A sorpresa, Elly Schlein è salita sul palco del Forum di Assago per un duetto con J-Ax, sulle note di Così com’è degli Articolo 31. La performance è stata contestata da più parti, tanti la criticano come atto poco consono per un personaggio politico, soprattutto chi è abituato all’immaginario da Aldo Moro in giacca e cravatta al mare. Populismo o trovata geniale?
Una (non) Prima Volta
Non è la prima volta che un personaggio politico si ritrova su un palco con un artista, né che la musica viene utilizzata a scopo elettorale. Il rapporto tra musica e politica è strettissimo. Un esempio tra i più noti e rilevanti, il singolo Yes We Can, inciso dal rapper statunitense will.i.am assieme ad altre celebrità in occasione dalla campagna presidenziale di Barack Obama nel 2008.
O Born in the USA di Bruce Springsteen, scelta come colonna sonora da Ronald Reagan per la sua campagna dell’84. In quel caso il cantante notoriamente democratico si dissociò dalla scelta, e contestò il candidato repubblicano. La musica è sempre servita da driver per istanze, lotte, rivendicazioni. Molti artisti italiani non hanno mai avuto rimorsi nell’impegnarsi, nello schierarsi politicamente, nell’identificarsi o nel farsi identificare tramite un posizionamento. Venditti, De Gregori, Battisti, Pausini, la lista è lunga.
Tra Cringe e Marketing Elettorale
Quella di Elly Schlein e del suo spin doctor Flavio Alivernini, comunicativamente parlando, è stata una mossa avventata. Il rischio era di rievocare l’episodio di Mario Monti col cagnolino: un effetto dissonante con la propria figura, al limite del cringe, più meme che marketing elettorale efficace.
Eppure, Schlein ha retto bene il confronto con questo rischio: è legata al rapper milanese da un rapporto d’amicizia, sa la canzone a memoria, mentre la canta si diverte ed è a suo agio. Questo avvicinamento ad un rapper simbolo per la generazione dei Millennials (i nati tra il 1981 e il 1996, esattamente come la leader del PD) segna una dicotomia netta con i propri avversari. Strategia dell’empatia, quella messa in campo: voi (la Destra) conservatori e impettiti, noi (la Sinistra) moderni, vicini alla cultura urban, popolari.
Anche a Destra è capitato di associarsi a cantanti e celebrità. Qualcuno si ricorderà il video in cui Letizia Moratti, durante la sua campagna per le europee del 2024, balla sul palco del Teatro Manzoni assieme ad Ivana Spagna sulle note di The Best. Politici diversi, partiti diversi, target diversi. Effetti opposti. Su Internet il balletto della Moratti ha spopolato, rendendolo un meme in senso negativo. Sempre durante la campagna per le Europee del 2024, i Ricchi e Poveri si sono esibiti alla convention di Forza Italia: in quel caso Tajani si ritrasse dall’esibirsi, scelta saggio per un ministro degli Esteri. La scelta degli artisti è però emblematica: dimmi con chi canti, e ti dirò chi sono i tuoi elettori.
Le Presidenziali USA, un campo di battaglia per le Star
Anche negli USA i candidati per le presidenziali stanno raccogliendo endorsement da cantanti di fama mondiale. Basti pensare alla convention dei Democratici di Chicago in agosto. Tra gli artisti esibitisi a supporto della Harris troviamo Stephen Stills, le star del country Jason Isabell e Mickey Guyton, vari esponenti del soul e della R&B come John Legend, l’icona della gen Z Billie Eilish. Proprio Kamala Harris, in occasione della sua prima apparizione da candidata democratica, era salita sul podio sulle note di Freedom di Beyoncé, inno per i diritti degli afroamericani. Diversi i remix spopolati su TikTok con varie canzoni care ai GenZers: talmente virali da far postare alla cantante britannica Charlie XCX su X “Kamala is brat”, richiamando il titolo del suo ultimo album divenuto icona dell’estate 2024.
Nel campo repubblicano, Trump si fa forte del sostegno di mezza scena hip hop. A partire dalle affinità ideologiche col contestassimo Kanye West, per proseguire con 50 Cent che, dopo l’attentato all’ex presidente, posta la copertina del suo album-capolavoro Get Rich or Die Trying con la faccia di Trump photoshoppata sulla sua. Oppure Lil Wayne e Kodak Black, che posano sorridenti con Trump alla Casa Bianca dopo aver ricevuto la grazia presidenziale. Brutto colpo quello ricevuto dalla star Taylor Swift: dopo che l’artista ha comunicato ai suoi 238 milioni di follower che voterà per la Harris, Trump si è fiondato su Truth con un post recintate le parole “Taylor Swift ti odio”. Il supporto della Swift e di Beyoncé sarà abbastanza per spostare gli equilibri elettorali verso i democratici?
Chi pensa che la cultura pop sia scindibile dalla politica commette un enorme errore. È vero, Enrico Berlinguer non avrebbe mai duettato con Fabrizio De André o Claudio Lolli. Questo non accadeva perché non ce n’era bisogno. Il retroterra culturale, le tematiche e i generi agivano da classificatori, determinando l’affinità politica in modo molto più “stagno” rispetto all’oggi.
Se ascoltavi quello eri di destra, se ascoltavi l’altro eri di sinistra. Con un elettorato distantissimo dalla politica, nella mentalità degli esperti di comunicazione tutti gli stratagemmi sono validi per riportare anche solo qualcuno ad interessarsi. Associarsi ad un artista significa condividerne la poetica, i toni, lo stile, le influenze. Significa associarsi al suo pubblico. È populismo? Probabilmente sì. I caratteri della comunicazione politica cambiano, mutano al mutare del target. Quindi viene spontaneo chiedersi: è la politica ad essere diventata superficiale, o si è solo adattata alle nostre esigenze?