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    L’Europa si prepara all’Euro digitale: di cosa si tratta?

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    Nel dibattito economico europeo prende sempre più piede l’idea di una moneta digitale, un Euro digitale che potrebbe cambiare e ridefinire in parte il nostro rapporto con il denaro.

    Di cosa si tratta e perché proprio ora? Cosa cambierà nelle nostre vite?

    Da dove nasce l’idea dell’Euro digitale

    Per comprendere da dove nasca questa esigenza non possiamo prescindere dalle trasformazioni avvenute negli ultimi 2 decenni nell’intero sistema dei pagamenti: pagamenti digitali, la galassia delle criptovalute, le stablecoin (nate per contrastare l’elevata volatilità del bitcoin) e l’ingresso a gamba tesa di colossi tecnologici (Apple, Paypal, Google, Meta) nei servizi finanziari che hanno profondamente modificato l’ecosistema dei pagamenti.

    Se tutto ciò continuasse con questo ritmo nei prossimi anni senza nessuna “risposta” da parte delle autorità di regolamentazione nazionali e sovrannazionali, il rischio sarebbe di una riduzione sostanziale del ruolo delle autorità pubbliche (Banche Centrali) nell’intero sistema finanziario. Per questa ragione la BCE, sin dal 2020, ha avviato un progetto esplorativo che potesse portare all’introduzione di una forma digitale dell’Euro, garantita direttamente dalla BCE. 

    Le motivazioni alla base possono essere riassunte in: preservare la sovranità monetaria europea, ovvero ridurre la dipendenza dai sistemi di pagamento esteri quali Visa e Mastercard, oltre che preservare efficacia ad eventuali azioni di politica monetaria; garantire un mezzo di pagamento pubblico nel mondo digitale esattamente come il contante lo è nel mondo fisico.

    Per capire meglio di cosa stiamo parlando pensiamo ad una scena di ordinaria quotidianità: entrare in una qualsiasi attività commerciale – un bar per esempio -, ordinare un caffè e pagarlo con un gesto rapido attraverso il cellulare. Sarebbe tutto normale se non fosse che quella transazione non avvenga attraverso il nostro conto corrente in banca, Visa o PayPal, bensì su un portafoglio “pubblico” che garantisce trasferimenti diretti ed istantanei in ogni angolo della UE, con monete digitali emesse e garantite direttamente dalla Banca Centrale Europea.

    Quanto appena descritto non è uno scenario distopico, è una prospettiva che ben presto potrebbe vedere luce.

    Cosa sarebbe – concretamente – l’Euro digitale

    L’euro digitale avrebbe alcune proprietà chiave:

    • stesso valore dell’Euro fisico. Non è un asset speculativo: 1 Euro digitale equivarrebbe ad 1 Euro materiale;
    • garanzia della banca centrale. A differenza dei depositi bancari, non comporta rischio di controparte. In altre parole, la garanzia di solvibilità dell’Euro sarebbe data non da una singola banca privata (che è quello che accade oggi, per intenderci) ma direttamente dalla BCE;
    • pagamenti immediati, anche offline grazie a infrastrutture sicure e crittografiche;
    • massima privacy, secondo la BCE paragonabile a quella dei pagamenti attuali digitali, tuttavia non garantirebbe lo stesso livello di anonimato di una transazione con contante.

    Cosa potremmo guadagnarci

    Sicurezza assoluta della moneta

    Gli Euro digitali sarebbero, come già detto, garantiti direttamente dalla BCE, offrendo un livello di garanzia superiore rispetto ai depositi bancari tradizionali;

    Inclusione finanziaria

    Anche chi non ha un conto bancario potrebbe usare l’Euro digitale tramite card dedicate o wallet offline. 

    Competizione sana nel mercato

    Avere un nuovo standard pubblico costringerebbe banche e fintech a migliorare i propri servizi, con vantaggi concreti per i consumatori.

    Autonomia strategica

    Sarebbe assolutamente fondamentale per l’Europa riprendere la leadership in materia di sistemi di pagamenti; dipendere dall’esterno non è mai una strategia vincente in caso di tensioni internazionali. La geopolitica di dati e informazioni, assieme a quella energetica e della difesa non si può esternalizzare.

    I contro: perché molti economisti sono scettici

    Rischio di destabilizzazione bancaria

    La paura più grande delle banche è che, in momenti di tensione, i correntisti trasferiscano somme di denaro verso il conto di Euro digitali, innescando un’ulteriore riduzione di liquidità nel sistema. Un rischio reale che richiede limiti di detenzione per evitare fughe di liquidità che comprometterebbero il corretto funzionamento dell’intero sistema finanziario.

    Privacy percepita

    Nonostante tutte le garanzie del caso, si tratta di transazioni che avverrebbero su supporti digitali, quindi con un’esposizione in termini di dati maggiore rispetto alle transazioni con contanti.

    Costi tecnologici enormi

    Realizzare un’infrastruttura sicura, interoperabile, offline, europea, richiede ingentissime risorse oltre che il superamento di difficoltà tecniche, giuridiche, normative ed operative.

    Potere crescente delle banche centrali

    Sicuramente un’operazione di questo tipo accrescerebbe enormemente il ruolo delle banche centrali, il che presupporrebbe la necessità di approvazione da parte dei cittadini europei.

    Opinioni autorevoli

    Christine Lagarde (BCE)

    Ha più volte definito l’Euro digitale “un’evoluzione necessaria”, sottolineando il rischio che l’Europa resti indietro rispetto a Cina e Stati Uniti.

    Fabio Panetta (ex BCE, ora Governatore Bankitalia)

    Uno dei principali architetti del progetto: vede l’Euro digitale come un’alternativa al contante, non una minaccia per le banche. Ma insiste sulla necessità di limiti severi alla detenzione.

    Qual è lo stato dell’arte?

    Le fasi propedeutiche per atterrare alla diffusione di un Euro digitale sono lunghe e complesse. La data di nascita del progetto risale al 2 ottobre 2020, giorno della pubblicazione del primo rapporto della Bce. Tra il 2021 e il 2023 si sono svolte le prime indagini, focalizzate sul design dell’Euro digitale. A novembre 2023 è iniziata la fase preparatoria che è durata circa 2 anni.

    Al momento ci si muove su due direttrici: una preparazione tecnica, con lo sviluppo delle basi tecnologiche dell’Euro digitale, compresa la configurazione iniziale del sistema e le attività pilota”; parallelamente, bisognerà collaborare con fornitori di servizi di pagamento, esercenti e cittadini per finalizzare e condurre ricerche e sperimentazioni.

    Se tutto procedesse secondo i piani, il regolamento europeo sarà adottato nel 2026 con automatico recepimento da parte degli stati membri, con possibilità concreta di emissione per il 2029.

    Verso un grande cambiamento?

    L’Euro digitale non è solo un progetto tecnico. È una visione chiara avente un indirizzo politico e strategico su quel che sarà il futuro della moneta europea. Sicuramente origina da esigenze reali – sovranità, innovazione, inclusione, stabilità -, ma il cambiamento più profondo che si vuole innestare è di tipo culturale: l’idea che il denaro pubblico possa esistere anche in forma digitale, con le stesse garanzie del contante, rappresenta una rottura storica.

    I cittadini europei come reagiranno a questo tipo di cambiamento?

    In caso di esito positivo, l’Europa avrà compiuto un ulteriore passo in avanti, integrando una nuova competenza strategica per il suo futuro. Che sia magari utile affinché si possa davvero giungere ad un’integrazione totale delle varie competenze, ancora oggi, frammentate in capo ai singoli Stati membri. 

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