Nella giornata di martedì 12 febbraio il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha avuto un contatto telefonico con il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin; l’oggetto della telefonata è stata la guerra in Ucraina, alle soglie del compimento del terzo anno di conflitto, Durante la telefonata è stata espressa la volontà da entrambe le parti di avviare dei negoziati che possano porre fine a questo conflitto ed elaborare una soluzione che permetta di garantire stabilità e pace all’interno della regione. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è stato coinvolto nella discussione fra i due leader, ma è stato contattato da Trump solo in un secondo momento. L’Ucraina però non è l’unica grande esclusa, ma lo è anche l’Europa, nonostante si sia spesa enormemente in questi anni a supporto di Kiev.
Summit europeo a Parigi
L’Eliseo ha dichiarato, nel pomeriggio di domenica 16 febbraio, di aver programmato per lunedì un incontro informale a Parigi fra i capi di governo di Regno Unito, Italia, Danimarca, Germania, Polonia, Spagna, Paesi Bassi, il Presidente del Consiglio Europeo e della Commissione e il Segretario generale della NATO.
Il summit è volto a discutere del conflitto russo-ucraino e dei possibili negoziati che potrebbero portare alla conclusione della guerra. I leader europei hanno ritenuto opportuno agire rapidamente in seguito ai contatti diretti tra Trump e Putin e per quanto accaduto nella giornata di sabato 15 febbraio, dove l’inviato degli Stati Uniti per l’Ucraina, il generale Keith Kellogg, ha avvisato gli europei che gli USA hanno intenzione di escluderli dai futuri negoziati.
Gli avvenimenti che si sono consumati nell’ultima settimana evidenziano lo strappo interno all’Occidente; gli Stati Uniti guidati da Trump vedono l’Unione europea come un attore di secondo livello, non all’altezza di poter negoziare su dossier di questa rilevanza. Inoltre, come testimoniato dalle parole espresse del Vicepresidente americano JD Vance alla Conferenza di Monaco, gli USA accusano l’Europa di aver tradito i valori liberali che avevano unito l’Occidente liberaldemocratico contro i nazifascismi durante la Seconda Guerra Mondiale, e il comunismo sovietico negli anni della Guerra Fredda.
Vance contesta al Vecchio Continente di aver promosso un’evoluzione eretica del liberalismo, basata sulla cancel culture e sulla cultura woke. Le divisioni nel blocco occidentale paiono essere insanabili, sia da un punto strategico che politico, lasciando presagire un futuro estremamente complesso per le relazioni euro-atlantiche.
Un affare tra grandi potenze
Trump aveva espresso le sue intenzioni riguardo al conflitto già in campagna elettorale, manifestando la volontà di disimpegnarsi del dossier ucraino e trovare un accordo con la Russia nel minor tempo possibile. Il tycoon aveva addirittura affermato di mirare a far cessare le attività belliche già il primo giorno del suo secondo mandato; si tratta ovviamente di un’esternazione che si è rivelata irrealizzabile, ma fornisce un’idea chiara sull’atteggiamento statunitense in questa fase conclusiva dello scontro fra Mosca e Kiev.
L’approccio della Presidenza Trump è quello del realismo classico, dove vengono presi in considerazione i risultati del teatro di guerra e gli interessi della controparte, avviando trattative di pace volte alla ricerca di una soluzione che tenda al compromesso. La telefonata diretta fra i due leader può essere letta come un messaggio chiaro all’Europa e a Zelensky: la questione ucraina è un affare bilaterale tra Stati Uniti e Russia; l’UE non viene trattata come un attore di pari grado da Washington e Mosca, nonostante abbia agito con grande coerenza e decisione in questi anni, spendendosi molto per la causa di Kiev e sacrificando i propri interessi economici ed energetici.
L’interesse statunitense è quello di stabilizzare l’area e ricostruire, seppur a livelli minimi, il rapporto con la Russia, per evitare che essa possa finire definitivamente nelle braccia della Cina; l’obiettivo russo è di ottenere il riconoscimento internazionale della sua sovranità sulle contese regioni del Donbass e della Crimea, e di neutralizzare l’Ucraina, impedendole di entrare nella NATO.
Ridimensionamento europeo
L’esclusione dell’Unione Europa dai negoziati va a ridimensionare notevolmente il ruolo del Vecchio Continente nelle dinamiche geostrategiche globali e a danneggiarne l’immagine. Oltre all’estromissione dal contatto diretto fra Mosca e Washington, l’UE è stata esclusa anche dalle discussioni circa il futuro della Striscia di Gaza, una questione sulla quale non si è spesa al pari di quanto fatto in Ucraina, ma dove una grande potenza andrebbe necessariamente coinvolta, trattandosi di una controversia storica di rilevanza internazionale.
Queste esclusioni evidenziano come l’Unione oggi fatichi ad essere riconosciuta come un attore rilevante nelle principali dinamiche internazionali, nonostante il suo status di potenza civile, per via del suo impegno internazionale a favore dei diritti umani e della democrazia, e di potenza economica, trattandosi di una delle più grandi economie al mondo.
Un fattore decisivo per essere coinvolta nelle trattative di elevata rilevanza storica è quello strategico-militare, ovvero il principale colpevole della debolezza europea: per esercitare la propria influenza nel sistema internazionale è necessario vantare delle grandi capacità militari e una chiara coesione strategica, in caso contrario, aspettarsi di avere importanza negli affari globali può risultare velleitario.
L’UE per adempiere a questa mancanza necessita di avviare il processo di autonomia strategica, grazie al quale sarà possibile ottenere lo status di grande potenza militare; per poter raggiungere gli obiettivi geopolitici prefissati il potere militare deve essere complementare a quello economico, il quale difficilmente può sostituire il primo per esercitare un’effettiva influenza internazionale.
In conclusione
Questi primi mesi della Presidenza Trump forniscono un assaggio di quello che sarà il futuro dell’Europa, la quale viene totalmente declassata dal suo principale alleato per quanto concerne le negoziazioni dei principali dossier internazionali, e potrebbe soffrire dell’imposizione di dazi che danneggerebbero fortemente i popoli europei.
L’Unione necessita di riflettere attentamente su quanto svolto durante gli ultimi anni nello scenario internazionale, cercando in futuro di operare strettamente in base a quelli che sono i suoi interessi geopolitici e integrando la propria potenza economica a quella strategico-militare, in modo da poter essere rispettata maggiormente dalle grandi potenze.
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