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    Europa e riarmo: il ritorno della leva obbligatoria?

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    La discussione su un possibile riarmo europeo prosegue da marzo, quando la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha introdotto il ReArm Europe nelle discussioni dei piani alti di Bruxelles: una proposta che prevede un incremento dei fondi rivolti all’industria delle armi, anche a discapito di pensioni, sanità ed istruzione, per raggiungere l’obiettivo di 800 miliardi di euro destinati al rafforzamento delle capacità militari entro il 2030. 

    L’argomento, seppur ‘datato’, ha riscontrato un terreno fertile nelle argomentazioni recenti, quando la Germania e la Polonia hanno intensificato le misure sul reclutamento di nuove leve, fomentando l’idea di un’accelerazione in atto a livello europeo.

    ReArm Europe: cosa prevede

    Il ReArm è un piano di difesa comunitario redatto in risposta al contesto geopolitico internazionale: a seguito del conflitto russo-ucraino e l’incertezza dei piani americani, si è ritenuto fondamentale l’introduzione di una misura preventiva, allineata con le incerte dinamiche internazionali. 

    Se nel 2021 il bilancio pluriennale ‘Sicurezza e Difesa’ prevedeva un Fondo europeo corrispondente all’1,2% del budget, dal 2022 a causa della guerra tra Russia e Ucraina, l’idea di rafforzare la difesa si è progressivamente concretizzata. I punti su cui si sviluppa il ReArm, coinvolgendo tutti i Paesi membri, vertono su un incremento ferreo delle armi e specialmente delle forze militari.

    Al fine di facilitare il riarmo, l’Unione europea ha stabilito un piano economico destinato a tutti i Paesi europei, in modo da raggiungere l’obiettivo prefissato nei tempi prestabiliti. Tra questi, i finanziamenti nazionali, secondo cui gli stati potranno aumentare la loro spesa per la difesa, senza considerarla come deficit del debito pubblico, il capitale privato per cui potranno essere mobilitati i fondi pensione e il risparmio dei cittadini con la creazione dell’Unione del Risparmio e degli Investimenti, insieme allo Strumento SAFE, per cui l’UE si prepara a raccogliere 150 miliardi di euro sui mercati finanziari per destinarli agli stati membri. Nonostante le misure, alcune nazioni sono militarmente più avanzate di altre, complice la leva obbligatoria presente da molti anni e mai abbandonata.

    Esercito ed Europa: leva obbligatoria

    Sebbene alcuni Paesi europei abbiano da tempo trascurato la sicurezza militare, altri hanno continuato a destinare parte della spesa nazionale al proprio esercito, mantenendo degli standard più solidi: stati come Finlandia, Svezia, Svizzera, Austria e Turchia hanno mantenuto o reintrodotto la leva militare obbligatoria già da diversi anni, escludendo la Croazia, la Lituania e la Lettonia, dove la legge è stata introdotta da non più di due anni. 

    Non mancano questioni sulla difesa in relazione all’equità di genere: la Norvegia, anch’essa con coscrizione obbligatoria, si presenta come il primo paese della NATO ad aver introdotto la leva universale per entrambi i sessi già nel 2015, mentre la Danimarca ha incluso nel reclutamento anche le ragazze neomaggiorenni.

    D’altra parte, paesi come Spagna e Francia mirano al mantenimento di forze armate professionali, escludendo la possibilità di chiamata militare obbligatoria. In Francia, la leva obbligatoria è stata sospesa nel 1997, sostituendola con un programma civile facoltativo per ragazzi dai 15 ai 17 anni e orientato all’educazione civica, mentre in Spagna la coscrizione è stata abolita nel 2001. 

    Altre nazioni hanno iniziato a riformare il proprio esercito, tra cui la Germania e la Polonia, sebbene il servizio di leva resti momentaneamente ancora facoltativo, mentre in Italia si parla di reintroduzione della leva già dal 2024.

    Leva militare: Germania e Polonia

    Seguendo il modello adottato dal Nord Europa, la Germania ha da poco approvato nuove misure per alimentare l’attrattività dell’arruolamento militare, in vigore dal 1° gennaio 2026: tra queste, il questionario obbligatorio per tutti i maggiorenni, insieme alla visita medica e uno stipendio di 2600 euro per chi decida di arruolarsi. 

    La motivazione principale risiede nell’aumento del numero di riservisti (+260mila entro il 2035) per sopperire al dimezzamento delle forze militari dal 1995, con una forte riduzione che ha visto un calo dalle originarie 365mila unità fino alle 180mila di oggi. Anche se il servizio militare resta ancora facoltativo, l’obbligatorietà entrerà in vigore nel caso di situazioni di emergenza, come stabilito dal Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che non esclude la possibilità della leva obbligatoria se gli obiettivi prefissati non verranno raggiunti.

    In Polonia, la situazione si presenta già in modo differente: il premier Donald Tusk ha annunciato che si tratta di “una corsa per la sicurezza”, puntando a raggiungere un numero di almeno 500.000 soldati con riservisti, dichiarando inoltre la possibilità di prendere in considerazione le armi nucleari. 

    Secondo i dati dello scorso anno, la Polonia contava 200.000 militari con l’obiettivo di raggiungere i 300.000; ad oggi i piani di Tusk si sono amplificati, lavorando per coinvolgere nell’addestramento militare ogni maschio adulto della nazione. Un cambiamento drastico considerando che la leva obbligatoria era stata sospesa nel 2008 e soppressa nel 2010, rappresentando una scelta quasi obbligata per uno stato al confine con una delle guerre più discusse negli ultimi anni.

    Italia e guerra: i numeri

    Nonostante le discussioni sulla coscrizione obbligatoria proseguano, attualmente in Italia non è prevista la sua reintegrazione, sebbene manchino all’appello almeno 30.000 militari, come annunciato dall’attuale Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha stabilito un piano di riarmo da concretizzare entro otto anni. 

    Il progetto prevede di garantire un aumento di 135mila soldati ordinari non riservisti, nonostante l’Italia presenti ad oggi 160mila militari tra Esercito, Marina ed Aeronautica, con circa 100mila carabinieri. 

    Anche se la leva nazionale è stata sospesa il 1° gennaio 2005, lo scorso anno la Lega ha presentato una proposta di legge, che prevede lo svolgimento di servizio militare o civile per tutti i giovani maggiorenni. Ad oggi, non sono state presentate ulteriori proposte e tutte le opzioni restano ancora aperte.

    In conclusione

    All’interno di un contesto europeo in continua evoluzione, emerge chiaramente come le scelte militari e difensive siano profondamente influenzate dalla percezione delle minacce esterne e dagli accadimenti geopolitici, a cui le nazioni rispondo ancora in modalità differenti. 

    Il ReArm può essere visto come uno spunto per rafforzare la propria struttura militare, ma non esclude le preoccupazioni verso un futuro incerto specialmente per i giovani, dove i fondi vengono pensati in ottica conservativa piuttosto che progressista. È importante che ogni stato valuti lo scenario con attenzione ed equilibrio, per garantire la salvaguardia senza trascurare lo sviluppo economico e sociale.

    20250459

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