Il conflitto israelo-palestinese si muove su più piani. Da un lato, gli Stati Uniti e gli altri mediatori operano per l’inizio della fase due del piano di pace; dall’altro, continuano le incursioni e i raid. Netanyahu, intanto, chiede che gli venga concessa la grazia. Vediamo quali sono i punti nodali.
Il punto
La prima fase del piano per molti attori internazionali sembra sulla via della conclusione. Questa prevedeva il cessate il fuoco, lo scambio di ostaggi e le aperture di corridoi umanitari per la Striscia. Molte testimonianze, tra cui anche diverse dichiarazioni di Hamas, rivelano però che il rilascio dei prigionieri e la consegna dei corpi è un punto caldo su cui continuano ad esserci problemi, che bloccano l’avanzamento del piano.
Infatti, entrambe le parti hanno denunciato numerose violazioni, dichiarando che finché non si farà luce sulle modalità e le tempistiche dello scambio non si andrà avanti con il piano di pace. In più, entro la fine dell’anno dovrebbe essere annunciato il Board of Peace, che sarà posto al governo della Striscia di Gaza.
Il Consiglio sarà presieduto dal presidente statunitense, Donald Trump, ed altri 12 leader occidentali e mediorientali. Inoltre, secondo quanto riferisce Axios, due Paesi sono già stati contattati dall’amministrazione statunitense per far parte del Consiglio di Pace: Italia e Germania.
La fase due del piano
Questa non sarà l’unica forza a garantire la stabilità nel territorio palestinese, perché sono in fase di costituzione anche un comitato di tecnocrati palestinesi e una Forza internazionale di stabilizzazione, necessaria per il disarmo di Hamas.
Ad Hamas restano da consegnare i resti dell’ultimo ostaggio e, solo dopo, potrà iniziare la cosiddetta fase due. Altro interrogativo a tal riguardo è il funzionamento dei corridoi umanitari che, ad oggi, secondo i resoconti di varie agenzie internazionali, non è ancora pienamente garantito, soprattutto in seguito alle recenti piogge invernali che hanno allagato le strade di Gaza. “Ambienti freddi, sovraffollati e insalubri aumentano il rischio di malattie e infezioni. Questa sofferenza potrebbe essere evitata con aiuti umanitari senza ostacoli, inclusi supporto medico e alloggi adeguati”.
Incursioni in Cisgiordania, Libano e Siria
La violenza continua ad essere parte della strategia israeliana anche nei confronti degli altri territori del Medio Oriente, tra cui Cisgiordania, Libano e Siria. Recentemente sono stati registrati raid e incursioni in ognuno di questi territori. Il primo ministro libanese, Nawaf Salam, in seguito al drone sganciato da Israele nella zona meridionale del Paese con l’obiettivo di colpire le infrastrutture di Hezbollah, ha richiesto all’Onu “una forza di sostengo una volta terminato il mandato delle forze di pace alla fine del prossimo anno”.
Anche nel sud-ovest della Siria, nelle regioni del Golan e di Daraa, sono state segnalate nuove incursioni militari israeliane, che segnano un’escalation di violenza in una regione dove Israele da mesi compie operazioni che mirano a mantenere la sua presenza militare.
Continuano, inoltre, anche i raid in Cisgiordania, aggravati da aggressioni, perquisizioni e interrogatori forzati, e anche le violenze perpetrate dai coloni nel territorio, dove Israele ha recentemente approvato 764 nuove unità coloniali.
Quando finirà il mandato di Netanyahu?
Numerose sono state le domande poste al primo ministro israeliano sulle tempistiche e sulle modalità della fine del suo mandato. Inizialmente, in una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Merz, Netanyahu ha dichiarato che non avrebbe lasciato la politica fintantoché il presidente israeliano, Isaac Herzog, non gli concederà la grazia in merito al suo processo per corruzione. Questa affermazione ha posto molti interrogativi, soprattutto perché la richiesta avanzata corrisponderebbe ad una sorta di grazia preventiva, da concedergli ancor prima che ci sia una condanna.
Secondo la legge israeliana, infatti, se il caso è di pubblico interesse, il presidente può concedere la grazia anche prima della conclusione del procedimento giudiziario. In più, non solo si tratta di una richiesta senza precedenti, ma è anche uno strumento che è stato concesso ed utilizzato in rarissimi casi.
Infine, sia dal fronte dell’opposizione che internamente alla forza di governo, la richiesta ha destato qualche perplessità, ma il presidente ha riferito che la considererà “in maniera responsabile”. Nonostante ciò, il primo ministro, dopo aver concluso e approvato il bilancio 2026, ha dichiarato: “questo governo, per tutti coloro che sono preoccupati per la questione, durerà per tutta la sua legislatura”.
Conclusioni
I dubbi relativi alla stabilità del piano e al futuro della Striscia continuano ad essere ingombranti. Quando arriverà il passaggio alla fase due?
Sicuramente, ogni episodio di violenza indebolirà la già fragile fiducia reciproca, motivo per cui il piano necessita di programmi di aiuti e di monitoraggio strutturati, per evitare che l’attesa diventi una pausa prima della ripresa del conflitto.
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