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    Lavorare per il futuro: la rivoluzione green ha fame di competenze

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    Le aziende cercano figure sostenibili, ma il mercato del lavoro non è ancora pronto. In Italia mancano due milioni di lavoratori con competenze green. È quanto riportato da Confartigianato durante un’analisi presentata a Milano nel corso dell’evento inaugurale della “Settimana per l’Energia e la Sostenibilità”, l’iniziativa promossa per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale, economica e sociale. 

    Dal 20 al 25 ottobre, infatti, tutto il Sistema Confederale è coinvolto nell’organizzazione simultanea di iniziative, seminari, webinar rivolti al mondo imprenditoriale, bancario, scolastico e alla società civile intera. 

    UN DIVARIO TRA DOMANDA E OFFERTA SEMPRE PIÙ AMPIO

    La transizione ecologica in Italia procede a rilento. Non per mancanza di volontà o investimenti, ma per una carenza sempre più evidente di competenze. Le imprese cercano lavoratori green, capaci di gestire processi sostenibili, ridurre consumi energetici e innovare in chiave ambientale. Tuttavia, spesso non li trovano. 

    Secondo una recente analisi di Confartigianato, nel 2024 oltre 2,19 milioni di figure professionali green sono risultate introvabili. Si tratta di un dato che evidenzia una criticità strutturale nel mercato del lavoro italiano, proprio in un momento storico in cui la transizione ecologica rappresenta una priorità strategica nazionale ed europea. 

    Le aziende italiane, nel corso del 2024, hanno programmato 4.447.370 assunzioni di lavoratori con competenze legate alla sostenibilità, pari all’80,6% del totale delle nuove assunzioni previste. Tuttavia, quasi la metà (49,4%) di queste professionalità non è stata reperita. In altre parole, quasi un lavoratore su due con competenze ambientali è mancato all’appello.

    Si tratta di un divario che rischia di frenare l’intero processo di transizione verde. Perché la rivoluzione ecologica, come sottolineano gli esperti, non è fatta solo di investimenti e tecnologie, ma soprattutto di persone in grado di metterle in pratica.

    COSA E QUALI SONO I GREEN JOBS

    Secondo la definizione di Unioncamere, i Green Jobs sono tutte quelle professioni legate alla sostenibilità, al benessere e alla tutela del pianeta. Si tratta, più specificatamente, di lavori del futuro con una forte vocazione etica, che offrono opportunità nei settori del manifatturiero, dell’agricoltura, delle costruzioni, dell’amministrazione pubblica e dei servizi, contribuendo in maniera decisiva a preservare la qualità e l’integrità dell’ambiente, sostenendo lo sviluppo umano a basso impatto. 

    Rientrano in questa categoria figure come gli energy manager, i mobility manager, i giuristi ambientali, gli ingegneri e architetti della bioedilizia, ma anche professionisti più operativi come certificatori energetici, installatori, tecnici e serramentisti.

    LE REGIONI PIÙ IN DIFFICOLTÀ

    La carenza di personale qualificato non è uniforme sul territorio. Le regioni dove il fenomeno è più marcato superano nettamente la media nazionale. In Trentino-Alto Adige, ad esempio, il tasso di irreperibilità dei lavoratori green raggiunge il 58%, seguito da Umbria (56,8%), Friuli-Venezia Giulia (56,6%), Valle d’Aosta (56,4%), Abruzzo e Marche (53%), Veneto (52,9%), Emilia-Romagna (52,1%), Liguria e Toscana (51,2%), e Molise (50,5%). 

    Anche a livello provinciale, il quadro non migliora: Trento è in testa con un tasso di irreperibilità del 58,4%, seguita da Cuneo (58,3%), Bolzano (57,7%), Biella (57,1%), Arezzo (57%), Lecco e Rovigo (56,4%), Como e L’Aquila (56,3%) e Macerata (56,1%). Questi dati mostrano come la difficoltà di reperire personali qualificati interessi sia il Nord che il Centro Italia, con un peso particolare nelle aree caratterizzate da un tessuto produttivo manifatturiero o artigiano.

    MICRO E PICCOLE IMPRESE: IL CUORE DELL’ECONOMIA PIÙ PENALIZZATO

    Il problema diventa ancora più evidente se si guarda al mondo delle micro e piccole imprese, vero motore dell’economia italiana. Nel 2024, queste realtà hanno previsto l’assunzione di 1.616.460 lavoratori green, ma oltre la metà sono risultate di difficile reperimento. La situazione è ancora più grave nel comparto artigiano: su 235.420 lavoratori green da assumere, ben 148.030 (62,9%) non sono stati trovati.

    Dietro questi numeri c’è un messaggio chiaro: le imprese di piccole dimensioni, che rappresentano il 98,9% del tessuto produttivo italiano, rischiano di rimanere escluse dalla transizione ecologica per mancanza di personale formato. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha riassunto la questione con parole emblematiche: “Il rischio è di avere una transizione verde senza lavoratori green. Stiamo lasciando scoperti centinaia di migliaia di posti di lavoro che rappresentano un’opportunità straordinaria per i giovani e per la competitività del nostro Paese. La sostenibilità non è solo una scelta etica, ma un’opzione strategica di crescita economica, che oggi viene frenata dalla carenza di competenze”.

    LA FORMAZIONE COME CHIAVE DEL CAMBIAMENTO

    Secondo Confartigianato, la soluzione passa da un’alleanza stabile tra scuola, formazione e imprese, per costruire percorsi educativi che includano da subito le competenze legate all’ambiente, all’efficienza energetica e alla digitalizzazione dei processi produttivi. Granelli sottolinea l’urgenza di una riforma della formazione tecnica e professionale: “Serve una riforma che metta l’ambiente e l’efficienza energetica al centro dei programmi scolastici, rafforzando i percorsi di istruzione duale e di apprendistato.” 

    Non basta infatti ampliare l’offerta formativa: occorre anche aggiornare i contenuti e coinvolgere le imprese nella progettazione dei percorsi, in modo che la preparazione dei giovani sia coerente con le reali esigenze del mercato. Accanto alla formazione, Confartigianato propone di rafforzare le politiche attive del lavoro e introdurre incentivi mirati all’assunzione di giovani formati in ambito green. 

    Le aree prioritarie su cui investire includono l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, l’edilizia sostenibile, la gestione dei rifiuti e la digitalizzazione dei processi produttivi. Questi interventi, secondo l’associazione, permetterebbero non solo di colmare il gap di competenze, ma anche di accelerare la crescita economica e ridurre la disoccupazione giovanile.

    UN CAPITALE UMANO DA VALORIZZARE

    Le imprese artigiane sono pronte alla sfida green – conclude Granelli – ma non possiamo permetterci che le buone intenzioni si scontrino con la realtà di un capitale umano non preparato. È in gioco la sostenibilità del nostro futuro, economico e ambientale”. 

    La transizione ecologica non può realizzarsi senza persone qualificate. Formazione, collaborazione e visione di lungo periodo diventano quindi i tre pilastri fondamentali per costruire un’economia davvero sostenibile e competitiva. Solo così l’Italia potrà trasformare la mancanza di lavoratori green da emergenza in opportunità e rendere la sostenibilità non solo un obiettivo, ma una realtà concreta.

    20250410

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