L’intelligenza artificiale, conosciuta come IA, è una delle tecnologie più rivoluzionarie del nostro periodo storico, con il potenziale di trasformare e sviluppare settori come la medicina, la finanza, l’educazione o la logistica dei trasporti.
Nonostante questo, mentre gli Stati Uniti e la Cina stanno facendo progressi significativi, l’Europa sembra trovarsi in una posizione svantaggiata rispetto ai risultati raggiunti da queste due superpotenze, che sono i principali attori della cosiddetta “Guerra fredda tecnologica”.
Il divario tecnologico: Stati Uniti e Cina al vertice
Grandi aziende tecnologiche americane come Google, Microsoft, Amazon e Tesla, insieme a numerosi laboratori di ricerca universitari, stanno conducendo la maggior parte delle innovazioni in questo campo.
Anche il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato in innumerevoli occasioni la volontà della sua amministrazione di sviluppare il mondo dell’intelligenza artificiale prevedendo non solo un sostegno politico, ma anche investimenti multimiliardari nel settore IA, con ad esempio la joint venture “Stargate” che prevederà un fondo di circa 500 miliardi di dollari.
Negli Stati Uniti un certo sostegno politico ai privati ha generato una forte spinta verso l’innovazione e gli investimenti, favorendo un ambiente fertile per lo sviluppo rapido dell’IA. La Silicon Valley è il cuore pulsante di questo progresso: sette aziende delle tredici più importanti che lavorano nel campo IA, come OpenAI, hanno la propria sede qui e attraggono investimenti miliardari e talenti da tutto il mondo. Le politiche governative degli USA si concentrano quindi su agevolazioni fiscali e incentivi alle aziende tecnologiche.
Cina: un rapido sviluppo ed il vantaggio nel trattamento dei dati
Ma gli Stati Uniti non sono gli unici attori globali nel campo dell’intelligenza artificiale. Infatti, la Cina ha compiuto ultimamente passi da gigante nel settore dell’IA, con l’ambizione dichiarata di diventarne il leader mondiale entro il 2030.
Anche Pechino ha sviluppato la sua intelligenza artificiale, chiamata DeepSeek, che ha fatto tremare i mercati americani del settore IA: ad esempio il titolo dell´azienda USA Hi-tech Nvidia ha perso circa 589 miliardi di dollari il giorno di lancio della IA ‘Made in China’.
Utile per comprendere quante siano le potenzialità effettive della Cina in questo settore è la data di fondazione della Startup cinese DeepSeek, ovvero il 2023: in appena due anni è riuscita a sconvolgere un settore, come quello dell`AI, che fino a poco fare era solo monopolizzato dagli Stati Uniti.
Il tutto si è potuto concretizzare, ad avviso di chi scrive, grazie al governo cinese che ha investito nella ricerca e sviluppo, creando un ecosistema in cui aziende come Baidu, Alibaba, Tencent e Huawei sono rese protagoniste di numerosi progressi in ambito IA.
Le politiche statali cinesi sono molto orientate verso la centralizzazione, con investimenti massicci nelle infrastrutture necessarie per alimentare l’IA, inclusi i supercomputer e le reti di dati. Inoltre, la Cina ha un grande vantaggio nel trattamento dei dati, grazie alla sua legislazione senza molti scrupoli sul trattamento di tali dati sensibili.
L’Europa: ostacoli e opportunità
L’Europa, pur avendo una tradizione storica di eccellenza in vari settori come la scienza e la ricerca, si trova indietro rispetto a Stati Uniti e Cina nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Se nel caso della Cina, infatti, la legislazione ha aiutato lo sviluppo dell’IA, per l’Europa è totalmente il contrario: ogni paese membro UE ha la propria legislazione, elemento che rappresenta una barriera all’adozione uniforme delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale.
Infatti le normative molto rigide e stringenti sulla protezione dei dati e la privacy, pur essendo fondamentali per tutelare i cittadini europei, rallentano l’uso dei dati per alimentare gli algoritmi utilizzati dall’IA.
L’Europa ha anche una minore concentrazione di grandi aziende tecnologiche globali rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, comportando la mancanza di una sorta di ‘massa critica’ di attori privati che possano accelerare l’innovazione in modo simile a quanto avviene in altri parti del mondo. Le principali università e centri di ricerca europei, sebbene costituiscano delle eccellenze a livello mondiale, non sono altrettanto integrati con l’industria, elemento che rende più difficile trasformare rapidamente le scoperte scientifiche in applicazioni pratiche.
Insomma, in Europa manca quella rete tra ricerca e industria Hi-Tech che consentirebbe lo sviluppo effettivo, e non solo teorico, della ricerca sull’intelligenza artificiale.
Iniziative europee per recuperare il ritardo
Nonostante gli ostacoli precedentemente visti, l’Europa sta cercando di colmare il divario attraverso misure strategiche. L’Unione europea ha recentemente lanciato il programma Digital Compass per rafforzare la propria posizione digitale, con obiettivi ambiziosi in settori chiave, e sono stati introdotti fondi e finanziamenti per incentivare le startup che lavorano nella ricerca sull’intelligenza artificiale.
La Commissione europea ha proposto regolamenti per una “intelligenza artificiale etica”, un concetto nuovo e tutto europeo che sta guadagnando molta attenzione internazionale, con l’intenzione di promuovere lo sviluppo di un’IA che non comprometta i diritti umani e la privacy.
Le Università e i centri di ricerca in Europa stanno sempre più collaborando tra loro, creando reti di eccellenza per sostenere la ricerca sull’IA. Paesi come la Germania e la Francia hanno mostrato interesse nel creare hub tecnologici, simili a quelli di Silicon Valley, per sostenere la crescita delle startup tecnologiche e l’innovazione nel settore dell’IA.
In Italia il mercato dell’intelligenza artificiale sta registrando dei record positivi ma le PMI, ovvero le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano un tessuto economico molto importante, e la pubblica amministrazione rimangono indietro sull’utilizzo dell’IA rispetto ad altri Paesi UE.
Conclusioni: il futuro dell’IA in Europa
L’Europa dunque si trova indubbiamente in una posizione di svantaggio rispetto agli Stati Uniti e alla Cina in termini di sviluppo e applicazione dell’intelligenza artificiale, ma le opportunità per recuperare il ritardo non mancano.
L’approccio europeo incentrato sull’etica e sulla privacy potrebbe diventare un punto di forza, dando all’Europa l’opportunità di guidare l’innovazione in un modo che rispetti i diritti individuali. Sarà anche fondamentale che l’Europa faccia leva su investimenti significativi propri, una maggiore collaborazione tra settore pubblico e privato, e un rafforzamento delle proprie infrastrutture digitali per non restare indietro in questa corsa tecnologica globale.
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