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    GenZ e attivismo: le risposte green alla crisi climatica

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    La crisi climatica si è attestata come una realtà estremamente discussa da decenni, quando gli scienziati hanno iniziato a trattarla con seria preoccupazione, sottolineando le responsabilità umane derivate dall’inquinamento industriale e dall’utilizzo massiccio dei combustibili fossili. 

    Questo comporta un incremento significativo della CO2 all’interno dell’atmosfera e una maggiore frequenza di fenomeni naturali distruttivi, con conseguenti perdite umane, naturali ed economiche. 

    Sebbene il cambiamento climatico sia un tema noto ai governi e alle industrie, le apprensioni maggiori colpiscono soprattutto la GenZ, con uno sguardo poco ottimistico verso il futuro.

    CRISI CLIMATICA: UN PROBLEMA GENERAZIONALE

    Tra le generazioni prese in esame, pare che i giovani siano maggiormente consapevoli dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze, in confronto al resto della popolazione: secondo una ricerca promossa da Angelini Industries, la Generazione Z si attesta come la più informata e sensibile rispetto alle tematiche green e il 53% degli intervistati si definisce ambientalista, con la metà di essi che ha boicottato un marchio o prodotto considerato ‘socialmente irresponsabile’. Il 60% inoltre, si dichiara disposto a pagare maggiormente un prodotto purché segua una produzione etica e sostenibile, malgrado la minore disponibilità economica.

    In Italia, la preoccupazione nei confronti della crisi climatica si è tradotta in ecoansia, con sintomi fisici quali nausea e palpitazioni provati settimanalmente al pensiero dei problemi ambientali. L’indagine Crisi climatica ed ecoansia in Italia condotta da UNICEF in collaborazione con YouTrend, dichiara che il fenomeno è noto a circa il 22% della popolazione, e l’8% degli Under35 ne soffre in modo più o meno costante sentendosi impotente, credendo che gli unici enti in grado di fare la differenza sarebbero le istituzioni.

    GENERAZIONE Z: DALL’ECOANSIA ALL’ATTIVISMO 

    L’apprensione delle nuove generazioni si è tramutata nell’intensificazione dell’impegno e dell’attenzione nei confronti dell’ambiente e della sostenibilità, includendo la nascita di nuovi movimenti, start-up e promuovendo le forme di economia circolare. 

    Partendo dal Fridays For Future, movimento fondato nel 2018 da Greta Thunberg per chiedere ai governi una maggiore attenzione alle tematiche ambientali, fino ad arrivare allo Youth4Climate, promosso dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDT) e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che coinvolge i giovani con idee sostenibili e innovative, supportandoli nella loro realizzazione; questi sono solo alcuni esempi in cui si evidenzia una consapevolezza collettiva da un lato, correlata alla volontà di reagire dall’altro.

    Scioperi e movimenti sono nati sotto obiettivi comuni e non più rinviabili: l’obiettivo principale è evitare di raggiungere l’aumento della temperatura di 1.5°C, limite sopra il quale si rischiano danni devastanti per tutto il pianeta, con importanti complicazioni nel contenerli. 

    Strettamente connesso alla temperatura, altro scopo è rappresentato dalla riduzione del 55% dei gas serra nell’Unione europea entro il 2030, un’azione che permetterebbe di evitare ulteriori innalzamenti e limitare notevolmente i danni all’ecosistema. I social network hanno permesso la nascita e la diffusione di associazioni e movimenti, alimentando la partecipazione di milioni di utenti, oltre a diffondere pillole utili su come migliorare il proprio stile di vita.

    SOCIAL MEDIA: STILE DI VITA E GREEN ECONOMY

    Con la consapevolezza e la volontà di preservare il pianeta, sono sempre di più i giovani che utilizzano i canali social come mezzo fondamentale per diffondere o apprendere uno stile di vita sostenibile.  

    Negli ultimi anni sono nati i cosiddetti Green Influencer, che offrono consigli e metodi per cambiare la propria quotidianità, lanciando sfide e offrendo nuovi spunti per l’utilizzo di risorse che altrimenti, andrebbero sprecate: tra questi si distinguono Camilla Agazzone oppure Greta Volpi che diffonde pillole di sostenibilità contro il fast fashion, promuovendo al contempo una dieta vegana e contro lo spreco.

    In parallelo, è incrementata un’attenzione verso il riutilizzo di beni, in particolare dei vestiti, dando luogo agli swap parties e alla diffusione di mercatini vintage in tutta Europa, che permettono lo scambio di vestiario o l’acquisto di indumenti usati per donare loro una seconda vita. 

    Una ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Behaviour e condotta dall’Università Bocconi in collaborazione con l’UniSannio, ha studiato l’aumento del fenomeno rivelandone le cause principali: oltre a un’attenzione all’ambiente, il vintage si rivela soprattutto un mezzo per socializzare ed esprimere la propria identità, per l’acquisto di pezzi unici. Caratterizzato da un maggiore successo in Germania, Francia e Italia, rappresenta anche un modo per potersi permettere l’acquisto di beni che altrimenti, sarebbero rivolti ad una fascia di consumatori più alta, alimentando al contempo un’economia sostenibile.

    LAVORO E START-UP GREEN

    L’impegno verso l’ambiente ha coinvolto la quotidianità degli individui senza tralasciare la sfera lavorativa, dove la sostenibilità diventa un criterio fondamentale: sette giovani su 10 considerano le politiche di sostenibilità aziendali un fattore determinante nella scelta di un posto di lavoro, e il 23% si è informato sulle azioni intraprese nel rispetto delle politiche ESG, allo scopo di verificare l’autenticità dei valori aziendali proposti. 

    Anche sul piano imprenditoriale, il numero di giovani fondatori dediti alle start-up sostenibili è in costante aumento (+66,5% solo in Italia), con un’attenzione che non riguarda solo la moda, ma anche il riciclo di materiali: un esempio è AraBat, start-up innovativa fondata con l’obiettivo di recuperare metalli preziosi dal riciclo di batterie esauste, oppure EcoTone Renewables, start-up americana che con il sistema ZEUS ripulisce gli scarti alimentari da plastica, metallo e vetro per produrre fertilizzante liquido. 

    Tra queste non manca l’attenzione agli oceani, dove The Ocean CleanUp interviene sviluppando dei sistemi tecnologici in grado di ripulire l’acqua dalla plastica.

    Una generazione sensibile alle tematiche ambientali

    I giovani costituiscono la generazione maggiormente sensibile alle tematiche ambientali, ma al tempo stesso si distinguono per il loro impegno nell’affrontare tali problematiche.

    A prescindere da quanti progressi siano ancora necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati, è evidente che questa generazione stia contribuendo significativamente nell’instaurare una cultura orientata alla salvaguardia del pianeta, dimostrando che l’impegno collettivo può essere la chiave per affrontare le prossime sfide ambientali, senza escludere il sostegno e la partecipazione delle istituzioni globali.

    20250414

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