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    Elezioni presidenziali in Romania 2025: la vittoria di Nicușor Dan

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    Le elezioni presidenziali rumene del 2025 hanno rappresentato uno spartiacque nella storia politica del Paese. Dopo mesi di tensioni elevate, i cittadini rumeni hanno scelto di affidare la guida dello Stato a Nicușor Dan, ex sindaco di Bucarest, riformista e sostenitore convinto dei valori europei. 

    Il suo avversario, George Simion, leader del partito AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), si è invece fermato al 45,9% dei voti dopo essere stato il più votato al primo turno.

    Un Paese tra polarizzazione e instabilità

    Queste elezioni sono arrivate dopo un periodo di forte incertezza politica in Romania. Il turno elettorale del 2024 era stato annullato dalla Corte Costituzionale per presunte interferenze russe a favore del candidato Georgescu. Questo scandalo ha profondamente indebolito la fiducia dei cittadini nei confronti del proprio sistema democratico, creando così un forte clima di tensione caratterizzato da un’ulteriore polarizzazione.

    Il vuoto della destra, dovuto alla condanna nei confronti di Georgescu, è stato colmato dal volto di George Simon, il quale è riuscito a capitalizzare la frustrazione e il risentimento popolare. Il leader del partito AUR è riuscito a proporsi come l’uomo del popolo tramite politiche “antisistema” volte a criticare e sfidare l’establishment europeo. 

    Dall’altro lato invece, Nicușor Dan ha rilanciato una proposta riformista ed europeista, incentrata su trasparenza, anticorruzione e stabilità. Nel primo turno, tenutosi lo scorso 4 maggio, il divario tra Simion e Dan fu enorme, con il primo che ottenne il 40,5% dei voti, mentre il secondo si fermò quasi al 21%. Le motivazioni che hanno portato al sorpasso da parte di Dan nei confronti di Simon sono legate non solo al favoreggiamento dei partiti progressisti nei confronti dell’ex sindaco di Bucarest, ma anche alla grande influenza della diaspora rumena.  

    Simion, forte del suo linguaggio populista, aveva impostato la campagna elettorale su temi come il ritiro del supporto all’Ucraina, la sovranità nazionale contro “l’invadenza” di Bruxelles, e la difesa dei “valori tradizionali”, esprimendo ammirazione per le politiche di Trump e Orbán.

    Dan, invece, ha spinto molto sulla credibilità acquisita negli anni come attivista civico e amministratore locale, promettendo riforme istituzionali importanti e una Romania pienamente integrata in Europa.

    La vittoria di Dan e la delusione di Simion

    Il secondo turno ha rappresentato un vero colpo di scena. Con un’affluenza del 65% e un coinvolgimento importante della diaspora, Dan ha ottenuto il 54,1% dei voti, superando Simion. Anche in questo turno c’è stata una polarizzazione del voto: le città hanno votato compatte per Dan, mentre le zone rurali si sono confermate nuovamente delle roccaforti dell’estrema destra.

    La vittoria di Dan ha dimostrato che l’elettorato rumeno, pur spaccato, ha rifiutato l’opzione nazionalista e autoritaria, promettendo una presidenza imparziale e riformista. La sua vittoria propizia per una ripresa dei negoziati sullo stato di diritto e l’anticorruzione, sospesi negli ultimi anni a causa dei numerosi scandali politici. La vittoria di Dan è stata accolta positivamente sia dall’Unione Europea che dal presidente ucraino Zelensky, i quali hanno affermato che dopo queste elezioni la Romania rimane un partner affidabile.

    La sconfitta di Simion è anche frutto di una radicalizzazione troppo marcata nel secondo turno: l’aver cavalcato l’onda del populismo, caratterizzato dal rifiuto dell’aiuto all’Ucraina e l’attacco alle istituzioni democratiche, hanno indirettamente alienato l’elettorato moderato.

    Le sfide del nuovo presidente

    Nicușor Dan avrà davanti a sé una serie di compiti complessi e urgenti: il sistema giudiziario rumeno necessita da anni di una riforma profonda. Dan ha promesso che attraverso un rafforzamento dell’indipendenza dei magistrati, una lotta serrata alla corruzione e la creazione di un organismo nazionale di trasparenza nella pubblica amministrazione, riuscirà ad attuare riforme importanti per il bene del Paese. 

    Dan dovrà inoltre affrontare la profonda polarizzazione emersa in queste elezioni. Il presidente rumeno dovrà trovare un modo per dialogare anche con l’elettorato che ha votato per Simion, evitando di escludere chi esprime frustrazioni legittime. È dunque essenziale che il nuovo presidente non ignori la rabbia sociale, ma la incanali in proposte concrete. 

    Un ulteriore obiettivo è senz’ombra di dubbio quello di rafforzare i legami diplomatici della Romania con i propri alleati, ponendola come attore chiave dell’Europa orientale.

    Un nuovo capitolo per la Romania

    La vittoria di Dan rappresenta una scelta per il futuro, per un Paese moderno, trasparente e europeo. Tuttavia, come abbiamo visto il lavoro che lo attende sarà lungo e difficile. Il clima politico della Romania è caratterizzato attualmente da sfiducia, disuguaglianza e la rabbia sociale che non possono scomparire con un voto.

    Inoltre, nonostante la sconfitta, Simion resta una figura influente e potrebbe capitalizzare il malcontento nei prossimi anni. Per evitare che la destra rumena ritorni più forte, il nuovo presidente dovrà essere inclusivo, efficace e coerente. Solo così la Romania potrà davvero voltare pagina, lasciandosi alle spalle l’instabilità e diventando un modello di democrazia nella regione.

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