nel settore giornalistico, sentimento ormai da anni in lenta decrescita. 

    A lungo la BBC ha rappresentato un punto di riferimento quasi indiscusso per l’opinione pubblica internazionale, ma episodi come questo stanno riuscendo a minare la sua tradizionale autorevolezza. La fiducia nel giornalismo non è più così scontata e la precisione dovrebbe per questo motivo essere centrale nel lavoro di qualsiasi redazione. 

    Per molti si dovrebbe sottolineare quanto sia importante il ruolo di un’informazione pubblica che non sia partigiana, ma anche la difficoltà che si riscontra nel provare ad essere imparziali in un momento di alta conflittualità che costringe quasi tutti a non esserlo. 

    Il ruolo dell’informazione pubblica

    Lo scandalo BBC non è isolato nel panorama mondiale. Il servizio pubblico in paesi come gli Stati Uniti, la Francia e l’Italia è attraversato dalle stesse tensioni: c’è la necessità di rimanere rilevanti all’interno di un ecosistema digitale frammentato e in crescita, e ci sono le forti interferenze governative. 

    Questi elementi si scontrano con il dovere morale di offrire un’informazione adeguata, chiara, indipendente. Bisogna quindi ripensare il ruolo e le strategie del servizio pubblico, partendo anche da questi clamorosi errori, nella speranza che non sia ancora troppo tardi per riacquistare la fiducia del pubblico e per riconfermare la missione per un’informazione equilibrata e trasparente in un mondo sempre più caotico e complesso.

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