Il conflitto israelo-palestinese continua ad essere al centro dell’attenzione internazionale. Nonostante le trattative promosse dal presidente statunitense, continuano le violenze, non soLo nella Striscia, ma anche in Cisgiordania. Il piano di pace, nel frattempo, diventa una possibilità sempre più sfumata.
La possibile escalation delle incursioni in Cisgiordania
L’attenzione di Israele si è recentemente spostata nei territori occupati in Cisgiordania, sotto il controllo dell’Autorità Palestinese, con l’obiettivo espresso in una notA dell’Idf: “L’esercito e lo Shin Bet non permetteranno al terrorismo di prendere piede nell’area e stanno agendo in modo proattivo per contrastarlo”.
Nel nordest della Cisgiordania, Israele ha infatti lanciato una nuova operazione antiterrorismo, che sarebbe giustificata dalla necessità di contrastare le attività di gruppi armati palestinesi, in particolare Hamas e la Jihad Islamica. Sono stati condotti una serie di raid notturni, provocando numerosi morti e feriti tra i civili palestinesi, nonché, come riferito dall’ufficio stampa dei Prigionieri palestinesi, 22 arrestati nelle città di Tubas e Tammun.
Secondo quanto riferito dai testimoni le forze dell’esercito israeliano avrebbero fatto incursione nelle abitazioni, perquisendoli, e chiudendo strade, uffici e scuole. Oltre alle incursioni dell’esercito, si stanno anche intensificando gli attacchi dei coloni israeliani nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania.
Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati, al riguardo ha affermato: “È incredibile che, nonostante i molti allarmi, i segnali di pericolo e l’avanzamento del piano di annessione, che equivale a un’aggressione secondo il diritto internazionale, nessuno contesti ciò che Israele sta facendo in Cisgiordania, che è una pulizia etnica a una velocità diversa rispetto a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza”.
Il fallimento al Cairo e un nuovo piano
Questa escalation di violenza sta mettendo a dura prova il piano statunitense di pace, incrinando sempre di più i già difficili rapporti tra le due parti. Per questo gli Stati Uniti ed Israele starebbero valutando una riconversione del piano di Trump per assicurare la pace in Medio Oriente.
La strategia avanzata dal vicepresidente Usa, JD Vance, e dall’inviato americano, Jared Kushner, è quella di dividere la Striscia di Gaza in due enclave separate, una controllata da Israele e una da Hamas. Vance ha infatti affermato che la Striscia si divide al momento in due zone: una sicura, in mano israeliana, che equivale al 53% dell’intero territorio, e una invece pericolosa, gestita da Hamas.
“Ci sono considerazioni sull’avvio della ricostruzione a Gaza in aree che oggi sono sotto il controllo di Israele” ha riferito Kushner, implicando che non verranno elargiti fondi per le zone controllate da Hamas. In merito si sono espressi i paesi arabi, ponendosi in netto contrasto con tale strategia di spartizione.
Inoltre, non sembra esserci alcun progresso nei colloqui del Cairo, poiché entrambe le parti hanno deciso di non proseguire con il cessate il fuoco, con Hamas che non si disarmerà senza un disegno chiaro e sicuro sul ritiro israeliano. In più le fonti arabe riferiscono che il problema del blocco dei colloqui è anche l’assenza di “una pressione statunitense su Tel Aviv”, necessaria per sciogliere il nodo sulla seconda fase del piano.
Conclusioni
La situazione, dunque, resta in stallo. In questo contesto continuano ad aggravarsi le condizioni dei civili palestinesi, a causa di un rallentamento degli aiuti umanitari dovuto all’escalation di violenza nel territorio.
L’incertezza al riguardo rende necessario l’azione della comunità internazionale nel trovare un terreno di mediazione su cui rifondare gli obiettivi di un piano ormai inesistente, diminuendo le ostilità tra le parti e mirando a delle proposte stabili e durature, che tendano in primo luogo al benessere dei cittadini.
In che modo le parti in gioco riusciranno a riconciliarsi? La nuova strategia statunitense riuscirà ad essere messa in atto, o i paesi arabi manterranno il pugno di ferro?
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