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    I mesi della salute maschile

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    Complice l’inizio dell’anno scolastico e lavorativo e altri movimenti globali, i due fenomeni principe che riguardano la salute fisica e mentale maschile subiscono un grande calo dell’attenzione mondiale. Si tratta di temi che vengono da sempre trascurati e che sono causa di innumerevoli decessi ogni anno. Considerata la dilagante mancanza di consapevolezza specifica e l’avvento della fine di novembre, sembra opportuno fare chiarezza su quali siano i movimenti istituiti dalle organizzazioni internazionali o da intraprendenti enti privati per sensibilizzare la popolazione sul tema e per spiegarne le origini.

    NOVEMBRE – “MOVEMBER”

    Adam Garone, Travis Garone, Luke Slattery e Justin Coghlan sono i nomi degli attivisti che, ormai nel lontano 2003, fondarono e diedero il nome al movimento nato dai quattro australiani in virtù di motivazioni che fondono l’ironia e l’acquisizione di consapevolezza circa il tema della salute. A tal proposito, al TEDx Toronto del 2011, Adam Garone raccontò di una conversazione avuta con i restanti tre cofondatori che, dopo un indefinito numero di birre, versò sull’argomento “anni ‘70” e su come tutte le mode appartenenti a quel periodo stessero progressivamente tornando a manifestarsi.

    A quel punto, questi si chiesero quale potesse essere una moda che ancora non fosse tornata in voga: la risposta furono i baffi. Decisero quindi di farsi crescere solo e soltanto i baffi per tutta la durata del mese di novembre 2003, nonché di premiare ad una festa che si sarebbe tenuta alla fine del mese chi fosse riuscito ad ottenere il miglior e il peggior baffo.

    CANCRO ALLA PROSTATA

    La seconda ragione, invece, nasce dalla testimonianza delle massicce movimentazioni femminili volte ad accrescere la consapevolezza circa la condizione delle donne affette da cancro al seno. La fortuita coesistenza di questi due fattori li portò alla decisione di fondere le due cose: in questo caso, loro non si sarebbero occupati del cancro al seno, ma di quello alla prostata, il più diagnosticato in Australia. Inizialmente tentarono di proporre questa fusione al CEO della “Prostate Cancer Foundation”, la quale rifiutò; il gruppo persistette nel suo intento e riuscì a raggruppare un totale di 450 uomini con i quali riuscirono a donare un totale di 54.000 dollari alla stessa fondazione che li aveva rifiutati. La più grande donazione che l’associazione avesse mai ricevuto fino ad allora.

    Ci vollero soli 7 anni da quella chiacchierata nel 2003 per fare del “Movember” una campagna di raccolta fondi di proporzioni globali con una ammontare nel 2010 di 77 milioni di dollari raccolti. Soltanto nel corso del 2023, attraverso gli sforzi di quella che definiscono come la “Mo Community”, la campagna è riuscita ad investire un complessivo di 350 milioni di dollari in oltre 600 progetti di ricerca biomedica in tutto il mondo, aiutando i quasi 11 milioni di uomini che ad oggi hanno ricevuto la suddetta diagnosi.

    SALUTE MENTALE 

    Oltre ad occuparsi della salute fisica degli uomini, “Movember” impiega una grande parte dei suoi sforzi anche nella battaglia contro il suicidio, che combatte parallelamente a quella della prevenzione del cancro alla prostata e ai testicoli ormai dal 2006. L’obiettivo è quello di creare un programma di prevenzione fatto su misura per gli uomini, finanziando delle iniziative che sfidino i lati negativi della mascolinità e degli effetti che questa può avere sulla salute mentale. Questa volontà è fondata sulla ferma convinzione che “gli uomini, indipendentemente dalla fascia di età, spesso non sono capaci di riconoscere un problema di salute mentale quando lo stanno vivendo e potrebbero non sentirsi a proprio agio nel chiedere aiuto. La scomoda verità è che alcune forme stereotipate di mascolinità stanno uccidendo gli uomini”.

    SETTEMBRE – LA GIORNATA MONDIALE PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO

    Istituita dall’OMS nel 2003, il 10 settembre è la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio: una ricorrenza volta a sensibilizzare la popolazione su questo tragico tema che ad oggi è compreso tra gli obiettivi target dell’agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile.

    Uno studio condotto nel 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità afferma che, solamente nel corso di quell’anno, si sono verificati 800 mila suicidi. Si calcola che, per ogni anno, la media percentile di uomini che lo commette sia dell’80%; un divario significativo rispetto alle donne che, invece, secondo la media delle statistiche, hanno una più alta tendenza a commettere atti di autolesionismo non letali. Per l’uno e per l’altro sesso i numeri comunque sono impressionanti e terrificanti. 

    Tale situazione permane anche se restringiamo il campo d’analisi su scala nazionale: ogni anno, in Italia, il suicidio è causa di morte per circa 4.000 uomini, il che lo porta ad essere registrato come la terza più frequente causa di morte tra le persone tra i 15 e i 29 anni, nonostante il tasso più alto rimanga tra la popolazione anziana.

    Questi dati ci danno un’idea della criticità della situazione a livello sì nazionale, ma soprattutto globale, specialmente se teniamo conto del fatto che l’Italia registra l’incidenza più bassa di tutta l’Europa (calcolata su campioni di 100 mila persone) e a livello mondiale non si posiziona nemmeno nelle top 50.

    LA SALUTE MENTALE MASCHILE NEI MEDIA

    Depressione, aspettative sociali, stress psicologico e incapacità che gli uomini percepiscono nel comunicare la propria condizione sono solo alcune delle motivazioni che spingono al suicidio. In realtà, spesso sono le vittime stesse a non essere capaci di spiegare la propria situazione psicologica, rendendo speculazioni e supposizioni varie di utilità relativa. 

    Gli esempi che possono essere fatti per tentare di dare un volto alla piaga della salute mentale trascurata sono diversi: da Nic Sheff in “Beautiful Boy”, che rischia più volte la vita a causa della sua dipendenza dalle droghe pesanti, a Charlie Kelmeckis in “Noi siamo infinito”, che resta vittima del disturbo post traumatico da stress, arrivando perfino a Kerry Von Erich in “The Iron Claw”, soggiogato dalle proprie aspettative che riflettono quelle del padre. E poi ancora, Nicholas Miller in “The Son”, che forse meglio di tutti i precedenti dimostra come dare un vero volto a tutto ciò possa sembrare impossibile, oppure ancora Jude St. Francis nel romanzo “Una vita come tante”, che apre una finestra sulla parte più intima della vita di un personaggio che viene squarciato da traumi irrisolti.

    Gli esempi, purtroppo, si sprecano: la prevenzione e l’educazione alla comprensione e condivisione del proprio stato psicologico sono le armi migliori che possediamo per combattere questo fenomeno.

    SI CALCOLA CHE IN MEDIA, OGNI ANNO, MUOIANO 525 MILA UOMINI PER SUICIDIO. 

    SONO PIU’ DI MEZZO MILIONE, PIU’ DI 40 MILA AL MESE, PIU’ DI 1.400 AL GIORNO: QUESTO VUOL DIRE CHE PER OGNI MINUTO SUSSISTE UN UOMO CHE SI TOGLIE LA VITA.

    Per informazioni, di seguito alcuni contatti utili:

    Sito Ufficiale di Movember: https://ex.movember.com/

    Telefono Amico Italia: 02 2327 2327 – dalle 10:00 alle 00:00

    Telefono Amico Cevita: 02 99777 – 24/7

    Samaritans Suicide Helpline: 06 77208977 – dalle 13:00 alle 22:00

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