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    La Francia sta ridimensionando la sua presenza in Africa

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    Domenica 24 settembre il presidente Emmanuel Macron ha annunciato ilritiro del personale diplomatico e delle truppe francesi dal Niger. Una scelta che appare quasi scontata dopo l’ultimo colpo di stato che ha sconvolto lo stato africano. Fino ad ora Parigi aveva stanziato circa 1.500 truppe nel Paese, impegnate in operazioni di peacekeeping e anti-terrorismo. Il governo golpista ha definito “imperialiste” le truppe francesi sul suolo nigerino, invitando il governo transalpino a ritirarsi il prima possibile. La partenza definitiva dei contingenti è prevista per la fine dell’anno, e segna l’ennesima sconfitta diplomatica francese nel Sahel, area cruciale per la sicurezza europea e africana, ormai in preda a quello che è stato chiamato “contagio autocratico”. Non suona affatto strano per una regione che ha vissuto ben otto colpi di stato in soli tre anni

    Le operazioni francesi

    Nonostante l’avvio del processo di decolonizzazione la Francia non ha mai veramente abbandonato le sue ex-colonie, mantenendo contingenti militari sul suolo Africano ed esercitando un’importante influenza politica ed economica. Le ultime importanti operazioni militari dell’Eliseo risalgono alla presidenza Hollande. Nel 2014 viene lanciata l’operazione Barkhane, una missione volta a contrastare il dilagare del Jihadismo nel Sahel. Parigi arriverà a contare più di 5.000 uomini schierati nella regione, dalla Mauritania al Ciad. Negli ultimi 3 anni tuttavia la Francia è stata costretta a ritirare gradualmente alcuni dei suoi contingenti, a partire dal Mali nel 2022 e nel Burkina Faso all’inizio del 2023. Proprio come in Niger la fine della cooperazione militare è stata il risultato di due colpi di stato avvenuti tra il 2021 e il 2022. I crescenti sentimenti antifrancesi e l’arrivo delle truppe del gruppo mercenario Wagner nei due paesi ha costretto l’Eliseo a fare un passo indietro. Nel 2022 è cessata definitivamente l’operazione Barkhane

    Quali prospettive per Parigi?

    Gli interessi francesi nel Sahel riguardano soprattutto la sfera economica. La regione è uno dei principali fornitori del Paese per quanto riguarda uranio e gas, attività che coinvolgono multinazionali come Orano e Total Energies. I mutati equilibri nel Sahel costringeranno Parigi a riadattare la sua politica estera nei confronti dei paesi africani. Il presidente Macron ha più volte dichiarato finita la stagione della Françafrique, espressione utilizzata per indicare la sfera di influenza transalpina nelle sue ex-colonie. L’Eliseo punta a collaborazioni strategiche con i paesi interessati, trattandoli come pari e non più come paesi “satellite”. La Francia non può più essere considerata la principale potenza operante nella regione, non con il crescente attivismo di Cina e Russia, rispettivamente in campo economico e militare. 

    Da qui la necessità per Parigi di adottare una politica più pragmatica. 

    A cura di 

    Lorenzo Rossi

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