Nelle ultime settimane, in Bulgaria ci sono state ondate di proteste guidate in larga parte dalla Gen Z. Migliaia di giovani hanno riempito le strade di Sofia con cartelli e slogan contro il governo, invocando le dimissioni dell’esecutivo.
Da dove nascono le proteste?
Le proteste hanno avuto origine dal bilancio di Stato 2026, il primo della storia bulgara con l’euro, caratterizzato dall’aumento della pressione fiscale. Dopo settimane di proteste, il primo ministro bulgaro Rosen Zhelyazkov ha annunciato le dimissioni. La crisi politica arriva a poche settimane dall’ingresso della Bulgaria nell’eurozona, previsto il primo gennaio 2026.
La Generazione Z chiede trasparenza sulla transizione dal lev – la moneta attuale – all’euro. Il passaggio in oggetto è stato presentato dal governo come il tassello finale per l’integrazione economica europea; nonostante ciò, molti cittadini non l’hanno apprezzato, in quanto potrebbe aggravare le diseguaglianze socioeconomiche già profonde nel Paese balcanico.
Un popolo al limite
La bozza del bilancio 2026 prevedeva un aumento dei contributi sociali ed un incremento dell’imposta sui dividendi, entrambi fattori percepiti dall’opinione pubblica come una misura che aggrava ulteriormente la situazione economica dei lavoratori e delle imprese.
La popolazione bulgara non ha apprezzato la decisione del governo, accusandolo di scarsa trasparenza e di essere ignaro della situazione difficile che gran parte del popolo sta passando, criticando dunque la grave incapacità di intendere gli effetti dannosi che tale riforma attuerebbe a scapito dei cittadini.
L’elevata presenza attestata nelle manifestazioni di queste settimane fa intendere che i bulgari non stanno manifestando solamente contro la legge di bilancio, ma che ormai vi sia l’esplosione di un malessere ben radicato da anni.
Gli slogan
L’intero sistema viene dunque percepito come corrotto ed incapace di garantire diritti e futuro. Molti sono stati gli slogan utilizzati dalla Gen Z nelle manifestazioni; il più potente di tutti è “Young Bulgaria without Mafia”.
Nonostante l’intento pacifico sotteso alle proteste, non sono mancati gli scontri con la polizia, la quale ha reagito con gas lacrimogeni quando gruppi isolati hanno lanciato petardi e aggredito sedi di partiti politici.
La Generazione Z e l’euroscetticismo
Al centro delle mobilitazioni ci sono i giovani dai 16 ai 30 anni. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare, in quanto le proteste di carattere generazionale in Bulgaria mancavano dagli anni Novanta. È importante soffermarsi su questo perché la Gen Z bulgara ha saputo organizzare le proprie proteste ampliandole e coordinandole grazie all’utilizzo dei social, marcando il fatto che tale generazione è cresciuta sotto una crisi economica sempre crescente ed un’instabilità politica presente ormai da anni.
I social si sono mostrati utili anche per diffondere i video delle proteste, i presunti abusi della polizia e rendere virali slogan come “Gen Z sì comune for U” o “Give us a reason to stay”, facendo intendere che il desiderio sia quello di continuare a vivere nel proprio Paese, migliorandone le risorse.
La Gen Z vede il passaggio all’euro con scetticismo: infatti, nonostante il via libera del parlamento europeo per l’ingresso nell’eurozona e l’esaltazione del governo bulgaro per un passaggio storico, la società è spaccata: più del 50% dei bulgari sarebbe contrario all’introduzione dell’euro.
Le cause principali di questo scetticismo nei confronti della moneta europea sono dovute principalmente al rincaro dei prezzi, alla perdita di potere d’acquisto e all’inflazione.
La vittoria dei manifestanti: cade il governo
Nonostante il governo sia riuscito a resistere a molte mozioni di sfiducia negli ultimi mesi, la pressione popolare, definitivamente esplosa nelle ultime due settimane con proteste oceaniche, ha finito per minarne la stabilità.
Il grande malessere interno ha portato non solo al ritiro del bilancio, ma anche alle dimissioni del primo ministro bulgaro Rosen Zhelyazkov. Proprio queste ultime attivano ora la procedura costituzionale in cui il presidente Roumen Radev consulterà i gruppi parlamentari per affidare un mandato di formazione di un nuovo esecutivo.
La crisi politica attuale segna una fase negoziale complessa, caratterizzata dal crescente malessere dell’opinione pubblica; qualora non arrivasse un accordo politico, lo scenario delle elezioni anticipate appare l’ipotesi più probabile.
Futuro incerto
La Bulgaria si trova dunque in una situazione politica poco piacevole: l’incognita di un nuovo governo mette a dura prova le istituzioni che dovranno trovare il prima possibile una soluzione che sappia rassicurare non solo il proprio popolo, ma anche Bruxelles.
Sofia è dunque sotto i riflettori dell’Unione Europea. Le scelte politiche dei prossimi giorni saranno decisive per la credibilità del Paese, tanto in politica interna quanto estera. È dunque imprescindibile la formazione quanto prima di un governo stabile.
Un nuovo inizio?
La crisi politica attuale in Bulgaria è considerevole. Qualora non arrivasse un accordo, lo scenario delle elezioni anticipate appare l’ipotesi più probabile. Le mosse politiche dei prossimi giorni decideranno un tassello importante della storia della Bulgaria.
Sofia deve mostrarsi dunque credibile sia in politica interna che estera; è dunque essenziale formare il prima possibile un governo che sia in grado di garantire stabilità.
Dopo le proteste giovanili che hanno portato alla caduta dell’esecutivo, la classe politica bulgara con la nascita del nuovo esecutivo dovrà dimostrarsi in grado di avviare riforme vere, aumentare la trasparenza e far riacquisire ai propri cittadini la fiducia persa in questi anni.
La Gen Z ha mostrato la sua voglia di cambiamento: ora spetta alle istituzioni locali dimostrare di essere davvero europee non solo nelle opportunità, ma anche nei valori.
20250498

