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    Elezioni in Romania: tutto da rifare

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    Nella giornata di venerdì 6 dicembre la corte suprema della Romania ha annullato l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali, che avevano visto portarsi in vantaggio Georgescu, il candidato filorusso. Le cause dell’annullamento del voto sono le ingerenze russe, che avrebbero presumibilmente influenzato i risultati.

    Il primo turno

    Il primo turno svoltosi nella giornata del 24 novembre, che è stato dichiarato nullo dalla corte suprema, dovrà essere ripetuto; il popolo romeno non dovrà solo ritornare a votare, bensì dovrà rivivere integralmente il processo elettorale, perché non sarà solo il voto ad essere ripetuto, ma anche la campagna elettorale. La motivazione è legata al fatto che le ingerenze russe secondo la corte non avrebbero influenzato solamente la regolarità del voto ma anche la corsa elettorale, riuscendo a favorire Georgescu, che al primo turno era riuscito ad ottenere il 22,59%. 

    La corte si è espressa in questo modo dopo aver declassificato dei documenti nella giornata di mercoledì; si tratta di documenti rilasciati dall’intelligence romena e dal ministero dell’interno che testimonierebbero la responsabilità russa dietro alle irregolarità che hanno influenzato il processo elettorale. I russi avrebbero agito secondo i canoni classici della guerra ibrida; secondo le fonti romene, lo spazio digitale chiave in questa operazione è stato il social network cinese Tik Tok, dove una consistente rete di account e influencers avrebbe ricevuto del denaro per propagandare la figura di Georgescu e la bontà delle sue idee. 

    La Russia, secondo l’intelligence romena, avrebbe agito tramite proxy, come la FA Agency, che si sarebbe presa la responsabilità di pagare gli utenti. Oltre a questo tipo di operazioni Mosca è accusata dalla corte di aver effettuato svariati tentativi di hacking volti non solo all’accesso ai dati del processo elettorale, ma anche con la volontà di modificare i risultati. Dal canto suo la Russia si dichiara totalmente estranea ai fatti, mentre Georgescu sostiene che si tratti di un attacco alla democrazia romena e al popolo sovrano.

    Chi è Georgescu?

    Il candidato indipendente alla presidenza romena è di professione un ingegnere agronomo, specialista in politiche ambientali, di cui si è occupato per una buona parte della sua carriera professionale per conto di progetti finanziati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. In seguito alle varie crisi governative che hanno caratterizzato la storia recente romena il suo nome è stato oggetto di valutazioni per quanto riguardava la carica di primo ministro, in quanto tecnico. 

    Uno dei punti cardine delle idee politiche di Georgescu è sicuramente il concetto di indipendenza; uno dei suoi obiettivi è il raggiungimento dell’indipendenza alimentare ed energetica del Paese. Inoltre, non si è mai lasciato andare a dichiarazioni di apprezzamento nei confronti delle istituzioni europee, considerate come un possibile freno rispetto alle ambizioni politiche ed economiche che sogna per il suo Paese. Georgescu non ritiene che il ruolo delle multinazionali possa favorire lo sviluppo economico-industriale romeno; dal suo punto di vista, le privatizzazioni dell’era post-sovietica hanno svantaggiato l’economia del Paese, che ha sofferto conseguentemente la svendita dei suoi principali asset nazionali come il gas, la benzina e l’elettricità. 

    Georgescu fa proprie delle posizioni decisamente in controtendenza con le modalità con le quali ha operato la Romania negli ultimi anni; come già accennato in precedenza, non esprime particolari apprezzamenti nei confronti dell’Unione Europea, e nemmeno della NATO. Egli, all’Occidente, ha sempre preferito Mosca, probabilmente vista come più affine da un punto di vista culturale, dato che la Romania e la Russia sono accomunate dal credo religioso cristiano ortodosso. Per via di queste sue posizioni viene definito sovranista e populista dalla stampa occidentale.

    Bucarest, fondamentale per la NATO

    La Romania in questi ultimi anni ha assunto un valore geostrategico vitale per la NATO; ciò è motivato principalmente dalla sua prossimità alla Russia e al suo accesso diretto al Mar Nero. La Romania va quindi ad affiancare la Polonia come partner chiave in Europa orientale; il binomio strategico Bucarest-Varsavia è quindi il passaggio fondamentale della strategia di contenimento di Mosca targata NATO. 

    L’esigenza di rafforzare i rapporti con questi due attori e di ampliare la deterrenza militare nell’area non nasce solo in seguito allo scoppio della guerra russo-ucraina del 2022; infatti, la NATO ha iniziato a rafforzare la propria presenza militare difensiva nella zona in maniera massiccia già nel 2016, con l’inaugurazione di uno scudo antimissilistico nella cittadina di Deveselu; si tratta di una città che conta appena tre migliaia di abitanti, che nel corso di questi otto anni hanno dovuto imparare a convivere con la presenza di una importante base militare NATO, integrata da un sistema balistico e da uno scudo antimissilistico. 

    La costa romena e il porto di Costanza, che consentono l’accesso al Mar Nero, sono di notevole importanza a livello geopolitico: oltre a garantire ingenti flussi commerciali, permettono alla NATO di tenere sotto controllo Mosca in Crimea e di eseguire esercitazioni militari navali nell’area. Inoltre, è necessario segnalare l’importanza strategica del Danubio, un fiume che da un punto di vista geopolitico ha molto da offrire, dato che permette, a chi ne controlla le acque, di accedere all’Europa centrale. 

    Per queste ragioni Bucarest è diventata progressivamente un partner chiave nel contenimento dell’espansionismo russo in Europa orientale; la possibilità che in seguito alle elezioni la Romania possa cambiare fazione avvicinandosi a Mosca viene vista come uno smacco alle élites burocratiche-strategiche occidentali. 

    Conclusioni

    Un possibile cambio di rotta, oltre a modificare completamente la prospettiva romena, andrebbe anche a cambiare degli equilibri di potere nell’area, che sembravano ormai da anni essere completamente definiti. 

    Sarà interessante seguire con attenzione gli sviluppi politici che riguarderanno Bucarest, per immaginare quelle che saranno le potenziali alterazioni alle quali potrebbe essere soggetto l’ordine regionale in Europa orientale.

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