L’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dei Balcani occidentali è uno dei temi centrali all’interno dell’agenda europea. La Commissione e il parlamento utilizzano l’integrazione come strumento politico per la stabilità regionale e per il contenimento delle influenze esterne. Dall’altra parte le storiche tensioni presenti nella regione non accennano a fermarsi, mettendo così a rischio il percorso di adesione.
L’UE vuole l’ampliamento, ma servono riforme, sostenibilità e digitalizzazione
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito nuovamente che la prospettiva europea dei Balcani occidentali non rappresenta soltanto una prospettiva economica, ma comporta anche obblighi istituzionali che richiedono l’allineamento con i principi democratici e la politica estera comune dell’UE.
La Commissione europea ha annunciato l’erogazione di oltre 190 milioni di euro. La maggior parte dei fondi andrà all’Albania, che riceverà quasi 100 milioni di euro, seguita dalla Serbia con quasi 52 milioni, dalla Macedonia del Nord 23,8 milioni, e infine dal Montenegro con 18,3 milioni. Le risorse saranno impiegate per finanziare riforme nei settori dell’energia, della digitalizzazione e dello sviluppo sostenibile.
Tra gli stati che stanno compiendo i progressi più significativi spiccano il Montenegro e l’Albania: il primo ministro montenegrino Milojko Spajic ha dichiarato la volontà del proprio governo di diventare il ventottesimo Stato membro dell’UE, entro il 2028.
L’Albania invece punta a raggiungere la piena adesione all’UE entro il 2030. Un obiettivo sicuramente ambizioso, in quanto nonostante ci siano stati vari miglioramenti negli ultimi anni, la corruzione rimane ancora molto diffusa nella vita pubblica e in quella imprenditoriale.
Un passo importante per l’ingresso di entrambi i Paesi è previsto per il 2026, anno in cui a Tirana e a Podgorica verranno abolite le tariffe di roaming, favorendo così una maggiore integrazione sociale oltre a quella economica.
Per sostenere il percorso dei Balcani occidentali, l’UE ha annunciato un piano di investimenti da sei miliardi di euro. L’obiettivo finale è quello di favorire la creazione di un mercato comune regionale che possa preparare gradualmente all’adesione al mercato unico europeo.
Il percorso tortuoso di Belgrado
Il percorso della Serbia verso l’Unione europea è sicuramente quello più complesso tra gli Stati della regione balcanica. Durante la visita a Belgrado, la presidente della Commissione europea von der Leyen ha invitato il presidente serbo Vucic a raddoppiare gli sforzi per concretizzare il processo di adesione, avviato più di 15 anni fa.
Nonostante formalmente Belgrado sia tra le nazioni con un livello più avanzato nei processi di adesione all, negli ultimi anni ha mostrato un profilo politico distante dai valori e dagli orientamenti dell’Unione. La scelta di mostrarsi neutrale nei confronti della guerra in Ucraina ha sollevato perplessità a Bruxelles, mettendo così in discussione la volontà reale da parte del governo di volersi allineare con gli standard europei.
A pesare ulteriormente sul dialogo con l’Unione sono state anche le tensioni interne: la gestione delle proteste, che ormai vanno avanti da oltre un anno, è stata pessima e aspramente criticata per l’uso eccessivo della forza durante le manifestazioni. Ad aggiungersi c’è anche il mancato riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, il quale continua ad essere uno degli ostacoli principali del processo di adesione.
Vucic dovrà mostrarsi molto cauto; ha ribadito che Belgrado farà di tutto per riuscire a rispettare il programma di riforme, chiedendo però maggior sostegno all’UE per la sicurezza energetica del Paese. Il presidente serbo si trova dunque in una posizione complessa, tentando di non alienarsi totalmente da Bruxelles, per mantenere così i rapporti storici con la Russia.
L’importanza dell’allargamento
L’allargamento europeo verso i Balcani occidentali è un percorso che va costruito giorno per giorno, tramite riforme concrete e con scelte politiche coerenti.
In questo contesto Montenegro, Albania e Macedonia del Nord stanno dimostrando una crescente volontà politica di volersi avvicinare ai criteri di adesione richiesti da Bruxelles. Il loro percorso, nonostante le grandi difficoltà, riflette a pieno la voglia di cambiamento.
Nel caso della Serbia invece, Bruxelles ha deciso di esercitare una pressione politica, mirata a convincere Belgrado a compiere scelte più coerenti, che siano in linea con i principi dell’Unione. L’allargamento verso i Balcani occidentali è fondamentale, non solo per preservare la propria sicurezza geopolitica in un’area interessata dall’azione di attori esterni come Russia e Cina, ma anche per un investimento strategico e politico per il futuro dell’Europa.
20250415

