È oggi nostro ospite l’On. Christian Diego Di Sanzo, deputato del Partito Democratico: è stato eletto nella circoscrizione Estero – America Settentrionale e Centrale. Laureato in ingegneria energetica e nucleare, è stato membro dell’VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) ed è attualmente parte della X Commissione, relativa ad attività produttive, commercio e turismo. A meno di 24 ore dallo start delle elezioni europee, ecco a seguire la versione integrale dell’ultima intervista targata Politica.
Siamo ormai giunti agli sgoccioli di questa campagna elettorale. Benché sia certamente prematuro fare bilanci e trarre conclusioni, crede comunque che la politica – nel complesso – abbia fatto il possibile per trasmettere l’importanza del voto europeo?
Come Partito Democratico, abbiamo sottolineato in tutto l’arco di questa campagna elettorale l’importanza di queste elezioni per il futuro del nostro paese, dell’Unione Europea, e del mondo intero, in cui l’UE deve giocare un ruolo fondamentale. Purtroppo, devo dire che da parte degli altri partiti si continua a parlare di elezioni europee, senza pensare al futuro dell’Europa, ma come un grande sondaggio secondo il quale regolare i rapporti interni alle forze della maggioranza e ribilanciare il peso dei partiti all’interno del governo, da qui partono quelle candidature che sono prettamente destinate a far acchiappare qualche voto populista, come Vannacci o la preferenza a Berlusconi, defunto da quasi un anno. Tutto questo svilisce l’importanza di queste elezioni, alimentando un clima di sfiducia generalizzato nella politica togliendole serietà e incisività nella vita dei cittadini.
Il Partito Democratico, nel suo programma elettorale, ha elencato una serie di obiettivi per rendere l’Unione Europea più “sociale”, “sostenibile” e “democratica”. Riusciranno questi a consentire una netta riduzione di quello scarto elettorale che, stando all’ultimo sondaggio YouTrend – Quorum, era di circa 6 punti percentuali rispetto a Fratelli D’Italia?
Ce l’abbiamo messa tutta proponendo dei candidati e candidate che hanno ascoltato il territorio e fatto una campagna di ascolto vicina ai cittadini come nessun altro partito. I nostri candidati e candidate sono sicuramente quelle più legate al territorio, che meglio possono percepire le istanze dei territori, con le loro esperienze e competenze amministrative; e, dobbiamo ricordarci, che il futuro dei nostri territori viene deciso in Europa. Se vogliamo un’Italia sociale, sostenibile e democratica, non possiamo farlo senza l’aiuto dell’Unione Europea, dove tanto si deciderà sul futuro economico e sociale del nostro paese. Credo che i cittadini abbiano apprezzato la nostra serietà in campagna elettorale, ma purtroppo oggi, il populismo strisciante e la perdita di fiducia nella politica, rendono le proposte serie più difficili da apprezzare, ma siamo fiduciosi che i cittadini nei territori abbiano ascoltato le nostre idee, e sappiano vedere la differenza.
Conoscere a quale gruppo europeo appartengono i vari partiti nazionali può sicuramente aiutare gli elettori a prendere decisioni più informate e consapevoli prima di recarsi alle urne. Come mai di come funziona concretamente il Parlamento europeo e dei rispettivi gruppi politici non si parla mai abbastanza?
Non se ne sa abbastanza perché a molti partiti non conviene – interpretano queste elezioni come una cartina tornasole per il consenso nel paese, e parlare di alleanze europee non è utile a questa narrazione. Invece, è importante capire dove si collocano i partiti italiani all’interno del panorama europeo, perché solo così si può capire quale vero modello europeo stanno proponendo. La Meloni cerca internazionalmente di darsi una apparenza moderata, ma poi in Europa sta con gli spagnoli di Vox e con il partito di Diritto e Giustizia polacco che ha portato indietro la democrazia in Polonia di anni. Come si collocano i partiti in Europa è quindi fondamentale per capire quale visione hanno in mente e come voteranno nel Parlamento Europeo. A conti fatti, solo il PD e Forza Italia sono partiti che appartengono ai due grandi partiti europei (socialisti e popolari) e sono gli unici due che avranno davvero un peso nelle decisioni europee: di questo non si parla abbastanza perché a tutti gli altri partiti fa comodo nascondere il fatto che in Europa faranno in realtà parte di gruppi che molto poco potranno influire sul progetto europeo.
L’istituto Derev, in collaborazione con il Corriere della Sera, ha misurato il grado di europeismo dei leader politici, a partire dall’analisi dei singoli contenuti social pubblicati nel periodo 25 aprile – 27 maggio. Il bilancio da qui scaturito solleva alcuni punti critici, sia a destra che a sinistra: troppa teoria e poca praticità, personalizzazione dirompente, attenzione catalizzata sulle urgenze nazionali; in alcuni casi, non si esprime alcunché sull’Europa in sé. Dinamiche, tutte queste, certamente non nuove. Non crede sia paradossale?
Certamente le prospettive nazionali occupano la maggior parte del dibattito politico italiano, credo sia necessario riflettere su quanto l’Europa impatti le nostre politiche nazionali perché troppo spesso il dibattito è stato dominato solo per parlare delle politiche sulla legge di stabilità, invece dei fattori in cui l’Europa è stata fondamentale per la crescita del nostro paese e per la salvaguardia dei nostri diritti. Credo che i partiti fortemente europeisti come il PD stiano facendo la loro parte per promuovere un’Europa che guardi al futuro, ma il dibattito politico si concentra troppo spesso solo su temi nazionali, perché fa comodo ai detrattori dell’Europa e perché credo che spesso manchi anche nei media la consapevolezza dell’importanza delle politiche europee sui cittadini.
La Festa della Repubblica ha suscitato non poco clamore: dopo le affermazioni fatte da Matteo Salvini – poi ritrattate – contro il Presidente Mattarella , l’opposizione è infatti insorta ed è scoppiato il caos anche nella maggioranza, con la presa di distanze da parte di Forza Italia. Lei crede che l’attacco leghista abbia effettivamente colto di sorpresa? Non è forse questa una delle tante sfaccettature dell’antipolitica già vista in passato?
Alle sparate di Salvini ci siamo abituati, e dovrebbe esserci abituata anche la Presidente del Consiglio, che ogni volta finge di ‘stupirsi’ delle dichiarazioni del suo Vice. Ma come la pensi su Salvini sul Presidente della Repubblica e sull’Europa è noto a tutti e ogni tanto trova l’occasione per ricordarcelo. Salvini è ormai l’espressione dell’antipolitica, della ricerca continua di stupire per qualche manciata di voti, ma ormai i cittadini lo seguono sempre meno perché’ la ricerca continua della ‘sparata’ è un gioco che non può durare all’infinito, soprattutto per chi come Salvini non ha alcuna prospettiva per il paese.
Tra le istanze richieste a gran voce dalle nuove generazioni alla classe politica, anche durante questa tornata elettorale, c’è il vivere in città libere dall’inquinamento; istanza, questa, che vede molti interlocutori ma poche inversioni di rotta, considerando che nel 2023 ben 18 città italiane hanno superato i limiti giornalieri di PM10. Esiste in questo anche un gapculturale, vale a dire una certa riluttanza, dettata ad esempio dall’età mediamente elevata della popolazione italiana, ad intendere positivamente politiche di sostenibilità ambientale?
Sicuramente il gap culturale c’è, mai come prima la nuova generazione si sta interessando ai temi ambientali, pensando al futuro e allo sviluppo sostenibile. È spesso difficile per alcune generazioni capire come questi temi diventino sempre più importanti e fondamentali per i giovani che non hanno davanti a sé quella prospettiva di crescita e di benessere con cui le generazioni precedenti sono cresciute. Credo che ci sia bisogno di un lavoro continuo da parte di tutti e tutte per lavorare sulle politiche ambientali del futuro dove la sostenibilità sia vista come un volano per la crescita del paese. Un lavoro continuo che come Partito Democratico stiamo già facendo da tempo; di certo non aiuta quando nel paese c’è chi continua a dire che della transizione energetica non c’è bisogno e continua a sostenere che gli stili di vita del passato possano continuare anche in futuro.
In conclusione, tre motivazioni valide per cui un giovane dovrebbe esprimere la propria preferenza per il Partito Democratico?
Perché il PD è l’unico partito a tracciare una visione per un vero progetto europeo, consapevole che l’Europa dei nazionalismi non può funzionare perché la storia ce lo ha già ampiamente dimostrato, e siamo l’unico partito che lavora per una Europa più unita che superi meccanismi di voto non più sostenibili come l’unanimità richiesta in politica estera, affari sociali, fiscalità – siamo l’unico partito che da’ una prospettiva di futuro all’Unione Europea per le nuove generazioni. Perché crediamo in una Europa che sia faro per lo sviluppo sostenibile e promotrice di politiche industriali che abbiano una chiara prospettiva futura per i giovani per combattere il cambiamento climatico, ma anche perché la transizione ecologica e energetica è motivo di crescita per l’Europa e il nostro paese. Perché crediamo in una Europa sociale, dove l’Europa sia la sede per approvare una direttiva su salari equi a livello europeo e abolire gli stage gratuiti, una Europa che guardi ai giovani come una risorsa e non come un peso, dove le loro voci possano trovare ascolto e contribuire al futuro del progetto europeo.