spot_img
Altro
    HomeItaliaScuolaEducazione affettiva nelle scuole e consenso informato: le novità del ddl Valditara

    Educazione affettiva nelle scuole e consenso informato: le novità del ddl Valditara

    Pubblicato il

    spot_img

    Il disegno di legge Valditara sul “consenso informato” è approdato ieri, mercoledì 12 novembre, all’esame dell’Aula della Camera, introducendo una nuova disciplina in materia di educazione affettiva nelle istituzioni scolastiche. 

    Per la scuola secondaria di primo grado viene superato il precedente divieto assoluto, consentendo la realizzazione di attività educative su tali tematiche esclusivamente previo consenso informato dei genitori o di chi ne esercita la responsabilità genitoriale. La misura ha suscitato un ampio confronto politico e culturale, ponendo in discussione il bilanciamento tra autonomia educativa delle istituzioni scolastiche e ruolo primario della famiglia nei processi formativi dei minori.

    LE NOVITÀ DEL DDL 

    Il disegno di legge stabilisce una distinzione netta tra i diversi gradi d’istruzione. Per la scuola dell’infanzia e la primaria viene confermato il divieto assoluto di svolgere attività, laboratori o percorsi dedicati all’educazione affettiva, sessuale o alle relazioni interpersonali. L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare la sensibilità dei bambini più piccoli e di riservare tali contenuti a contesti ritenuti più adeguati all’età. 

    Diversa la disciplina per la scuola secondaria di primo e secondo grado. In questi casi, il ddl consente lo svolgimento di iniziative e progetti su temi affettivi, emotivi o relazionali, ma solo previo consenso scritto e informato dei genitori – o di chi esercita la responsabilità genitoriale. Tale consenso diventa condizione necessaria per l’adesione degli studenti alle attività, introducendo una forma di controllo familiare formale e documentata che sostituisce il precedente divieto totale. 

    CONSENSO INFORMATO DEI GENITORI 

    L’articolo 1 comma 1 del disegno di legge introduce il principio del consenso informato e scritto dei genitori come presupposto imprescindibile per la partecipazione degli studenti ad attività di educazione affettiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. La norma specifica che nessun percorso, laboratorio o progetto potrà essere attivato senza una preventiva comunicazione alle famiglie e senza il loro assenso espresso in forma documentale. La norma precisa che il consenso vada acquisito “previa messa a disposizione, per opportuna visione, del materiale didattico che intendono utilizzare per le attività medesime.” 

    L’articolo 2 estende tale obbligo anche alle attività extracurricolari, comprese iniziative promosse da enti esterni o associazioni che collaborano con le scuole. “L’intervento normativo, pertanto, risponde all’esigenza di evitare che in relazione alle attività formative, curriculari ed extracurriculari siano coinvolti soggetti terzi privi dei requisiti di professionalità necessari ad assicurare la qualità delle attività medesime e il raggiungimento, da parte degli studenti destinatari, delle finalità educative sottese alle iniziative formative.” 

    Tuttavia, questa impostazione solleva interrogativi sull’effettiva autonomia progettuale delle istituzioni scolastiche e sulla possibilità di assicurare un’offerta educativa uniforme su tutto il territorio nazionale.

    LA REVISIONE DELL’EMENDAMENTO DELLA LEGA

    Durante l’esame del ddl Valditara in commissione Cultura alla Camera, la Lega aveva inizialmente proposto un emendamento volto a estendere il divieto assoluto di educazione sessuo-affettiva – già previsto per la scuola dell’infanzia e primaria – anche alle scuole medie. L’obiettivo dichiarato era quello di impedire la realizzazione di percorsi o laboratori relativi alla sessualità e alle relazioni affettive per gli studenti più giovani, anche in presenza di esperti esterni o associazioni. 

    Tuttavia, a seguito del dibattito parlamentare e delle osservazioni di alcune componenti della maggioranza, l’emendamento è stato successivamente corretto: il divieto totale per le scuole medie è stato rimosso, sostituendolo con la previsione secondo cui tali attività potranno svolgersi solo previo consenso scritto dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale. 

    In questo modo, il ddl distingue chiaramente tra i diversi livelli scolastici: infanzia e primaria rimangono esclusi da qualsiasi attività affettivo-sessuale, mentre alle medie (e alle superiori) l’educazione affettiva può essere svolta a condizione che le famiglie siano preventivamente informate e diano il loro assenso formale. 

    “È una marcia indietro evidente, un passo obbligato dopo le proteste unanimi contro una misura priva di senso, ideologica e dannosa. Ma non basta un correttivo a cancellare un errore di fondo. Quello di pensare che la scuola debba tacere su tutto ciò che riguarda la crescita emotiva, relazionale e sessuale degli adolescenti. L’educazione affettiva e sessuale non è un capriccio ideologico: è prevenzione, è cultura del rispetto, è protezione per i nostri giovani,” ha concluso Irene Manzi, responsabile scuola del PD.

    SCONTRO IN AULA SUL DDL VALDITARA 

    Durante la discussione in Aula sul ddl Valditara, il dibattito si è acceso in particolare sulla difesa del provvedimento da parte del ministro Giuseppe Valditara. Il titolare del dicastero dell’Istruzione ha risposto alle accuse delle opposizioni secondo cui la norma limiterebbe la capacità della scuola di affrontare temi legati alla prevenzione della violenza di genere e alla lotta contro i femminicidi, sottolineando che “il ddl non impedisce alcuna azione educativa in tal senso.” Valditara ha ribadito che la legge mira a garantire trasparenza e responsabilizzazione dei genitori, attraverso il consenso scritto per le attività di educazione affettiva nelle scuole medie e superiori, salvaguardando al contempo l’autonomia delle famiglie nella formazione dei figli. 

    Le opposizioni hanno replicato denunciando che l’obbligo del consenso potrebbe di fatto ostacolare percorsi educativi fondamentali per la sensibilizzazione contro la violenza di genere, creando disparità tra istituti e limitando l’accesso degli studenti a strumenti di prevenzione e informazione. Lo scontro in Aula ha così messo in luce la tensione su tematiche socialmente rilevanti, confermando la complessità del dibattito sul ddl.

    La posizione della Lega

    “Giusto che a scuola si parli con adolescenti e ragazzi di malattie sessualmente trasmissibili, di gravidanze indesiderate e di educazione all’affettività e al rispetto. Questo lo si fa già e anzi, il Ministro Valditara lo sta potenziando. Quello che vietiamo – spiega l’On. Sasso sono le  distorsioni ideologiche care alla sinistra. Per i ragazzi più grandi chiediamo solo che le famiglie vengano informate preventivamente su contenuti, relatori e materiale didattico utilizzato.” 

    In varie occasioni, il ministro aveva affermato che il ddl “restituisce alle famiglie il potere di valutare con correttezza determinati percorsi ed evita ogni strumentalizzazione e l’indottrinamento dei bimbi, che non hanno l’età per comprendere ed affrontare tematiche complesse che possono confonderli.” 

    Le opposizioni

    Le opposizioni hanno criticato con fermezza il ddl Valditara, ritenendo che l’introduzione dell’obbligo del consenso scritto dei genitori per le attività di educazione affettiva nelle scuole medie e superiori rappresenti un ostacolo alla piena realizzazione dei percorsi educativi. Secondo i gruppi di minoranza, la norma rischia di creare disomogeneità tra istituti e territori, limitando l’accesso degli studenti a strumenti fondamentali per la prevenzione della violenza di genere e la promozione della consapevolezza emotiva. 

    In particolare, le opposizioni hanno contestato la dichiarazione del ministro Valditara secondo cui il ddl non ostacolerebbe la lotta contro i femminicidi, sottolineando che nella pratica il requisito del consenso scritto potrebbe rendere difficile o addirittura impedire la partecipazione di molti studenti ai progetti educativi su questi temi. 

    È stato inoltre evidenziato che la misura potrebbe accentuare il divario educativo tra famiglie più informate o collaborative e quelle meno coinvolte, limitando l’efficacia complessiva dell’azione della scuola in materia di educazione affettiva e prevenzione della violenza.

    CONCLUSIONI 

    Il dibattito sul ddl Valditara evidenzia come l’educazione affettiva non sia soltanto un tema legislativo, ma una questione culturale più ampia. L’educazione alle emozioni, alle relazioni e alla sessualità rappresenta uno strumento fondamentale di prevenzione, capace di fornire ai giovani consapevolezza, autonomia e capacità di riconoscere situazioni di rischio, inclusa la violenza di genere. 

    Paradossalmente, proprio nelle famiglie in cui il consenso scritto potrebbe essere negato, l’educazione affettiva risulta più necessaria: limitare l’accesso a questi percorsi rischia di escludere gli studenti che più avrebbero bisogno di strumenti per orientarsi in maniera sicura nelle relazioni interpersonali. 

    Per questo motivo, qualsiasi intervento normativo deve andare di pari passo con un cambiamento culturale, volto a riconoscere l’importanza dell’educazione affettiva come componente essenziale della formazione dei minori, capace di prevenire problemi sociali e individuali e di rafforzare la capacità dei ragazzi di affrontare le sfide della vita quotidiana in modo consapevole e responsabile.

    20250436

    Articoli recenti

    Prodi: “Sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese il Comune di Bologna non perseveri”

    Ad una settimana dall’assalto alla redazione torinese de La Stampa, continuano a far discutere...

    “È un casino”: l’Ucraina nel vortice tra Mosca, Washington e Bruxelles

    “È un casino”, così poche ore fa Donald Trump ha definito la guerra in...

    Putin: “Se l’Europa vuole la guerra noi siamo pronti”

    Dopo le dichiarazioni dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone sull'approccio "più aggressivo" da adottare da parte...

    ENERGY RELEASE 2.0: IL NUOVO STRUMENTO PER LE IMPRESE ENERGIVORE E LA TRANSIZIONE ENERGETICA

    Il 2025 segna un punto di svolta per le imprese energivore italiane e per...